Veduta del Golfo di Napoli, XVII sec. – Rijksmuseum, Amsterdam – License
di Redazione FdS
Nel 1674, un richiamo irresistibile lo portò a trasferirsi in Italia dall’Olanda dopo essere stato allievo, a partire dal 1669, di Jan van der Heyden, Gerrit Berckheyde e Matthias Withoos, tutti eccellenti paesaggisti. Parliamo di Gaspar van Wittel, originario della cittadina olandese di Amersfoort, nella provincia di Utrecht, che approdò a Roma per realizzare il suo sogno di ammirare le rovine della civiltà latina e i capolavori dei grandi maestri del Rinascimento italiano. Qui trovò una numerosa colonia di pittori olandesi a cui lo accomunavano sogni e idealità. Nel 1675 collaborò con l’ingegnere Cornelis Meyer per effettuare i rilievi grafici del corso del Tevere e iniziò così la sua serie di vedute della città eterna e dei suoi paesaggi tiberini, riprodotti fedelmente nei minimi particolari, il che lo rese noto e apprezzato presso le principali famiglie aristocratiche romane. Questa minuzia di particolari che ne connotò subito l’opera riprendeva l’impostazione descrittiva e tersa tipica del vedutismo nordico. Tali risultati li otteneva anche grazie ad alcuni strumenti già usati dai vedutisti del nord, come la “scatola ottica” che, dopo di lui, sarebbe stata ampiamente usata anche dal Canaletto, pittore veneziano celebre per il gusto del dettaglio profuso a piene mani nelle sue splendide vedute, del quale van Wittel è considerato da molti un anticipatore.
Questo grande successo portò alla italianizzazione del suo nome in Gaspare Vanvitelli, mentre la considerazione di cui godette, unitamente alla straordinaria qualità del suo lavoro, lo ha fatto riconoscere come uno dei più grandi pittori di “vedute” operante in Italia tra la fine del Seicento e gli inizi del Settecento, forse il primo vero grande “vedutista” della storia dell’arte. Sensorialità, scientificità, esattezza, sono le prerogative pittoriche di un artista che può considerarsi espressione emblematica di una temperie razionale, illuministica, moderna. Nei suoi dipinti la realtà è “quella che è” e la dose di interpretazione soggettiva non va al di là di quella che può essere presente in una fotografia documentaristica. Le sue opere si presentano così come delle istantaneee di un tempo passato di cui ci restituiscono veri e propri “spaccati”, in tal senso rivestendo un valore storico non indifferente.
Lavorò in tutt’Italia ma con Napoli ebbe un legame speciale: qui fu presente dal 1699 al 1702, ospite del viceré spagnolo. Diverse sue opere sono presenti in questa città nei Musei della Certosa di S. Martino, Capodimonte, Villa Pignatelli e a Palazzo Zevallos, mentre il maggior numero dei suoi disegni è conservato alla Reggia di Caserta. Inoltre fu nella città sul Golfo che il 12 maggio 1700 vide la luce il figlio Lodewijk, più celebre come Luigi Vanvitelli, destinato a diventare uno dei più grandi architetti della XVIII secolo. Dal genio del padre Casper, ereditò la vocazione di artista, per quanto finisse con l’applicarla all’architettura. Ne è testimonianza la Reggia di Caserta, uno dei suoi massimi capolavori, considerata uno dei primi esempi di architettura neoclassica in Italia.
PER APPROFONDIRE:
Giuliano Briganti – Gaspar van Wittel. L’opera completa – Mondadori Electa, 1996
Emanuela Tarizzo – Gaspar Van Wittel. Views of Italy. Cesare Lampronti fine old master printings. Catalogo della mostra (Londra, 28 giugno-28 luglio 2013) – Gangemi, 2013