di Redazione FdS
Nella sua arte fa rivivere la potenza degli archetipi della civiltà magnogreca riaffermando l’imprescindibilità del simbolo, ossia la necessità – anche in un’epoca ipertecnologica come la nostra – di continuare ad esprimere ”verità eterne” della natura e dell’uomo attraverso immagini capaci di parlare alla sfera emotiva, di metterci in contatto con idee che stanno al di là delle nostre immediate capacità razionali; immagini di ieri, di oggi, di sempre, perché la necessità di esprimere l’inesprimibile, di comprendere la vera natura delle cose, di svelarne i segreti alla nostra intuizione, è un’esigenza che non conosce scadenze. E l’Arte è lo strumento più efficace per liberare la realtà dagli stereotipi, per penetrare la vera natura delle cose, un po’ come cercavano di fare i filosofi antichi che in Magna Grecia – territorio storico prediletto dalla ricerca artistica di Angelo Ventimiglia – ebbero uno dei loro dorati giardini di Sapienza. Di questo giovane artista calabrese ospita un’importante mostra personale il Museo Archeologico di Tiriolo (Catanzaro), affascinante borgo della Calabria centro-meridionale che dal 21 giugno fino al 7 luglio 2019 sarà sede di Calabria di Mezzo, tappa regionale di IT.A.C.À, Festival del Turismo Responsabile, approdato per la prima volta, quest’anno, nella punta dello Stivale.
La mostra, a cura del critico Mario Verre e con il coordinamento organizzativo di Ricardo Stocco, è un’articolata riflessione sulla Magna Grecia e sui valori connessi a questa antica civiltà da parte di un artista che – nato a Castrovillari nel 1984 e fin da subito stimolato dalle fascinazioni provenienti dagli scavi archeologici di Sibari, in cui ha avuto occasione di lavorare – conduce la sua ricerca visiva assumendo come punto di partenza le iconografie caratterizzanti la pittura vascolare e le antiche monete della Magna Grecia.“Ventimiglia – scrive il curatore della mostra Mario Verre – riprende e rielabora in termini personali queste immagini arcaiche attraverso la tecnica della lavorazione a sbalzo di lastre metalliche che tratta “a freddo” con chiodi, di quelli presenti nei vecchi portoni” producendo “medaglioni con figure a rilievo. Il campo visivo del quadro viene successivamente irrobustito da altri interventi, grafici e pittorici, in cui confluiscono particolari, spunti, linee e forme ispirate alla figura centrale.”
L’arte di Ventimiglia è un invito a riscoprire il filo rosso, solo apparentemente impercettibile, tra abitudini, usi e costumi attuali e quelle lontane origini magnogreche, appartenenti all’Europa e non solo al Sud Italia. Un forte senso di radicamento in quella civiltà guida la sua ricerca, ma la produzione dell’artista appare d’altro canto mestamente velata dalla consapevolezza di un passato tanto glorioso quanto irripetibile. Purtuttavia, l’unicità storica della Magna Grecia non impedisce ai suoi valori, a quel messaggio civilizzatore trasmesso all’Italia e all’Europa, di rivelarsi ancor oggi gravido di fermenti, se solo lo si sappia cogliere. Una visione che collima con quanto ribadito da Louis Godart, archeologo e filologo di fama mondiale, nel corso del convegno “Grecia, Magna Grecia, Europa”, tenutosi lo scorso anno a Bova (Reggio Calabria), durante il quale lo studioso ha ricordato due dei valori fondanti della cultura greca, ossia la centralità dell’uomo nella storia e il concetto di democrazia, approdati in Magna Grecia grazie ai filosofi, ai letterati e ai politici che qui hanno operato; valori che, recepiti dalla civiltà romana e trasmessi al mondo, rimangono uno dei pilastri della nostra cultura europea.
Pur molto concentrato nella sua personale ricerca espressiva, Angelo Ventimiglia si fa anche quotidiano promotore di un’idea dell’arte come bene comune, valore fondamentale di cittadinanza. Nel 2018 l’artista ha infatti curato la nascita del MaVi, Museo all’aperto di Villapiana, di cui ricopre il ruolo di Direttore artistico. Per la mostra di Tiriolo, espone per la prima volta una serie di opere ed installazioni frutto della riflessione sviluppata sui simboli del patrimonio e della tradizione tiriolese. Nella serata inaugurale del 21 giugno (ore 17.00) saranno presenti l’artista, il sindaco di Tiriolo, prof. Domenico Stefano Greco, il critico d’arte e curatore della mostra Mario Verre e lo storico dell’arte Gianfranco Solferino. L’evento sarà arricchito dalla presenza, alle ore 18,00, dell’antropologo Vito Teti, padre del concetto di “restanza”, che proverà a declinare con significati nuovi e diversi, di fronte alle opere di Ventimiglia ed alle suggestioni del Parco archeologico di Tiriolo.
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Museo Archeologico, Tiriolo (CZ)
viale Pitagora, 4
Inaugurazione 21 giugno, ore 17.00
Orari di apertura: martedì – venerdì 10,00 – 12,30; 16,30 – 19,00
sabato – domenica 10,00 – 13,00; 17,00 – 20,00
Catalogo disponibile in museo
Per informazioni: 3713246093