di Redazione FdS
Il momento è uno di quelli culminanti nella carriera di un artista, carico di significato sul piano professionale ed emotivo, sopratutto quando si è maturato il proprio percorso fin dalla più giovane età tra grandi sacrifici e un impegno assiduo nell’apprendere e sviluppare la propria disciplina. Parliamo di danza classica e del prestigioso riconoscimento che il Teatro alla Scala di Milano ha assegnato a Nicoletta Manni, pugliese di Santa Barbara di Galatina (Lecce) nel corso della seconda rappresentazione dell’Onegin su musica di Pëtr Il’ič Čajkovskij. Dominique Meyer, soprintendente del teatro milanese nonché uno tra i più celebri del mondo, insieme a Manuel Legris, direttore del corpo di ballo, ha infatti conferito a Nicoletta Manni il titolo di étoile della Scala e lo ha fatto in un modo inedito, con proclamazione sul palco al termine dello spettacolo durante i ringraziamenti (v. in alto video del Teatro alla Scala). Meyer ha interrotto gli applausi spiegando che “quando una ballerina brilla così in mezzo alle stelle da anni, si possono cambiare le regole. E dunque su proposta di Manuel Legris ho il piacere di dire che Nicoletta ha il titolo di étoile”.
Questa scelta ha colto di sorpresa la danzatrice visibilmente emozionata nel ricevere la notizia davanti al folto pubblico del teatro, al corpo di ballo, al suo partner in scena Roberto Bolle e agli altri solisti che si erano appena esibiti. La nomina sul palcoscenico è un’usanza in teatri come il Bolshoi e l’Opéra di Parigi, ma alla Scala non era mai stato fatto prima. “È stato tutto totalmente inaspettato e inusuale. All’inizio ho pensato a tutto tranne che a quello, ho pensato che fosse un saluto a qualcuno dell’orchestra che andava in pensione” ha dichiarato Nicoletta Manni, le cui lacrime di gioia e commozione hanno accentuato i già fragorosi applausi del pubblico. Una sorta di incredulità motivata oltre che dalla sorpresa, dal fatto che – racconta l’artista – “negli ultimi anni non era mai successo che alla Scala fosse nominata una étoile interna, c’era quasi una sorta di accordo sindacale. Avevo perso le speranze che accadesse”.
“Credete nei sogni e inseguiteli. Lavorate duramente. Credeteci e vivete il momento”, è stato questo uno dei primi commenti rilasciati da Nicoletta alla stampa pensando a tutte quelle ragazze che aspirano ai grandi placoscenici della danza. Lei, grazie al talento e al duro lavoro, è riuscita a conseguire un titolo, quello di étoile, che il più alto a cui una ballerina possa aspirare, un riconoscimento che alla Scala di Milano non veniva assegnato a un’artista interna fin dagli anni ’80 (l’ultima a riceverlo fu Oriella Dorella).
Trentaduenne, dopo gli studi a Copertino (Lecce), nella scuola diretta dalla madre, e il superamento con il massimo dei voti degli esami alla Royal Academy of Dance di Londra, Manni è stata ammessa a 12 anni alla scuola di ballo dell’Accademia del Teatro alla Scala di Milano dove si è diplomata nel 2009. Ingaggiata dallo Staatsballett di Berlino, dove è rimasta fino al dicembre 2012 danzando nei più celebri balletti classici e contemporanei, nel 2013 su invito del direttore Makhar Vaziev ha partecipato alle audizioni per il Corpo di Ballo del Teatro alla Scala classificandosi al primo posto. Nominata prima ballerina nel 2014, l’anno successivo ha ricevuto una candidatura al Prix Benois de la Danse per Le jeune homme et la mort di Roland Petit.
La meta raggiunta “sarà un nuovo punto di partenza” dichiara l’étoile che ha da poco raccontato la sua storia nel libro ‘La gioia di danzare’ (Garzanti Libri). “Ora dovrò scrivere un altro capitolo” – dice sorridendo mentre si prepara a tornare in sala prove per Coppélia, ruolo in cui debutterà a dicembre al teatro Piermarini. “La Scala per me è innanzitutto famiglia. Qui mi sento accolta e con i colleghi è una grande famiglia: Milano e la Scala per me sono due pilastri”. Dallo scorso agosto è sposata con il primo ballerino lettone Timofej Andrijashenko a cui è legata dal 2012 e che sul palco dell’arena di Verona, al termine dello spettacolo Bolle and Friends, le ha chiesto la mano.
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