Si siede sulla roccia bianca al centro di una valle pietrificata e accosta l’orecchio al suolo per udire il rumore dei passi dei dinosauri. Lasciano le loro impronte su una superficie fangosa lungo cui pascolano tra folte mangrovie. Sono trascorsi 80 milioni di anni. È l’estate 2009 e lui, lo scrittore statunitense Joe R. Lansdale, ha la percezione di precipitare lungo la spirale del tempo, mentre poggia i piedi su quello stesso suolo calcareo, affiorato tra il Triassico e il Giurassico. Un senso di vertigine a cui non ci si può sottrarre. Per 160 milioni di anni i grandi rettili hanno dominato l’ecosistema terrestre. Il pensiero ricorre ai miti cosmogonici; conservano traccia dei grandi sconvolgimenti e dell’estinzione di altri esseri che popolavano la terra.
Nella Cava Pontrelli di Altamura (Bari), a 4 km dall’abitato lungo la strada provinciale per Santeramo, si trova il più spettacolare sito paleontologico d’Italia e d’Europa. Un giacimento enorme, il secondo, per ora, al mondo. In quelle che appaiono come tracce sparse impresse e allineamenti di concavità differenti per profondità e dimensione, che va dai 5-6 cm ai 40 cm, gli studiosi hanno riconosciuto le orme del passaggio di almeno cinque specie di grandi rettili, alcuni dei quali raggiungevano dieci metri di altezza. In maggioranza erbivori (sauropodi, ceratospidi, iguanodontidi, anchilosauri) rispetto ai carnivori (teropodi), del Cretaceo, percorrono molteplici piste su una terra unita ai Balcani e alla Turchia, dal clima tropicale e vegetazione lussureggiante, circondata dal mare.
Così, un milione di anni fa, è nata la Murgia, il “cuore di pietra” della Puglia, il cui strato più antico è costituito da roccia calcarea sedimentaria, mentre quello superficiale, la calcarenite, deposito plio-pleistocenico, è più recente, oltre ad essere più tenero. Una duplice genesi marina, dunque, cui non fa riferimento l’etimologia da murex (tipo di mollusco), per la presenza di concrezioni fossili di conchiglie e alghe, ma da una lingua di substrato preindoeuropea nel significato di roccia, emersa dal mare.
Storia di una scoperta
Il 10 maggio 1999, Massimo Sarti e Michele Claps, geologi marini dell’Università di Ancona, incaricati a compiere ricerche sedimentologiche per la Tamoil, in una pietraia dismessa, di proprietà privata, fortunatamente rimasta in quel settore immune da sbancamenti, e tuttavia destinata a contenere un deposito di inerti, riconoscono sul fondo della cava migliaia di impronte (circa 30 mila) e intuiscono l’importanza della paleo-superficie.
La scoperta viene comunicata al paleontologo Umberto Nicosia, dell’Università La Sapienza di Roma, che esegue il sopralluogo scientifico e, una volta a Roma, comparando la documentazione fotografica raccolta in situ con la ricostruzione dei movimenti dell’Iguanodonte, dichiara l’eccezionalità della scoperta.
L’area della paleo-superficie viene sottoposta a semplice vincolo da parte della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia, mentre la comunità – considerato il valore della scoperta, la sua portata scientifica, la necessità di provvedere al più presto ad attuare misure di tutela e salvaguardia, oltre che di fruizione e valorizzazione – attendeva un esproprio.
L’Ecospi, società proprietaria della cava, d’intesa con la Soprintendenza, organizza un servizio di visite guidate della Cava dei Dinosauri: dopo poco più di un anno, gli organi di stampa registrano 25.000 visitatori, che associano a Cava Pontrelli la Grotta Lamalunga e l’Uomo di Altamura, creando un circuito di interesse preistorico tra i più sensazionali in Italia, anche dopo il lancio mediatico di National Geographic, l’interesse di Steven Spielberg e dei produttori della Walt Disney, al momento della presentazione a Bari della prima nazionale del film d’animazione “Dinosaurs”.
Non sfugge l’occasione per allestire la mostra “Dinosauri: fantasia e realtà” (Bari, Palazzo della Provincia, 30/11/2000-15/1/2001), di dare inizio ai primi lavori di conservazione delle orme, finanziati dal Ministero, e accedere ai fondi PIS dell’Unione Europea, con una ipotesi progettuale più articolata che avrebbe potuto concorrere con Adelaide, in Australia, dove esiste il più grande parco scientifico e d’intrattenimento del mondo (South Australian Museum e Walking with Dinosaurs).
Con il cambio di proprietà della cava e delle sue adiacenze, passata a C. Columella, imprenditore che si occupa di stoccaggio e smaltimento dei RSU, l’ambizioso progetto “Valle dei Dinosauri”, un parco scientifico e ludico- didattico a tema, sembra sgretolarsi a poco a poco, come le 400 orme “stappate” e svuotate dal terriccio, esposte ai rischi del dilavamento. Nel 2004 la Soprintendenza decide di chiudere ai visitatori il sito.
Per anni le impronte dei dinosauri hanno cessato di far sentire il loro rumore.
Il cambiamento è cominciato nel 2011, per iniziativa di Bartolomeo Smaldone e Francesco Fiore, fondatori del Movimento Culturale Spiragli, che promuove un’opera di mobilitazione e sensibilizzazione collettiva a sostegno dell’esproprio di Cava Pontrelli. Il Movimento, in contatto con la redazione di Rai Radio3 Scienze, collabora a organizzare la visita alla Cava per il 21 settembre 2013, nell’ambito del programma culturale di Materadio: è per tutti noi l’ultima occasione di visita, documentata da un video. Oggi l’area non è ancora di proprietà del Comune di Altamura. Siamo in attesa di risposte urgenti dal Ministro Franceschini sul futuro della Cava dei dinosauri.
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La Cava dei Dinosauri di Altamura
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