di Enzo Garofalo
Immaginate (non venga a qualcuno il prurito di farlo sul serio) che per protestare contro i crolli che si stanno verificando nell’area archeologica calabrese di Kaulonia una persona decida improvvisamente di prendere a martellate gli splendidi mosaici con draghi e delfini ritrovati poco tempo fa. Ebbene, qualcosa del genere è invece ciò che ha fatto l’ “artista” austriaco Uwe Jaentsch nel momento in cui ha deciso di imbrattare con una scritta “SI VENDE”, tracciata in densa vernice rossa, la fontana cinquecentesca che campeggia a Palermo in Piazza del Garraffello, nello storico quartiere della Vucciria.
Se il suo intento era finire su tutti i giornali, vi è senza dubbio riuscito, ma non venga a dirci – cosa che ha puntualmente fatto – che la sua è stata una provocazione per attirare l’attenzione sullo stato di degrado del quartiere dove ancora si stagliano macerie della seconda guerra mondiale e dove ogni tanto si verifica qualche crollo di immobili pericolanti. Jaentsh – che vive a Palermo da sette anni e che è stato autore di una serie di “installazioni” e murales nella stessa piazza – ha provato a giustificare il suo gesto su un blog sottolineando che la fontana è recintata “per il pericolo del prossimo programmato crollo della ex loggia dei catalani” e che “la sua fine sarà sotto le macerie o in qualche altro luogo dalla nostra città, o in un bagno di un bel villino privato”.
Certo conosciamo tutti lo stato di abbandono in cui versa il nostro patrimonio culturale, ma non gli si rende affatto un buon servizio infliggendo ad un’opera d’arte ulteriori danni oltre quelli a cui è già naturalmente esposta. Se avesse avuto davvero un po’ di quella sensibilità che si vanta di avere nei confronti della città che lo ospita, Jaentsch avrebbe fatto meglio a protestare incatenandosi alla recinzione della Cattedrale oppure fingendo di tentare il suicidio minacciando di lanciarsi giù dalla cupola della Chiesa di san Giuseppe dei Teatini. Questo sarebbe stato davvero mettersi in gioco in prima persona. E invece no: la vernice era più a portata di mano, oltre che un ottimo strumento per una pubblicità a basso costo; ma evidentemente non ha calcolato le conseguenze legali a cui ci auguriamo di tutto cuore ora andrà incontro per il suo gesto sconsiderato.
Durissima intanto è stata la reazione di molti cittadini che lo hanno sommerso di commenti di protesta sul blog. L’amministrazione comunale di Palermo – che è già intervenuta in altre occasioni a smantellare installazioni abusive dell’artista – ha dal canto suo sporto denuncia contro di lui: “a nessuno è consentito deturpare i beni culturali della città mentre siamo impegnati con tutte le nostre forze a preservarle. Non ci saranno sconti per nessuno – ha dichiarato il vice sindaco Emilio Arcuri, che ha denunciato l’accaduto al nucleo tutela patrimonio culturale dei Carabinieri. “Quello che è avvenuto – ha proseguito Arcuri – è un’offesa a tutta la città, alla sua storia, alla sua cultura. Da parte dell’amministrazione ci sarà tolleranza zero verso tutti coloro che attaccano il patrimonio artistico di Palermo”.
Su questa vicenda abbiamo chiesto anche il punto di vista di un grande artista palermitano, Momò Calascibetta (nella foto a sinistra), che pur vivendo da anni a Milano, conserva uno stretto legame con la Sicilia e con la sua città dove, in Piazza della Vucciria, a poca distanza dal luogo del fattaccio, ha il suo atelier “Spazio Momò”. Alla domanda se il gesto di Uwe Jaentsch possa considerarsi una costruttiva provocazione d’artista oppure un gesto vandalico, ha dato una risposta che non concede sconti: “E’ solo un gesto folle germogliato nel cervello di un uomo alla deriva, che sta giocando le sue ultime carte stuprando con un atto esclusivamente vandalico un’opera d’arte!”