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Immagini 1-6: by Antonio Caputo – FdS: courtesy dell’Autore
di Redazione FdS
E’ il santuario più antico del mondo dedicato all’Arcangelo Michele, precede infatti i siti celeberrimi di Mont Sait-Michel in Bassa Normandia e la Sacra di San Michele a Sant’Ambrogio di Torino (i tre luoghi sacri si trovano a 1000 chilometri di distanza l’uno dall’altro, allineati lungo una retta che, prolungata in linea d’aria, conduce a Gerusalemme). E’ il Santuario di San Michele Arcangelo, si trova in Puglia sul Gargano, nel Comune di Monte Sant’Angelo, e da secoli è meta di pellegrinaggi da tutta Europa, tappa di quella variante della Via Francigena oggi chiamata “Via Sacra Langobardorum” che conduceva in Terra Santa. Le agenzie di stampa internazionali hanno diffuso l’altro ieri notizia del suo inserimento nella Top Ten delle Grotte Sacre del mondo stilata dal National Geographic. Per la precisione, la grotta-santuario si è aggiudicata l’ottavo posto della classifica ed è l’unica grotta italiana ad essere stata inserita nella lista. Ai primi tre posti si sono piazzate grotte sacre di Belize, India e Cina. Si tratta di un riconoscimento che la conferma fra le meraviglie del mondo, infatti va ad aggiungersi alla sua iscrizione nella Lista UNESCO dei patrimoni dell’umanità risalente al 2011 nell’ambito del sito seriale “Longobardi in Italia: i luoghi del potere”, comprendente sette luoghi densi di testimonianze architettoniche, pittoriche e scultoree dell’arte longobarda. “Siamo veramente emozionati – è stato il commento di Antonio Di iasio, sindaco di Monte San’Angelo – abbiamo raggiunto questo risultato certo non per nostri meriti, ma perché conserviamo uno dei santuari storici più belli e importanti del mondo”.
Fondato, secondo la tradizione, nel 490 d.C., in occasione della prima apparizione dell’Arcangelo Michele, il Santuario finì presto sotto l’egida dei Longobardi del Ducato di Benevento, cultori dell’Arcangelo, finendo col diventare il principale centro di culto micaelico dell’intero Occidente, modello tipologico per tutti gli altri. Semplici pellegrini, sovrani e papi (l’ultimo Giovanni Paolo II) si sono recati nei secoli a fare visita a questo Santuario e persino un santo come Francesco d’Assisi si è recato in visita a san Michele Arcangelo, ma le fonti narrano che non sentendosi degno di entrare nella grotta, si è fermato in preghiera e raccoglimento all’ingresso, baciando la terra e incidendo su una pietra il segno di croce in forma di “T” (Tau).
Strutturato in due livelli, il Santuario vede campeggiare nella sua parte superiore il portale romanico (con la scritta Terribilis locus est iste. Hic domus dei est et porta coeli – Impressionante è questo luogo. Qui è la casa di Dio e la porta del Cielo) e il campanile. Quest’ultimo è chiamato anche torre angioina in quanto fu eretta da Carlo d’Angiò quale ringraziamento a san Michele per la conquista dell’Italia meridionale ed è modellato secondo lo schema ottagonale delle torri di Castel del Monte. Nella parte inferiore si trova invece la Grotta, millenario cuore pulsante del culto micaelico al quale si accede attraverso la lunga scalinata angioina. Sull’altare maggiore della grotta-cappella si staglia la statua dell’Arcangelo Michele scolpita nel 1504 in marmo di Carrara da Andrea Sansovino, uno dei primi capolavori del Rinascimento nel sud dell’Italia. Al suo interno la grotta conserva anche la cattedra episcopale e la statua di San Sebastiano. Da qui si accede alle cripte situate in ambienti di età longobarda – tra la fine del VII e l’inizio dell’VIII secolo d.C. – che servivano da entrata alla grotta, poi definitivamente abbandonate nel XIII secolo. Le loro pareti sono ricoperte di iscrizioni, talune a caratteri runici, che testimoniano il grande afflusso di pellegrini provenienti da tutta Europa fin dall’epoca più antica.