di Redazione FdS
Esordio narrativo per Francesca Onesto, autrice di un racconto nato sulla scia della sua passione per la scrittura, una passione a cui lo scorso lockdown ha offerto occasione per tradursi nel progetto di un libro. Diplomata in pittura all’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria e da anni residente con la sua famiglia nel ravennate, coltiva da tempo un forte interesse per la storia della sua terra d’origine e dell’Italia meridionale in generale. Da questi presupposti è nato “La raccoglietrice di proietti” (Edizione Kindle/Amazon), un racconto ambientato nella Reggio Calabria dell’Ottocento nel cui titolo il termine ”proietti” sta ad indicare quei bambini che per varie ragioni venivano abbandonati dalle loro madri affidandoli all’omonima ”ruota” detta anche ”ruota degli esposti”; si trattava di un dispositivo girevole in legno di forma cilindrica, diviso in due parti chiuse da uno sportello e posto in corrispondenza di un’apertura nel muro, per lo più presso chiese e conventi, nel quale era possibile collocare i neonati abbandonati senza essere visti dall’interno. Ad istituirlo, già dal lontano XII secolo era stato un papa, Innocenzo II, profondamente toccato dalla malasorte che spesso toccava a questi bambini, per cui il suo uso finì per diffondersi un po’ alla volta lungo tutta la penisola. Nel Sud Italia, con l’avvento dei Francesi, la “Rota dei proietti” venne ufficialmente istituzionalizzata tra il 1806 e il 1815, diventanto uno strumento indispensabile di tutela pubblica per l’infanzia abbandonata. Ed è proprio a quel periodo storico che ci riporta il racconto di Francesca Onesto la quale, durante ricerche condotte presso l’Archivio storico di Reggio Calabria, ha trovato traccia di una sua antenata che, nata tra il 1839 e il 1840, era andata incontro a quello stesso destino di abbandono.
La vicenda di questa bambina – spiega Francesca Onesto – si snoda “in un periodo in cui i bambini esposti erano spesso sfruttati da parte della borghesia industriale come manodopera a basso costo o a costo zero”, in un momento storico “nel quale le grandi potenze europee cercavano mercati da poter sfruttare per i loro commerci, come la Calabria, che offriva diverse materie prime, quali – tra le altre – gli agrumi per la produzione di acido citrico o i bachi per la lavorazione della seta”; insomma i bambini abbandonati – aggiunge l’autrice – “erano una opportunità per gente spesso senza scrupoli il cui fine era ottenere enormi guadagni con pochi costi e pochi rischi”. Muovendo da questo scenario – che nessuno spazio lasciava alla proverbiale dimensione spensierata dell’infanzia – Francesca Onesto immagina una toccante storia di rivincita nella quale la sua antenata riesce con la volontà, la capacità e la fortuna a riscattarsi da quel destino fino a diventare lei stessa, per molti di quei bambini, un’ancora di salvezza [il libro è disponibile su Amazon in versione cartacea e Kindle].
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