La straordinaria ascesa dell’emigrante siciliano Rosario Candela assurto all’olimpo dell’architettura americana, autore di alcuni degli edifici più iconici di New York. Fu anche un grande esperto di crittografia
di Redazione FdS
“It would be impossible to dream the dreams we have of New York without the apartment buildings of Rosario Candela”
David Netto, interior designer e scrittore, 2018
È sofisticata ed elegante la Manhattan degli anni ’20, cuore pulsante di una New York che in altri quartieri continua a pullulare di emigranti a caccia dell’American Dream. È il riflesso di un mondo modernissimo, ricchissimo e luccicante che traspone – anche grazie a tecniche e materiali innovativi – le sue visioni di grandezza in palazzi sempre più alti, ma che presto dovrà misurarsi con la grande crisi del 1929, conseguenza di irrisolti nodi politici, economici e sociali. Eppure proprio in quell’anno infausto sarebbe stato progettato (fu inaugurato l’anno dopo) uno degli edifici destinati a diventare simbolo del vincente capitalismo americano: il palazzo di 19 piani e 31 appartamenti al 740 di Park Avenue, nel quartiere di Lenox Hill.
Costruito da James T. Lee, nonno materno di Jacqueline Kennedy Onassis – fin dall’inizio annoverò tra i propri residenti la crème dell’alta società newyorchese tra cui il finanziere e filantropo John D. Rockefeller Jr. e una lunga teoria di industriali e proprietari terrieri, fino ai ricchissimi ma meno solidi guru della finanza speculativa di oggi, diventando uno dei palazzi a più alta concentrazione di miliardari del mondo, con appartamenti da migliaia di metri quadri e prezzi che in anni più recenti hanno superato i 70 milioni di dollari. Dietro i progetti di questa ”tower of power” come di altri 74 edifici dislocati tra l’Upper East Side – soprattutto su Fifth Avenue e Park Avenue – così come a Sutton Place (rinomato l’edifico di 13 piani con approdo privato per yacht sull’East River, al civico 1) e in altri quartieri, c’è la firma dell’architetto siciliano Rosario Candela, emigrato a NewYork a 16 anni (1906) con 20 dollari in tasca e nessuna padronanza dell’inglese ma presto assurto all’olimpo dell’architettura americana, contribuendo a delineare il volto più iconico della grande metropoli della East Coast.
Ispirata agli stilemi dell’art deco, che in America rimase in voga fino agli anni ’40, così come al Revival Georgiano e allo stile Neo-Rinascimentale, l’architettura di Rosario Candela si distinse per le sue strutture razionali, stilizzate e funzionali, con sobrio utilizzo di apparati decorativi sulle superfici esterne, e sopratutto per i prestigiosi attici e le sue romantiche rooflines terrazzate e studiatamente asimmetriche (come ad es. negli edifici 740, 770 e 778 di Park Avenue), non di rado adornate con elementi di ispirazione storica come archi rampanti, conci, urne e torrette con cupola.
Più libero sfogo dette invece alle sue qualità di designer nella trattazione degli interni, con sontuosi ingressi e monumentali scalinate, nei quali si fondono suggestioni neoclassiche, sinuosità art nouveau e più austere soluzioni art deco [nel video seguente, a cura del Museum of the City of New York, alcune delle sue opere più importanti].
DALLA SICILIA A ELLIS ISLAND INSEGUENDO IL ‘SOGNO AMERICANO’
Figlio di Michele Candela, imbianchino e stuccatore, e di Giuseppina Pizzurro, Rosario nacque nel 1890 a Montelepre, piccolo borgo del palermitano. Come milioni di altri emigranti italiani nel 1906 sbarcò per la prima volta a New York passando per Ellis Island, viaggio a cui seguì un rientro di tre anni prima della partenza definitiva nel 1909. Stabilitosi nella metropoli americana, lavorò come operaio riuscendo a farsi ammettere a 19 anni alla School of Architecture della Columbia University dove – malgrado la ”conoscenza minima dell’inglese”, come ricordato da suo figlio Joseph – si laureò nel 1915; un risultato che spiazzò in tanti se non altro perché a quel tempo l’architettura era una disciplina d’élite, ma evidentemente – come ha scritto lo storico Andrew Alpern – “la sua abilità con la matita doveva averli sbalorditi”. E in effetti Rosario di talento ne aveva da vendere, e ne era anche consapevole, al punto che – riferisce lo storico Christopher Gray – durante le esercitazioni all’università “usava isolare il suo tavolo da disegno con una corda di velluto per impedire ad altri studenti di copiare il suo lavoro”.
Subito dopo la laurea iniziò una breve collaborazione come disegnatore con l’architetto palermitano Gaetano Ajello, anch’egli trapiantato negli USA e molto attivo a Manhattan nell’area dell’Upper West Side; seguì quella con l’architetto britannico Frederick Sterner, considerato uno dei più innovativi dell’epoca, ma nel 1920 fu pronto ad aprire il suo studio personale a Madison Avenue dove, col tempo, sarebbe arrivato ad impiegare 50 disegnatori. Il primo importante incarico fu per un edificio residenziale, la Clayton Apartment House, 15 piani all’angolo nord-est tra la 92nd Street e Broadway, seguito da un altro al 1105 di Park Avenue.
Nel 1927, dopo appena cinque anni da questi suoi primi lavori e la progettazione di diversi edifici residenziali sulla Upper West Side (soprattutto lungo West End Avenue e Riverside Drive) divenne l’architetto preferito dai costruttori di appartamenti di lusso, essendo riuscito a imprimere una svolta a questo genere di residenze. Sebbene infatti già dal 1884 fossero comparsi in città i primi condomini di lusso, l’assetto di quegli appartamenti lasciava molto a desiderare, con le camere da letto adiacenti alle cucine, un numero ridottissimo di bagni e soggiorni freddissimi: a differenza di Candela, chi lo aveva preceduto “non aveva ancora capito come sistemare le stanze in modo che creassero un layout grazioso”, ha osservato il critico dell’architettura Paul Goldberger. Un match che da vari punti di vista secondo gli esperti persiste anche rispetto ad architetture recenti: dal confronto con le sue opere migliori nel settore dell’edilizia di lusso – sottolinea infatti Christopher Gray – “edifici come la Museum Tower e la Trump Tower ne escono quasi impoveriti”.
LA CRISI DEL ’29 E LA PASSIONE PER LA CRITTOGRAFIA
Tra il 1927 e il 1928 Rosario Candela progettò ben 19 edifici in housing cooperative, tra cui quelli al 960 Fifth Avenue, al 720 Park Avenue, al 39 e al 47 Plaza Street West. Quest’ultimo, ubicato nel quartiere di Park Slope, a Brooklyn, riprende con grande raffinatezza la forma triangolare del celebre Flatiron Building di Manhattan. Il 1929, ancor prima dello scoppio della grande crisi, il boom immobiliare cominciò a decrescere e su 26 progetti di quell’anno, riuscì a portarne a termine solo 12, tra cui quelli dei palazzi al 740, 770, 778 e 834 e 1040 di Fifth Avenue.
Nelle more della grande crisi, con la riduzione drastica del lavoro, Candela si dedicò a progetti più modesti, costruendo per sè a partire dal 1931 una splendida casa all’italiana di circa 1000 mq. con terrazze e giardini al 63 di Osborn Road, ad Harrison (piccolo centro della contea di Westchester, a nord di New York) – dove visse con la moglie Felicia, tre figli, suo padre e una domestica – e molte altre case unifamiliari nei sobborghi. Nella casa di Harrison, ancor oggi esistente e spesso apparsa in produzioni cinematografiche (tra cui il film Spectre, episodio di James Bond del 2015), oltre a saloni con stucchi dipinti a mano, pavimenti in legno intarsiato, un soffitto proveniente dal Marocco, finestre con archi a sesto acuto e un ampio uso di pietra e legno, previde anche uno studio di design, con camino annesso, ospitato in una torre e raggiungibile tramite ascensore [nel video e nelle foto seguenti, del fotografo Daniel Milstein, qualche scorcio della casa e del giardino].
Images by Daniel Milstein / Courtesy of Sotheby’s International Realty | Maria Stilo & Joseph Stilo JrLo sviluppo immobiliare iniziò a riprendersi solo a metà del decennio, per cui lo troviamo nel 1937 alle prese con la progettazione di un edificio destinato a sostituire la villa di Charles Lewis Tiffany al 19 East 72nd Street. In via eccezionale accettò alcune commissioni commerciali, tra cui il complesso del Rialto Theatre (1935) tra la 42esima e Broadway, edifici a Chicago e Londra e prestò alcune consulenze per progetti di alloggi di fascia media a New York. Al tempo della Esposizione Universale 1939-40 sul tema “Costruire il mondo di domani” – che si tenne presso il Flushing Meadows-Corona Park, quartiere del Queens, a Long Island – a poca distanza, lungo la Union Turnpike presso il quartiere di Jamaica, Rosario Candela lavorò alla progettazione del Regency Park (oggi Regency Gardens), un arioso campus di numerosi condomini a tre piani con dettagli georgiani; un contesto ricco di verde e con strutture abitative certo non paragonabili per proporzioni ai palazzi di Manhattan, ma sempre concepite all’insegna di una sobria eleganza.
A fine anni ’30 una enigmatica svolta ebbe luogo nella vita di Candela: l’architetto decise di dedicarsi al suo interesse per la crittografia, acquisendo una tale competenza in materia di codici segreti e cifre, da arrivare a decodificare messaggi criptati nel 1898 dal comandante dell’esercito francese Étienne Bazeries, uno dei più brillanti crittografi della sua epoca, autore di un metodo fino ad allora considerato impenetrabile. Un po’ di anni dopo scrisse ben due libri sull’argomento: The Military Cipher of Commandant Bazeries – An Essay in Decrypting (1938) e Isomorphism and Its Applications in Cryptanalytics (1946). Il secondo volume, in particolare, raccoglie le lezioni di un corso di crittografia tenuto allo Hunter College di New York e considerato l’unico del suo genere accessibile in quel tempo agli studenti americani. Un’abilità la sua che non passò inosservata, tanto che allo scoppio della 2a Guerra Mondiale fu chiamato a lavorare per l’OSS (Office of Strategic Services), ente governativo precursore della CIA, per il quale creò inattaccabili sistemi di crittografia e che dopo la morte dell’architetto fece misteriosamente sparire gran parte dei documenti del suo studio; episodio, quest’ultimo emerso dai racconti della sua famiglia. Così come da sua nipote Patty Candela MacLeod e dalla pronipote Lisa Candela (fotografa con formazione del campo dell’interior design), si è appreso come l’architetto fosse in grado di parlare ben 17 lingue, particolare biografico che va ad accrescere la patina di mistero che già avvolge gli aspetti meno noti della sua vita.
UNO STATUS SYMBOL PER MILIARDARI
Dopo la guerra Rosario Candela continuò a progettare, portando avanti il suo lavoro fino al 1953, anno della morte sopraggiunta nella sua casa di Mount Vernon, località poco a nord di New York dove si era trasferito a fine anni ’40. Negli corso degli anni gli appartamenti da lui firmati – per la loro qualità strutturale, nonché per la rarità se visti in rapporto alla crescente espansione della metropoli newyorchese – sono finiti col diventare, e lo sono ancor oggi, veri e propri status symbol per la upper class cittadina. E ciò nonostante proprio l’anno prima della sua morte il suo edificio ad un piano a Midtown fosse stato demolito e sostituito dalla Lever House, primo grattacielo di vetro di New York City, annuncio dell’arrivo di una nuova era, della transizione dalla pietra al vetro e dell’avvento di una nuova definizione di grattacielo.
Parallelamente, la sua fama di architetto non è mai venuta meno se si pensa che ancora nel 1988 Cristopher Gray, in un articolo sul New York Times, definiva i suoi edifici “i più grandiosi” in assoluto, ricordando come nel contesto di fine anni ’20, epoca in cui furono costruiti i palazzi più maestosi della storia cittadina, Candela sia riuscito a stabilire il cosiddetto gold standard, cioè “un nuovo standard abitativo per i ricchi” grazie ai suoi “elevati concetti di assetto degli ambienti, di comodità degli stessi, di spaziosità e lusso”. Oggi – osserva Gray – a nessuno verrebbe in mente di progettare come Candela, in quanto il momento economico in cui le sue opere sono state possibili è passato da tempo, ed è anche questo a rendere i suoi appartamenti tra i più ricercati della città.
UNA GRANDE MOSTRA
In ambito immobiliare la raffinatezza classica dei suoi edifici rimane un must insuperato capace di imprimere un’indelebile impronta a diversi quartieri di New York (ad es. le towers al 770 e al 778 di Park Avenue, sono state definite dal critico Paul Goldberger “le grandi porte di accesso a Central Park”) . Questa è la ragione per cui nel 2018, il Museum of City of New York ha organizzato Elegance in the Sky: The Architecture of Rosario Candela, la prima mostra volta a ripercorrere il lavoro e la vita di questo prolifico architetto d’inizio XX° secolo. Su un corpus di 75 edifici (quasi tutti ancora esistenti e tutelati come immobili storici dal New York City Landmark Status), l’esposizione ha presentato 13 esempi in grado di riassumere la gamma stilistica di Candela e il suo impatto sul paesaggio urbano di New York. A tal proposito i critici hanno sottolineato come il design architettonico di Candela abbia avuto la capacità di fondersi col paesaggio urbano e, al tempo stesso, di mantere una proprio distinta individualità.
La mostra ha evidenziato inoltre come l’architettura di Candela, con lo straordinario equilibrio delle sue planimetrie e una strategica operazione di marketing, sia riuscita a portare l’alta società fuori dalle proprie tenute private in stile vittoriano e franco-rinascimentale calamitandola verso appartamenti in edifici esclusivi, progettati fondendo le comodità dell’appartamento con il lusso tipico della residenza unifamiliare e tenendo ben separate, ma sapientemente comunicanti, l’area più privata delle stanze da letto, quella aperta alla socializzazione e quella di servizio. Sorprendente, infine, la rivelazione di come Candela usasse talvolta mimetizzare negli apparati decorativi dei suoi appartamenti elementi di crittografia, come ad es. il proprio nome in Codice Morse, oppure i volti dei suoi più stretti collaboratori. Di fronte all’inesauribile fascino e prestigio del corpus architettonico di Rosario Candela, questa mostra ha sopratutto sollevato un interessante e cruciale interrogativo, e cioè se la New York della grande espansione urbana verificatasi durante l’ultimo mezzo secolo riuscirà a lasciare sul piano architettonico un’eredità altrettanto leggendaria. Una leggenda che – fa notare David Netto – è ”scolpita” in un indiscutibile dato statistico: in cinque epoche distinte della storia di New York, dalla data di costruzione degli edifici dell’architetto siciliano fino ai nostri giorni (anni 1927, 1968, 1982, 2000 e 2015), i record di prezzo pagato a New York per un appartamento in housing cooperative hanno riguardato esclusivamente residenze progettate da Rosario Candela.
Quanto sia ancora attuale la ”leggenda” di Candela e dei suoi edifici è dimostrato anche dall’enorme successo riportato dal tour a piedi per le vie dell’Upper East Side, guidato da Donald Albrecht, curatore della mostra, e più volte proposto dal Museum of the City of New York in concomitanza dell’esposizione, alla scoperta delle sue grandi opere architettoniche (tra cui l’iconico 740 Park Avenue).
“When you enter an apartment of Candela, there is a harmonious flow, a graceful movement.”
Elizabeth Stribling, broker immobiliare (Stribling & Associates)
“Candela’s style blends poetry and pragmatism.”
Donald Albrecht, curatore presso The Museum of the City of New York
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Bibliografia:Andrew Albern, David Netto, Christopher Gray, The New York Apartment Houses of Rosario Candela and James Carpenter, Acanthus Pr Llc, NY, 2013, pp. 350
Bart Boehlert, Rosario Candela, the Man Behind New York City’s Most Desirable Addresses, in Architectural Digest, 15 maggio 2018
Paul Goldberger, The City Observed: New York: a guide to the architecture of Manhattan, Vintage, 1979, 347 pp.
Christopher Gray, Apartments by Candela: Grandest of the Grand, in The New York Times del 11 settembre 1988
Michael Gross, 740 Park : the story of the world’s richest apartment building, Broadway Books, NY, 2005, pp. 576
Gumley Haft Real Estate website, Rosario Candela: Elegant New York Architect at The Museum of the City of New York, 2018
Matthew Marani, A new exhibit explores the work of Rosario Candela, architect to New York’s Jazz Age stars, in The Architet’s Newspaper, 6 luglio 2018
David Netto, Meet the Mastermind of the World’s Most Valuable Apartments, in Architectural Digest, 14 maggio 2018
Joanna Scutts, Rosario Candela and the invention of high-rise luxury, in Curbed New York, 17 maggio 2018