di Redazioni FdS
La Basilica di Superga, la Mole Antonelliana, il Duomo di Milano, la Basilica di San Marco a Venezia, la Torre di Pisa, il Colosseo, i templi di Paestum, la Tour Eiffel, il Tower Bridge di Londra, sono alcune delle celebri architetture che, in scala ridotta, escono dalle mani di Antonio Catolla, 66 anni, ex operaio Fiat alla Lastratura di Mirafiori. Originario di Ferrandina, in Lucania, e da oltre 30 anni trapiantato a Torino, è letteralmente ”posseduto” dalla passione per la manipolazione del tondino di ferro, materiale metallico recuperato dagli scarti dell’edilizia, che nel suo laboratorio diventa materia prima di opere che danno un nuovo corpo fisico alla bellezza di edifici noti in tutto il mondo. Il materiale utilizzato, commercializzato in barre a sezione circolare di diverso diametro e superficie esterna zigrinata, è praticamente onnipresente nelle costruzioni essendo utilizzato per la realizzazione delle armature che vengono conglobate al calcestruzzo per garantire resistenza strutturale all’edificio. Certo a vederlo questo materiale non suggerisce l’idea di una duttilità ideale per strutture complesse come quelle create da Antonio, eppure il risultato finale è davvero sorprendente.
A parte l’abilità tecnica, il valore aggiunto di queste opere è il fatto di restituire una visione personale, artistica, degli originali; visione che passa attraverso la particolarità del materiale scelto per la realizzazione oltre che dalla singolare conformazione dei vari elementi che compongono ciascuna struttura, per cui sarebbe più corretto parlare di una ”evocazione” dell’originale più che di una sua ”riproduzione”. Inoltre, in quel loro essere strutture attraversate dalla luce, in cui a ”parlare” all’osservatore sono più i vuoti che i pieni, le opere di Antonio Catolla non possono non richiamare alla mente quelle che il noto artista contemporaneo Edoardo Tresoldi realizza in rete metallica zincata elettrosaldata sapientemente piegata e cesellata a mano, anche se – va detto – queste ultime nascono come installazioni site-specific di dimensioni realmente monumentali.
E mentre il giardino di casa Catolla va sempre più diventando un museo a cielo aperto, Antonio continua a creare le sue architetture ”mettendo insieme pezzetti di ferro, lavorati dopo aver studiato bene i disegni degli edifici originali”. Particolarmente legato alla Basilica di Superga “perché ricorda la cacciata dei Francesi dall’Italia ed è legata alla storia del Grande Torino”, ammette come in realtà “dopo tante ore di lavoro, queste opere diventino tutte come delle piccole creature”. Già alle prese con la nuova creazione – “sto lavorando al Castel del Monte di Andria” – accarezza il sogno di realizzare presto il bellissimo mausoleo indiano del Taj Mahal.
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