di Carlo Picca
Raffaele Montesano, quasi trent’anni, viene da un piccolo paesino della Basilicata: Vietri di Potenza. Attualmente vive a Bari dove si occupa con passione della sua missione: raccontare la sua terra al resto del mondo. Ha iniziato a scrivere per una ragione apparentemente molto banale: l’esigenza di raccontare e raccontarsi qualcosa. Nell’adolescenza ha riempito interi quaderni di canzoni, in parte originali, in parte scopiazzate dagli autori che ascoltava in quel periodo, in particolare Fabrizio De Andrè. Poi sono venuti i racconti e, relativamente da poco, i romanzi. L’ottanta percento del lavoro è svolto al pc, per praticità più che altro. Ha però sempre con lui la tipica moleskine dove fissa le idee quando gli vengono ma, all’occorrenza, può utilizzare anche i muri di casa per appendere i suoi appunti.
“Scrivere è faticoso e mal retribuito, come fare il lavapiatti. Solo che a differenza del lavapiatti vengo pagato una volta all’anno e i datori di lavoro, gli editori, sono rarissimi. Scherzi a parte, è faticoso riuscire a mantenere lo stesso fuoco per tutta la durata della storia. Spesso per completare un romanzo ci vogliono mesi, se non anni. La difficoltà sta nel riuscire a mantenere lo slancio iniziale senza perdersi. Non conosco gli ingredienti per fare una storia. Io parto da un’idea, un concetto e, per spiegarlo, ci imbastisco una storia intorno. Tutto è funzionale alla descrizione di quel concetto.”
I suoi autori più amati sono Leonardo Sciascia, per il suo riuscire ad avere un pensiero cristallino e coerente in quel marasma di varianti e variabili che è la sua Sicilia; Andrea Pinketts, per avergli insegnato a non fare compiti in classe. Per avergli fatto capire che con la scrittura si può dire tutto ed in qualsiasi modo. Per avergli mostrato che l’ironia vince sempre su qualsiasi cosa. Poi Pier Paolo Pasolini, Fulvio Tomizza, Verga, Silone, Vernes, Dumas e molti altri ancora essendo Raffaele Montesano “un lettore accanito e logorroico”.
Ad oggi Montesano ha pubblicato tre libri. Il primo, Notti d’inchiostro, è ormai quasi introvabile. Il secondo è Nemmeno un rimpianto, e poi c’è in ultimo Le guerre dei poveri. Ha in cantiere altri due romanzi, poi vorrebbe dedicarsi per qualche anno alla realizzazione di un film.
Le guerre dei poveri è risultato secondo classificato al Premio Letterario Nazionale di Calabria e Basilicata 2015 ed ha ottenuto un importante riscontro anche al Premio La Giara. L’esperienza a La Giara è stata breve ma intensa. Ha partecipato nel 2014 arrivando terzo nella fase regionale, a pochi centesimi dal libro che poi ha stravinto nel concorso nazionale. E’ stato il primo banco di prova per il suo romanzo e gli ha dato lo slancio per continuare. Praticamente negli stessi giorni del premio ha ricevuto la proposta editoriale che ha deciso di accettare. “Ringrazio l’editore Leonardo Annulli che mi ha dato fiducia e che continua con entusiasmo a seguirmi”.
Le guerre dei poveri è una storia nata nel 2013, da alcuni esperimenti con la lingua che Montesano stava facendo in quel periodo. L’idea è stata quella di raccontare una storia tipicamente lucana, con una lingua che fosse a metà strada tra il dialetto e l’italiano. Le guerre dei poveri si presenta come la storia di un popolo e di una famiglia. Il popolo è quello della Lucania di fine anni Settanta che vive le mode in ritardo di dieci anni rispetto al resto del mondo, dal quale è quasi del tutto emarginata. La famiglia è quella di Rosa, giovane vedova che a Borgo Nemone, piccolissimo paesino tra i monti lucani, cerca di crescere alla meglio suo figlio Rocco e contemporaneamente mandare avanti l’attività di famiglia.
In questo paesaggio ancora troppo contadino arrivano gli echi dei grandi avvenimenti storici che cambieranno l’Italia, come la vicenda di Aldo Moro e l’assassinio di Peppino Impastato. Nessuna di queste notizie è però in grado di occupare le menti dei nemonesi, troppo presi dalle loro secolari e maestose guerre dei poveri: lotte per conquistarsi il rispetto, o l’invidia, del vicino; per un metro di terra in più o per una casa meno cadente. Ma la speranza in questo regno di umoristici affreschi di beghe paesane c’è ed è in quegli uomini che hanno un ardore dentro e che con la loro forza interiore riscattano il tutto, quegli eroi che sono semplici come lo sono gli uomini veri.
Le guerre dei poveri di Raffaele Montesano è un libro sulla gente lucana, ma in generale su certa semplicità meridionale, la cui storia e le cui vicende si lasciano leggere con simpatia e curiosità.
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Le guerre dei poveri
Annulli Editore
236 pp
11,00€