Le ascendenze calabresi di Peter Kolosimo pioniere dell’archeologia misteriosa

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Lo scrittore e giornalista Peter Kolosimo con sua moglie Caterina nei primi anni ’70 – Ph. Public domain

Le ascendenze calabresi di Peter Kolosimo pioniere dell’archeologia misteriosa. Un convegno lo ha ricordato a Girifalco (Cz) a trent’anni dalla sua scomparsa

di Redazione FdS

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Tre best seller di Peter Kolosimo

Basterebbe citare tre suoi bestseller –  “Non è terrestre”, “Terra senza tempo” e “Il pianeta sconosciuto” – per sintetizzare l’opera di Peter Kolosimo, scrittore e giornalista italiano, fra i pionieri  – assieme al francese Robert Charroux e al britannico W. Raymond Drake – dell’archeologia misteriosa. I suoi libri si inseriscono in quel filone di grande successo ma abbastanza controverso –  soprattutto nel confronto con la comunità scientifico-accademica ufficiale – che propone decodificazioni alternative di aspetti irrisolti o comunque anomali delle antiche civiltà umane, talvolta spiegandoli alla luce di presunti contatti remoti con civiltà di altri pianeti. Secondo i Wu Ming, suoi estimatori, “Kolosimo intercettò la voglia di viaggio e di mistero che pervadeva tutto l’occidente […] creando un grande fenomeno di costume.” Nel 1969 Kolosimo vinse il Premio Bancarella con il libro best seller Non è terrestre. Le sue opere sono state diffuse o tradotte in 60 paesi, tra i quali Russia, Giappone, Cina, ed è stato all’epoca uno degli scrittori italiani più conosciuti al mondo.

Ieri mattina a Girifalco (Catanzaro) un convegno lo ha voluto ricordare a trent’anni dalla sua scomparsa. Sebbene Peter fosse nativo di Modena, il padre era un generale dei carabinieri originario di Colosimi (Cz), sulla Sila in Calabria, mentre sua madre era statunitense di New York. Kolosimo studiò e visse a lungo anche a Bolzano, il che gli permise di scrivere indifferentemente in italiano, tedesco o inglese, e si laureò all’università di Lipsia in filologia germanica moderna.

L’editrice SugarCo di Milano ospitò i maggiori successi dello scrittore nell’apposita collana “Universo sconosciuto”. Dal novembre 1972 all’ottobre 1973, lo stesso editore pubblicò la rivista Pi Kappa (dalle iniziali del nome dello scrittore, che ne fu ideatore e direttore responsabile), che riprendeva i temi da lui sviluppati nei suoi libri, tra cui archeologia misteriosa, parapsicologia, astronautica, ecologia ed esobiologia. Kolosimo fu anche fondatore e coordinatore dell’Associazione studi preistorici Italia-RDT (ASP). Scrisse anche saggi sulla sessuologia (Psicologia dell’eros, 1967; Il comportamento erotico degli europei, 1970), di psicologia (Guida al mondo dei sogni, 1968) e sulla storia dell’alchimia (Polvere d’inferno, 1975). Morì a Milano nel 1984. Le sue opere sono state in parte ristampate negli anni novanta. Dal 2004 l’editore Mursia ha acquisito i diritti dell’opera omnia di Kolosimo e ha ripubblicato i suoi testi principali.

Nel convegno di ieri a Girifalco, dopo il saluto del Sindaco Mario Deonofrio e dell’assessore comunale Ines Calio’ e’ intervenuto in videoconferenza il giornalista Roberto Giacobbo, autore della trasmissione “Voyager”, che ha ricordato Kolosimo ed ha annunciato che nei prossimi mesi sarà dedicata alla Calabria un’intera puntata della sua trasmissione. Di seguito è intervenuta con una sua relazione la Vice Presidente dell’Archeoclub di Girifalco Barbara Truglia. Ha concluso poi l’Assessore regionale alla Cultura Mario Caligiuri che ha ricordato come Kolosimo sia stato uno degli scrittori italiani più letti negli anni Sessanta e Settanta, tanto da vincere nel 1969 il premio letterario “Bancarella” oltre a veder tradotte le sue opere in 60 Paesi. L’assessore ha colto l’occasione di questo appuntamento per visitare gli scavi archeologici in corso in località San Vincenzo dove è stata rinvenuta una necropoli di epoca bizantina con ritrovamenti di grande interesse, ed il sito delle Pietre della Manna, luogo di notevole interesse preistorico. Ha inoltre fatto visita al Centro Ornitologico di Girifalco che, insieme a quelli di Gibilterra e dei Dardanelli, è uno dei tre in Europa ad osservare la migrazione dei rapaci nel Mediterraneo.

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