L’artista milanese rinnova il suo rapporto con la Calabria con un’installazione permanente pensata per la città sullo Stretto: 46 colonne classiche alte 8 metri sul lungomare più bello d’Italia
di Redazione FdS
«Il mio collezionista di venti siede su un muro tra le viuzze del centro di Pizzo, lo sguardo fisso verso le Eolie, controlla il gioco dei venti che animano gli alberi e fischiano tra i vicoli. Non c’è vento che non abbia chiacchierato con lui». Era il 2013 quando un giovanissimo e non ancora super celebrato Edoardo Tresoldi – artista milanese oggi di fama internazionale – commentava con queste suggestive parole la sua prima installazione in Calabria e una delle prime grandi sculture in rete metallica della sua carriera. Alta oltre due metri e raffigurante un uomo che scruta l’orizzonte marino, seduto ai piedi del Castello in cui morì fucilato Gioacchino Murat, la realizzò in occasione della seconda edizione del Mura Mura Festival di Pizzo Calabro, rendendo quell’angolo uno dei più fotografati della bella cittadina sul Tirreno. Abilissimo nel comunicare il proprio immaginario attraverso le trasparenze della Materia Assente, ossia di quella rete metallica che, una volta sapientemente modellata, è in grado di “tessere nello spazio qualcosa che non c’è”, rendendo plastica la negazione della materia ed elevando l’osservatore dal mondo della realtà a quello delle emozioni, dei sogni e delle visioni, eccolo ritornare nella punta dello Stivale per un nuovo progetto artistico commissionatogli stavolta dal Comune e dalla Città Metropolitana di Reggio Calabria. E’ un ritorno importante che, qui nel Sud Italia, fa seguito alla ricostruzione, nel 2016, della perduta Basilica paleocristiana di Siponto, in Puglia, commissionata dal Mibact e realizzata utilizzando 4.500 metri quadrati di intricati reticolati di fili metallici zincati elettrosaldati per un’altezza di 14 metri e un peso di 7 tonnellate. Un capolavoro visionario che ha avuto una rilevante eco nel mondo, aprendogli le porte verso nuove esperienze in Italia, Arabia Saudita, Emirati Arabi, Stati Uniti (Coachella) e Francia (Parigi).
La nuova installazione permanente – che sarà composta da un colonnato di 46 colonne classiche in rete metallica alte 8 metri e sorgerà alla fine di via Giunchi, in un vasto parco pubblico nei pressi del Lungomare Falcomatà considerato, per la sua posizione sullo Stretto di Messina e la sua vegetazione esotica, il più bello d’Italia – si chiamerà Opera ed avrà come scopo – spiega l’artista – di “rimarcare il carattere del luogo attraverso il costruito, proponendone così un’ulteriore chiave di lettura”.
In altre parole, il linguaggio architettonico antico reinterpretato alla luce dell’onirico effetto prodotto dalla rete metallica modellata dall’artista, punta a potenziare e, in alcuni casi, a ristabilire il rapporto contemplativo con un luogo unico e straordinario. “Ho cercato – aggiunge Tresoldi – di creare un luogo della contemplazione e di indagare il ruolo attuale dell’arte pubblica, che ritengo debba saper accogliere il presente”. Non a caso la monumentale opera sarà attraversabile e completamente fruibile da cittadini e visitatori, in stretta sintonia con il parco pubblico che la ospita e con il paesaggio naturale che le farà da sfondo.
Entrata da luglio in fase di cantiere, si prevede che l’installazione sarà completata entro settembre prossimo. Essa rappresenta, in tutta evidenza, un chiaro riferimento alle antichissime radici magno-greche della città e andrà idealmente a correlarsi col vicino Museo Archeologico Nazionale, custode dei celebri Bronzi di Riace e uno dei più importanti d’Europa per l’archeologia classica.
Grazie a questo spazio reale e, al tempo stesso, immaginario, Tresoldi – che, lo ricordiamo, è scenografo, scultore e pittore, oltre che autore di installazioni monumentali – andrà ad arricchire con una nuova ”visione” il mare e il cielo dello Stretto che già di per sé, come scrisse Giovanni Pascoli oltre un secolo fa, sono “pieni di voci e di visioni”.
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