di Kasia Burney Gargiulo
Mentre Napoli fa discutere di sè per le oltre cento chiese chiuse del centro storico (su un patrimonio cittadino di circa 500 edifici), scrigni di storia ed arte in preda all’incuria e all’abbandono, da Chaia – celebre quartiere proteso fra la collina del Vomero ed il mare, sorto nel XVI secolo come borgo al di fuori delle mura cittadine – arriva la bella notizia di un recupero. E’ quello che ha riguardato la chiesa “Matri divinae gratiae dicatum” (Dedicata alla divina madre della divina grazia), costruita nei primi anni del ‘900 in via Carlo Poerio (allora Vico Freddo a Chiaia) e da ultimo custodita da Padre Tancredi. Dopo la morte del suo guardiano-difensore, nei primi anni ‘80, un catenaccio aveva sbarrato la sua porta ma non era riuscito a risparmiarle un processo di inesorabile degrado, con aggressioni di vandali, infiltrazioni d’acqua, comparsa di vegetazione ruderale e cumuli di rifiuti.
Finalmente due anni fa un pubblico bando volto a promuovere il recupero dell’edificio e a concederne la gestione, segna la svolta definitiva. A farsi avanti sono Marzio Alfonso Grimaldi e sua figlia Simona – titolari della omonima e celebre casa editrice e libreria antiquaria napoletana con sede storica sulla Riviera di Chiaia – che grazie ad una proficua collaborazione con la Curia e la Soprintendenza ai Beni architettonici riescono a sottrarre la chiesa al degrado e a restituirla alla città.
Per restaurare la struttura, i Grimaldi hanno dovuto ottenere dalla Soprintendenza una particolare autorizzazione volta a garantire l’edificio da stravolgimenti strutturali e stilistici. La chiesa è stata così riportata al suo stato originario come del resto già previsto dal Bando indetto dalla Curia per il recupero sociale e culturale delle chiese in disuso. “Era un colpo al cuore vedere questo posto ridotto in pessimo stato – racconta Marzio Grimaldi – L’interno, in avanzato stato di degrado, presentava un’incrostazione sui marmi spessa dieci centimetri“.
Dopo il suo recupero materiale la chiesa ha però cambiato destinazione d’uso, ospitando in quelle che furono la Cappella e la Sacrestia – oggi spazi puliti ed accoglienti – la Casa editrice e la Libreria Grimaldi, mentre la vecchia stanza un tempo abitata dal sacerdote-custode della chiesa è stata trasformata in un elegante studiolo. Su grossi scaffali di legno fanno mostra di sè le oltre 220 pubblicazioni prodotte dalla Grimaldi dal 1978 ad oggi, accanto a stampe della Napoli Sei-Settecentesca e volumi antichi che raccontano i fasti del Regno di Napoli.
E’ questo il lieto fine di una encomiabile operazione capace di fondere imprenditoria illuminata e mecenatismo culturale, grazie al cui intervento la città di Napoli ha potuto riappropriarsi di un piccolo pezzo della sua storia altrimenti destinato a finire irrimediabilmente perduto.
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