Un libro sulla passione di Gustavo VI Adolfo di Svezia per la Magna Grecia rilancia l’idea di un grande parco multiregionale

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Il re Gustavo VI Adolfo di Svezia in uno scavo archeologico italiano nel 1963

di Redazione FdS

Chi oggi ha una certa età lo ricorda ancora, gentile, schietto, la parlata in perfetto italiano, l’abbigliamento informale, armato di paletta e piccozza mentre se ne andava in giro per l’Italia ad effettuare scavi archeologici. “Il Re archeologo” lo chiamavano, e tale era davvero. Salito al trono nel 1950, Gustavo VI Adolfo re di Svezia (Stoccolma 1882 – Hälsingborg 1973) aveva sempre nutrito un profondo amore per l’archeologia, conquistandosi una fama di valente studioso sia per gli scavi che ebbe modo di dirigere sia per i tanti contributi scientifici.

Ai suoi viaggi in Italia, e in particolare del Sud magnogreco, negli anni a cavallo della metà del ‘900 è dedicato il libro di Gaetano Fierro “Mediterraneo, «mitt kära». Sulle tracce di re Gustavo VI Adolfo di Svezia in viaggio nella Magna Grecia” edito da EditricErmes (68 pp. ill. – 10.00 euro), libro che per l’autore si sta rivelando una occasione per riproporre la necessità di costituire un “Parco della Magna Grecia” che raccolga le aree della Puglia, della Basilicata, della Calabria e della Campania che hanno svolto un ruolo fondamentale nella storia della cultura.

Gustavo VI Adolfo di Svezia – divenuto re nel 1950 all’età di 67 anni, dopo la morte del padre Gustavo V – ebbe un amore viscerale per l’archeologia che risale alla sua adolescenza quando, ricevuta un’ottima istruzione privata e conseguito il diploma di maturità nel 1900, si iscrisse all’Università di Uppsala, dove fra gli altri ebbe come docente anche l’archeologo Oscar Almgren, che largamente influenzò la sua passione per le antichità e lo coinvolse nel ritrovamento di alcuni reperti dell’età del bronzo presso gli scavi di Håga Kurgan.

La reputazione del re per i suoi molteplici interessi personali (fu anche un esperto botanico e come tale venne accolto nella British Academy) era conosciuta a livello nazionale e internazionale. Come archeologo prese parte a spedizioni archeologiche in Cina, Grecia, Corea e Italia, fondando a Roma l’Istituto svedese di Studi Classici. Nel Sud Italia, grazie a lui – che vi partecipo’ in incognito accanto allo stimato amico Prof. Erik Sjoqvist – furono ad es. avviati nel 1955 gli scavi a Morgantina, uno dei siti archeologici più ricchi di fascino che la storia della Sicilia greco-romana ci abbia lasciato. Nel 2009, in una mostra a Stoccolma sono state esposte le immagini fotografiche relative a quella campagna di scavi legata al nome del re.

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