di Redazione FdS
Sono appena stati pubblicati sulla rivista scientifica Molecular Nutrition and Food Research gli esiti della ricerca condotta dal Prof. Vincenzo Pezzi, ordinario di Biologia Applicata presso il Dipartimento di Farmacia e Scienze della Salute e della Nutrizione dell’Università della Calabria, sulle virtù antiossidanti di alcune molecole contenute nell’olio extravergine di oliva. Il team di 7 ricercatori da lui presieduto e finanziato dall’Airc (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro) ha infatti scoperto che alcune delle molecole presenti in tale tipo di olio hanno una funzione che interferisce con la crescita dei tumori al seno. Più nello specifico sono state rilevate proprietà antitumorali di alcune sostanze, quali l’oleuropeina e l’idrossitirosolo, presenti nell’olio di oliva e risultate tra i più potenti antiossidanti prodotti in natura nonché dotate della capacità di indurre all’autodistruzione le cellule del tumore al seno. Si apre così un nuovo potenziale fronte nella lotta contro questo tipo di patologia basato su un utilizzo nuovo delle molecole alimentari.
La ricerca del Prof. Pezzi si è indirizzata verso l’accertamento dei meccanismi molecolari che presiedono alle proprietà antitumorali di cui risultano dotati alcuni tipi di vegetali d’uso alimentare, un aspetto finora non del tutto chiarito. Nel caso di specie la ricerca si è focalizzata intorno a due molecole (idrossitirosolo ed oleuropeina) che fanno parte della componente fenolica dell’olio extravergine d’oliva. “In particolare – ha dichiarato Pezzi – ci siamo concentrati sui polifenoli che vengono prodotti dalle piante, per difendersi dai parassiti presenti nell’ambiente”. Muovendo dallo studio di tali meccanismi di difesa e applicandone gli esiti in una prospettiva utile per l’uomo, è stato possibile notare – spiega Pezzi – che le citate molecole presenti nell’olio d’oliva “sono in grado di attivare meccanismi che interferiscono con lo stimolo estrogenico dal quale dipende la crescita della maggior parte dei tumori mammari.”
Di fronte al quesito se di tali nuove conoscenze possano ora prospettarsi applicazioni in campo terapeutico, Pezzi ha risposto delineando una serie di eventuali utilizzi che vanno dalla semplice possibilità di isolare queste sostanze dall’olio d’oliva per poi creare degli integratori, a quella senza dubbio più complessa di riprodurne – una volta che siano stati compresi fino in fondo – struttura e meccanismo d’azione in specifici preparati farmacologici. Un aspetto da valutare bene – ha spiegato Pezzi – sono però le quantità di tali sostanze a partire dalle quali esse sono in grado di produrre i loro effetti benefici sull’uomo. “Nel caso ad es. del resveratrolo contenuto nell’uva – ha ggiunto lo scienziato – gli effetti antitumorali si producono solo in presenza di alte concentrazioni, non certo assumibili per via alimentare”. Nel caso dell’olio di oliva ciò costituirà oggetto di ulteriori accertamenti, ma intanto – conclude Pezzi – “non c’è dubbio che l’effetto benefico c’è”.