Fu la terra del suo confino, ma la amò al punto da farsene cantore e paladino in quel libro-capolavoro che è Cristo si è fermato ad Eboli (1a ediz. 1945). Nel 1931 Carlo Levi, pittore e scrittore torinese, si era unito al movimento antifascista di “Giustizia e libertà“, fondato tre anni prima da Carlo Rosselli. Per sospetta attività antifascista, nel marzo 1934 Levi venne arrestato, e l’anno successivo, dopo un secondo arresto, condannato al confino, nel paese lucano di Grassano e successivamente trasferito nel piccolo centro di Aliano, che nel romanzo fortemente autobiografico viene chiamato Gagliano imitando la pronuncia locale.
“La Lucania mi pare più di ogni altro, un luogo vero, uno dei luoghi più veri del mondo […] Qui ritrovo la misura delle cose […] le lotte e i contrasti qui sono cose vere […] il pane che manca è un vero pane, la casa che manca è una vera casa, il dolore che nessuno intende un vero dolore. La tensione interna di questo mondo è la ragione della sua verità: in esso storia e mitologia, attualità e eternità sono coincidenti.”
(Carlo Levi)