di Redazione FdS
La ruta ogni male stuta (la ruta spegne ogni male) recita il motto meridionale su un’erba le cui virtù terapeutiche, esaltate già dai più antichi erbari, sono avvolte da un’aura quasi magica. E’ molto tossica ma il suo nome, di derivazione greca, richiama l’idea di salvezza e liberazione al punto da assegnarle un potere di resistenza contro la paura e le forze oscure o, molto più prosaicamente, contro gli animali molesti quali vipere, topi e insetti velenosi. Se presa in piccolissime dosi e sotto controllo medico ha vari effetti terapeutici e se dosata con molta parsimonia in cucina è un ottimo aromatizzante per carni di selvaggina, pesci, insalate e grappa. Parliamo della Ruta graveolens, pianta mediterranea facile da incontrare nei terreni aridi e pietrosi, distinguibile senza difficoltà per il colore verde-azzurro delle sue foglie, l’intenso colore giallo dei suoi fiori estivi e un odore pungente che, a seconda dei casi, può risultare gradevole o viceversa respingente. Ebbene, nelle ultime ore questa pianta è saltata alla ribalta dei media grazie ad uno studio di alcuni ricercatori della Seconda Università degli Studi di Napoli dal quale emerge come l’estratto acquoso di Ruta graveolens sia capace di uccidere le cellule di glioblastoma risparmiando le cellule sane.
Si parla, in altri termini, di un’azione distruttiva nei confronti delle cellule di uno dei tumori cerebrali più aggressivi e temibili che possano colpire l’uomo; un tumore che, per quanto fronteggiabile con terapia chirurgica, chemio e radioterapia, solitamente non lascia scampo. Solo il 5% dei pazienti colpiti da glioblastoma sopravvive, mentre per gli altri la morte sopraggiunge in media entro circa 15 mesi dalla diagnosi. E’ questa la ragione per cui la ricerca biomedica internazionale – spiega Luca Colucci-D’Amato, docente di Patologia generale del Dipartimento di Scienze e Tecnologie ambientali biologiche e farmaceutiche della Seconda Università di Napoli (SUN) – sta compiendo un grande sforzo nella ricerca di nuove e più efficaci terapie.
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Quello compiuto dagli scienziati napoletani e pubblicato sulla rivista scientifica PLOS One, è uno studio pre-clinico che ha verificato come l’estratto di Ruta graveolens L. sia in grado di indurre la morte di cellule di glioblastoma coltivate in vitro. La ricerca è stata coordinata dallo stesso Luca Colucci-D’Amato e finanziata dal Network per la salvaguardia e la gestione delle risorse genetiche agro-alimentari “AGRIGENET”, dal Progetto Sicurezza, sostenibilità e competitività nelle produzioni Agroalimentari delle Campania “CARINA” e dal Programma di Ricerca Scientifica di Rilevante Interesse Nazionale (PRIN).
Questa ricerca napoletana è la riprova di come le sostanze spontaneamente presenti in natura siano una fonte inesauribile di sorprese da cui possono giungere significative risposte a quesiti cruciali per la salute umana. Motivo in più per difendere il patrimonio di biodiversità che il nostro pianeta ci riserva ed a cui è legata la nostra stessa sopravvivenza. “Le sostanze naturali – ha infatti sottolineato Claudia Ciniglia, docente di Botanica della SUN – costituiscono un’importante sorgente di nuove molecole con attività terapeutica in molte malattie, compreso il cancro. In particolare, la Ruta graveolens L. è una pianta erbacea, molto diffusa in Italia, della famiglia delle Rutacee, a cui appartengono anche i più noti agrumi.”