di Redazione FdS
Iniziamo il nostro viaggio alla scoperta della Sarparea, a S. Isidoro, frazione di Nardò (Lecce), mostrandovi le eloquenti immagini girate da Carlo Mazzotta in quello che costituisce l’ultimo lembo dell’antica foresta oritana di olivi selvatici innestati e curati per secoli, nonché uno dei più begli esempi di paesaggio mediterraneo conservatosi nella sua armonicità. Prima di proseguire nella lettura di questo articolo, seguite con attenzione le immagini montate senza alcun commento musicale o vocale, affinché sia la Natura a parlare direttamente agli occhi e al cuore di quanti la considerano ancora un patrimonio da conservare e non un tesoro da saccheggiare senza pietà. Il video mostra anche le prime tracce di aggressione al territorio, inflitte col fuoco che incenerisce e desertifica…Notate il contrasto fra la dignità dell’antica masseria Sarparea in rovina e la squallida desolazione causata da quegli incendi…e a tutto questo immaginate ora di aggiungere anche i blocchi abitativi di un villaggio turistico… (v. anche PHOTO GALLERY)
La vicenda, iniziata circa una decina d’anni fa, sembrava aver preso una svolta positiva per la salvaguardia del territorio pugliese quando agli inizia del 2012 la Regione, al termine della procedura di Valutazione ambientale strategica (Vas), e la Soprintendenza per i Beni Architettonici, Paesaggistici, Storici, Artistici ed Etnoantropologici per le province di Lecce, Brindisi e Taranto, avevano posto un altolà al progetto di mega struttura turistica all’interno dello storico uliveto di “Masseria Sarparea”, nel Comune di Nardò (Lecce), da parte della società immobiliarista Oasi Sarparea Srl. guidata dalla britannica Alison Deighton. Questa aveva infatti presentato al Comune di Nardò un progetto per la realizzazione di un complesso ricettivo in località S. Isidoro, comprendente singole unità abitative, nonché un nucleo volumetrico più esteso articolantesi in varie suites, centro benessere, reception, area ristoro, sala polifunzionale e servizi per il personale. Tale intervento fu valutato positivamente dal PRG (Piano Regolatore Generale) del Comune di Nardò, che prevede nel relativo comparto la possibilità di interventi edilizi con destinazione turistico-ricettiva. La Sarparea Srl. era pronta ad investire oltre 60 milioni di euro per la costruzione di 204 villette. Metri cubi e metri cubi di cemento concentrati in immobili sparsi a macchia di leopardo fra ulivi plurimillenari, spesso di dimensioni monumentali.
Elaborazioni in computer grafica | fonte : dalla rete
Gli ambientalisti, fra cui la sezione Legambiente di Nardò, preoccupati per lo scempio, di fronte all’opposizione delle autorità regionale e ministeriale avevano finalmente tirato un sospiro di sollievo. Nel provvedimento regionale si evidenziava infatti come il progettato intervento prevedesse “la realizzazione di volumi edilizi e opere annesse su aree che (…) risultano insistere in un contesto rurale di alta valenza paesaggistica connotato dalla consistente presenza di alberature di ulivo significative per dimensione e testimonianza storica (…). Pur non prevedendone l’espianto [argomento di punta usato dai costruttori in difesa del progetto – NdR] (…) queste sono dislocate secondo un assetto posto in continuità naturalistico-ambientale con le aree rurali adiacenti costituendo, nell’insieme, un ambito significativo da un punto di vista identitario e paesaggistico. Inoltre, l’intervento appare impattante rispetto al contesto di riferimento (…) introducendo un diverso uso del suolo e una eccessiva pressione antropica che contrastano fortemente con la natura rurale dei luoghi, interferendo negativamente con la percezione d’insieme del paesaggio costiero e del paesaggio agrario (…), modificando l’assetto idrogeomorfologico d’insieme, ed essendo la tipologia stessa dell’intervento particolarmente impattante e fondamentalmente incompatibile con la natura stessa dei luoghi e con gli obiettivi di salvaguardia dell’assetto attuale, di per sé già altamente qualificato”.
E’ però notizia dello scorso 7 novembre che il TAR, cui la Sarparea Srl. aveva fatto ricorso, ha finito col dare ragione ai costruttori ritenendo che il progetto non entri in conflitto con le norme di tutela del territorio e sposando le loro tesi circa il basso impatto ambientale del progetto edilizio. Ora non rimane che attendere gli ulteriori sviluppi, mentre gruppi di comuni cittadini e ambientalisti stanno già da mesi cercando in tutti i modi di attirare l’attenzione dell’opinione pubblica sul tema della salvaguardia di questo che è considerato l’ultimo lembo dell’antica foresta oritana di ulivi finora sopravvissuto alle continue aggressioni a cui viene sottoposto il territorio. Per domenica 17 novembre, il gruppo EducAzione Civica ha organizzato una passeggiata fotografica alla Sarparea proprio per sensibilizzare la gente in merito al rischio concreto della irreversibile alterazione di questo magico spazio nel quale l’armonia della Natura si accosta senza attrito a quella delle architetture rurali lasciate dall’uomo nei secoli, come la splendida Masseria Sarparea purtroppo in grave stato di abbandono.
Questo il quadro della situazione. Cerchiamo però di penetrare più a fondo nello stato dei luoghi per comprendere quale patrimonio ambientale e culturale la Puglia rischia da un momento all’altro di vedere alterato per sempre. Nei 25 km di litoranea che da Torre Lapillo porta a S. Isidoro, in un’area già vittima di una intensa e non sempre legittima attività edilizia, la Sarparea costituisce l’unica oasi sfuggita finora al cemento. Prezioso ornamento di una antica masseria oggi abbandonata – la Sarparea de’ Pandi dominante semidiruta su un piccolo poggio – l’uliveto è costeggiato da muretti a secco, scavalcando i quali ci si addentra nel ridente labirinto di alberi vetusti, grotte con sorgenti d’acqua dolce, antiche fornaci per la cottura della calce, tratti di stradine selciate. Quest’ultimo lembo di antica foresta di olivastri mostra alberi monumentali, innestati e curati amorevolmente per generazioni, con le radici abbarbicate sulla nuda roccia incapace di opporre resistenza ad esseri vegetali che sfidano i millenni con la resistenza, a loro volta, di rocce vive. Ne hanno visti di conflitti questi patriarchi: da quello quotidiano dei contadini per la sopravvivenza a quello delle popolazioni, senza distinzioni di ceti, verso il ‘nemico’ che da mare e da terra giungeva a depredare queste contrade. Ora un pericolo più subdolo – perché trattasi di guerra non dichiarata – giunge qui ad insinuarsi ingaggiando uno scontro ad armi impari, quello tra i fragili equilibri naturali e il potere del denaro a cui nulla importa di essi; un vero assedio fra progetto di villaggo-vacanze e di un porto turistico da 624 posti barca.
UNA MINACCIA NON OSTACOLATA DALLE AUTORITA’ LOCALI
Il “cavallo di Troia” che ha dato il la al progetto per la realizzazione del mega resort fra gli ulivi della Sarparea è stato il Piano Urbanistico Generale del Comune di Nardò approvato dalla Regione nel 2002, che contempla la lottizzazione di quasi tutta l’area a nord della frazione di Sant’Isidoro, area su cui insistono gli interessi edilizi della “Oasi Sarparea s.r.l.”, soggetto rappresentato dall’inglese Alison Deighton, immobiliarista londinese di origini statunitensi. Il succitato valore economico del progetto, in termini di mc di costruzione e di mq di superficie coperta, stando a quanto trapelato sui media, è pari rispettivamente a 130.868,85 mc e 41.023,15 mq, in un terreno poco più ampio di 16 ettari. Dopo un iniziale progetto che prevedeva un radicale intervento sugli ulivi dell’area, ne è stato elaborato un secondo volto alla conservazione dell’uliveto ma prevedendo di disseminarlo di fabbricati, come si può vedere negli elaborati di computer grafica che peraltro non rendono del tutto l’idea della reale portata infrastrutturale dell’intervento sul territorio.
Eppure questo progetto ha avuto il placet del Comune di Nardò che, con deliberazione del Consiglio comunale n. 106 del 21 dicembre 2009, ha adottato il piano di lottizzazione. L’iter burocratico per l’approvazione definitiva del progetto ha quindi portato alla VAS (valutazione ambientale strategica) della Regione Puglia, sopra ricordata, conclusasi con una bocciatura del progetto. Il ricorso al TAR però non si è fatto attendere…e il resto è storia degli ultimi giorni. Intanto ambientalisti e comuni cittadini hanno continuato a coltivare per anni le ragioni del ‘no’, consci che poco conta appigliarsi alla falsa logica delle grandi opere come panacea per la crisi e poco conta evitare il taglio degli ulivi se poi – lontani mille miglia da logiche di un turismo sostenibile come quello basato sul recupero di immobili preesistenti e spesso abbandonati – si va ad alterare profondamente l’assetto del territorio nelle sua identità più profonda, oltre a provocare un impatto ambientale di non poco conto visto l’incremento di antropizzazione della zona a seguito della realizzazione di un progetto del genere. Una delle opposizioni più pesanti viene mossa soprattutto all’offerta di un’immagine fittizia del Salento, da ‘riserva indiana’, da ‘residence recintato’, dove a guadagnarci sono soprattutto le società di gestione di questi “parchi giochi” destinati a funzionare solo pochi mesi l’anno e candidati a rimanere cattedrali nel deserto quando non sarà rimasto più nulla di autentico da mostrare ai visitatori del Salento.
FdS ringrazia Cristina Prenner per le immagini e Carlo Mazzotta del Gruppo EducAzione Civica per la collaborazione
AGGIORNAMENTI – Novembre 2013
La decisione del Tar di cui vi abbiamo dato resoconto sopra nell’articolo, oltre alle prevedibili polemiche, il 27 novembre 2013 ha spinto la deputata di SEL Annalisa Pannarale a presentare un’interrogazione parlamentare ai Ministri dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e al Ministro per i beni e delle attività culturali e del Turismo, sostenendo che “basterebbe una semplice sovrapposizione degli elaborati progettuali con un aerofotogrammetria per verificare che le villette non possano essere comprese tra un albero di ulivo e l’altro” come invece dichiara di voler fare la società costruttrice nell’intento presunto di salvaguardare gli alberi. Pertanto la deputata si è detta convinta che il progetto del villaggio turistico e del porto “non va in direzione della conservazione dell’uliveto”. Ai due Ministeri, la Pannarale, chiede inoltre di sapere “quali misure e interventi urgenti intendano porre in essere (…) per tutelare uno dei territori più pregiati e ancora intatti del Salento”. Non ci resta ora che aspettare ulteriori sviluppi di questa vicenda.