di Redazione FdS
Arriva nelle librerie per l’editore BESA di Nardò (Lecce) un agile ed interessante saggio sulla Letteratura gastronomica del Meridione d’Italia (168 pag. – 17 euro) che lo studioso napoletano Gennaro Avano ha dedicato a quanto nel corso dei secoli è stato pubblicato in tema di gastronomia del Sud Italia. Naturalmente si tratta di una selezione delle opere di maggior rilievo, a partire dall’esame di documenti letterari molto antichi quali il poema Gastronomia del filosofo epicureo Archestrato di Gela (IV secolo a. C.) e il De re coquinaria di Marco Gavio Apicio (II secolo a. C.), per poi passari a lavori medievali come il Liber de Coquina di Anonimo napoletano, risalente all’età angioina. Dal Seicento in avanti, con la nascita di una vera e propria editoria gastronomica meridionale, troviamo invece opere quali La lucerna de’ Corteggiani (1634) di Giovan Battista Crisci e Lo scalco alla moderna di Antonio Latini (1692-94), fino alla vasta produzione del grande gastronomo salentino Vincenzo Corrado, autore di testi quali Il cuoco galante (1773) e Del cibo pitagorico (1781), senza dimenticare La cucina teorico-pratica del napoletano Ippolito Cavalcanti.
Avano presenta nel volume la tradizione e la letteratura gastronomica meridionale come la storia di una condivisione, cui tutte le anime del Mezzogiorno presero parte. L’analisi si sviluppa su un piano geografico e temporale, osservando l’evoluzione e le caratteristiche della gastronomia nei diversi territori e nel corso delle epoche storiche, dal periodo antico e medievale fino a quello moderno e contemporaneo. Scopriamo così ricette che nel corso del tempo hanno cambiato denominazione e ricorrono quindi nella storia gastronomica con titoli “ingannevoli” rispetto alla nostra attuale idea di quei piatti: è il caso ad esempio della pizza, che nel vocabolario cinque-seicentesco era qualcosa di simile a una crostata o a una torta; o della classica “salsa di pomidoro”, molto diversa da come la prepariamo oggi.
Nell’ultima parte del volume l’autore si sofferma sulla percezione della gastronomia meridionale all’estero negli ultimi due secoli prendendo in esame le citazioni che di questa cucina sono presenti nelle opere di autori stranieri quali Marie-Antoine Carême, Auguste Escoffier e Ferran Adrià.
Avano guarda alla tematica trattata secondo la prospettiva del divulgatore, senza peraltro rinunciare al rigore della ricostruzione storica. Il volume, frutto di un lungo lavoro di ricerca, fa parte di una più ampia ricognizione compiuta dall’autore sulla cultura gastronomica meridionale, ambito che ha analizzato sotto molti aspetti: storico, filologico, letterario e antropologico: “la finalità che ha mosso questo mio impegno, oltre l’interesse specifico – ha detto Avano – è stata soprattutto quella di aggiungere un tassello ad un ideale riassetto storiografico che vuole finalmente incrinare la rappresentazione di una congenita minorità culturale del Meridione. Restituendone, peraltro, una rappresentazione che la definisce categoria del pensiero”.
Formatosi all’Accademia di Belle Arti di Napoli, al Conservatorio di Musica di Avellino e all’Università degli Studi di Bergamo, Gennaro Avano è artista visivo, performer e musicista, oltre che docente presso il Liceo Artistico di Fermo, nelle Marche, ed è da anni impegnato in una ricerca sulla multiforme cultura del Meridione d’Italia, pubblicando lavori come “Tracce per una storia delle arti duosiciliane” (2006) e “La minestra è maritata. Ritratto storico della gastronomia meridionale” (2016), quest’ultimo con la prefazione del noto chef Alfonso Iaccarino. E’ anche saggista e recensore d’arte, ambito nel quale ha curato i testi di vari cataloghi del maestro Ciro Maddaluno, fra cui La rete (2011) e La sensibilità della forma (2013).
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