Una vita passata alla riscoperta delle radici grecaniche dell’estrema punta della Penisola, riecheggia in un libro postumo curato dai figli. A Lazzàro un concorso per le scuole dedicato all’archeogastronomia
di Adele Filice
Terra dai mille aspetti, la Calabria è stato spesso definita da scrittori, storici, letterati al plurale: le Calabrie, a sottolineare il suo essere molteplice in quanto a storia, ambiente e cultura. Una Calabria arcaica, fascinosa, per paesaggi e tradizioni, in cui si scorge ancora il sigillo della grecità forse anteriore al periodo magno-greco, è quella che si adagia tra i rilievi aspromontani e la costa che, dal profondo Sud, vira verso il basso Ionio. È la Calabria greca, dove l’etnia grecanica appunto, parla il greco antico, conserva pregnanti impronte elleniche, non solo linguistiche ma anche culturali e gastronomiche e l’ambiente ci mette del suo con paesaggi assolati, pietrosi, selvaggi – tra frinire di cicale e di grilli che scandiscono il giorno e la notte – e un mare cristallino degni di una descrizione omerica.
Di questa Calabria si è fatto autentico cantore – e ne è stato interprete genuino e appassionato – Annunziato Riggio, Nunzio per gli amici, figlio di contadini, impiegato nelle Ferrovie, contestatore sessantottino poi ritornato al lavoro dei campi, con la passione viscerale per le radici del suo mondo: la Grecìa calabrese. Oggi, tutta questa passione trabocca da Leucopetra “un paese al quale la storia ha cambiato nome”, un piccolo e preziosissimo volumetto edito a cura dei figli Francesco e Giuseppe Riggio, suoi eredi familiari e spirituali, con una dedica in copertina – Da Annunziato Riggio alle nuove generazioni – che condensa e consegna ai posteri gli sforzi di un’esistenza, la volontà di una vita trascorsa tra lotte sociali, lavori nei campi e amore per il sapere.
Con certosina pazienza e incondizionato amore, nel volume Nunzio racconta la storia della sua Leucopetra, oggi Lazzàro, frazione di Motta San Giovanni, uno dei luoghi più a sud della penisola italiana, dove Mito e personaggi omerici s’intrecciano alla religione pagana e cristiana, in un affresco in cui trovano posto notizie di vicende dinastiche, feudali, belliche. E culturali, lessicali ed enogastronomiche, dove la grecità fa capolino tra una grigliata omerica – la carne suina arrostita e cosparsa di farina – e diversi geonimi, tra un capicollo azze anca – il cuore del prosciutto confezionato come il capicollo, gustoso prodotto della norcineria grecanica, presidio Slow Food e vanto tra le altre produzioni dell’azienda agricola e agrituristica dei Riggio – ricette tradizionali e termini del linguaggio quotidiano che derivano, dritti come fusi, dall’Ellade [del libro di Nunzio Riggio si può richiedere copia gratuita scrivendo all’indirizzo email agririggio@libero.it].
Il 3 maggio sarebbe stato il suo compleanno, ma una malattia inesorabile ha messo fine al suo viaggio terreno. Famiglia, amici, conoscenti, scolaresche lo hanno festeggiato, malgrado la prematura assenza, con la presentazione del libro a cui ha dedicato una vita e la conclusione-premiazione del concorso – giunto alla X edizione – “Il linguaggio del cibo: Per non dimenticare… Archeogastronomo per un giorno”. Il concorso, ideato dalla famiglia Riggio, e rivolto alle scuole di primo e secondo grado, è un’altra delle fantastiche iniziative partorite dalla mente brillante di Nunzio che seguiva, quasi come una magnifica ossessione, l’idea che le radici, per essere fruttifere per l’albero, dovessero essere coltivate. Magnifica metafora e realtà evidente, per un contadino come lui, che coltivava da intenditore, radici reali e simboliche. Il concorso ha visto premiati quest’anno i ragazzi della scuola media Don Bosco Pellaro: Chiara Cogliandro, Alessia Gullì, Cristian Oliva, Emanuele Surace, Sara Crucitti, Giovanni Falduto, Aurora Laganà, Marco Politi, Stefania Laganà, Barbara Laganà, Maria Rita Ielo, Antonino Minniti, Giuseppe Caserta, Umberto Grotteria, Emanuele Laganà, Giovanna Surace, Chiara Zanetti, Sofia Ielo, Giulia Latella, Francesca Giorgia Latella, Anna Martino, Sonia Pellabruni.
Al tavolo dei lavori si sono avvicendati, oltre alle presenze istituzionali e didattiche, carissimi amici di una vita di Nunzio come Antonino Sgrò – che ha illustrato in sintesi i contenuti del libro – e Carmelo Giuseppe Nucera – Presidente dell’Associazione Culturale Apodiafazzi (alba, in greco) – che ha lanciato ai presenti lo spunto per una serie di interessantissimi progetti di marketing culturale e turistico, non solo per Leucopetra e Motta, ma per tutto il distretto geografico-culturale della Grecìa calabrese. All’iniziativa ha preso parte anche l’Accademia delle Tradizioni Enogastronomiche della Calabria che, nella persona del Presidente Giorgio Durante, ha conferito il piatto-simbolo dell’Accademia come ricordo-omaggio alla famiglia Riggio per il suo impegno a continuare la tradizione norcina grecanica e nominando Francesco e Giuseppe, quali Ambasciatori dell’Accademia per la tradizione enogastronomica greco-calabra.
Non poteva mancare, come nella migliore tradizione dell’ospitalità classica, il cibo e il vino: una regale affettata di capicollo azze anca e uno schietto bicchiere di rosso col quale molti degli ospiti presenti, siamo certi, avranno brindato alla memoria di Nunzio che con le sue parole, i sentimenti che ispira e il lavoro della famiglia e degli amici, aleggia ormai come un Nume tutelare sulla sua, e la nostra – quella che deve sentire propria ogni Calabrese degno di tale nome – Calabria greca.
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