di Redazione FdS
L’archeologo campano Mario Napoli il 3 giugno del 1968 scopriva la celebre Tomba del Tuffatore a meno di due chilometri a sud di Paestum, in una località denominata Tempa del prete. Rileggiamo cosa scriveva l’anno dopo di quella scoperta: “Iniziatosi lo scavo, la quarta tomba posta in luce, in circostanze certamente fortunate, è la tomba del Tuffatore: si verificava così il più sconvolgente rinvenimento archeologico da moltissimi anni a questa parte. È, la tomba del Tuffatore, una normale tomba a cassa, formata, cioè, da lastre di travertino locale […] Nulla lasciava sospettare, al momento del rinvenimento, che questa dovesse particolarmente distinguersi dalle molte migliaia di tombe che si sono rinvenute da tempo intorno a Paestum, al di fuori di una cura particolare posta nel suturare con stucco bianco le congiunzioni tra le varie lastre, come se si fosse voluto evitare che l’acqua o il terreno penetrassero nell’interno della tomba. Sollevata la lastra di copertura, ecco apparire la tomba completamente affrescata, non solo nelle pareti interne delle quattro lastre formanti la cassa, ma anche, e questa è una strana novità, nell’interno della lastra di copertura.”
A 50 anni esatti da quella scoperta, il prossimo 3 giugno si inaugura a Paestum una mostra sul Tuffatore dal titolo apparentemente enigmatico de “L’immagine invisibile”. Sin dalla sua scoperta, la Tomba del Tuffatore è al centro di un dibattito scientifico molto controverso e acceso. L’interpretazione dell’immagine del giovane che si tuffa nell’acqua rimane un rompicapo che fa discutere anche gli esperti del settore: è semplicemente una visione edonistica della vita e della morte? O qualcosa di più, forse un messaggio misterico, ispirato di culti iniziatici legati ad Orfeo e Dioniso? E le difficoltà nella lettura dell’immagine del Tuffatore si spiegano forse con il fatto che essa era “invisibile”, in quanto collocata all’interno di una tomba buia, chiusa per l’eternità? Insomma, possiamo pretendere di leggere e comprendere un’immagine che non era fatta per essere guardata?
La mostra a Paestum non pretende di risolvere tutte queste questioni. Per questo, non è una mostra tradizionale che vuole dare risposte, ma piuttosto una “anti-mostra” che vuole porre delle domande, mettendo i visitatori nella condizione di partecipare al dibattito e di coglierne i motivi. Il percorso segue le scoperte archeologiche che sin dal Settecento hanno segnato la ricerca sui culti misterici antichi, con tanto di fraintendimenti e impostazioni ideologiche.
Lo fa mettendo in mostra alcune delle scoperte più clamorose sul tema in Magna Grecia, come le laminette d’oro con testi “orfici” da Thurii e Vibo Valentia, la tomba delle danzatrici da Ruvo, conservata presso il Museo Archeologico di Napoli, o i vasi funebri con raffigurazioni di Orfeo da Matera, Paestum e Napoli. Ma lo fa anche esplorando il contesto storico-culturale in cui queste scoperte sono avvenute. Dalle visioni edonistiche settecentesche del mondo di Bacco si passa alle danzatrici caste e al tempo stesso sensuali di Canova per arrivare alle visioni novecentesche, altamente ambigue, di Corrado Cagli e Giorgio De Chirico.
Solo attraverso questo racconto del “contemporaneo”, secondo i curatori, i riesce a comprendere pienamente le motivazioni di una controversia che forse più degli antichi riguarda noi oggi. E che ha fatto sì che nel momento della scoperta della Tomba del Tuffatore, questa ha suscitato non solo una controversia scientifica molto accesa, ma ha anche ispirato, più che ogni altra immagine antica, scrittori e artisti contemporanei – tra i primi, l’artista salernitano Carlo Alfano, la cui opera “Il Tuffatore”, allestita vis-à-vis con la Tomba del Tuffatore nel Museo di Paestum, sarà rivalorizzata nell’occasione della mostra, quale espressione esemplare del rapporto tra presente e passato.
A integrazione della mostra, dal 4 al 6 ottobre 2018 presso il Museo Archeologico Nazionale di Paestum si terrà il Convegno internazionale La Tomba del Tuffatore: rito, arte e poesia a Paestum e nel Mediterraneo intorno al 500 a.C.: l’evento riunisce archeologi, storici e filologi con l’obiettivo di stimolare il dibattito sulla straordinaria tomba scoperta cinquant’anni fa a sud di Paestum e attualmente esposta all’interno del Museo archeologico Nazionale.
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dal 3 giugno al 7 ottobre 2018
Orari: 8:30 alle 19:30 (emissione ultimo biglietto d’ingresso ore 18:50)
1° e 3° lunedì del mese dalle 8:30 alle 13:40 (emissione ultimo biglietto d’ingresso ore 13:00)
La chiusura nei due pomeriggi riguarda solo il Museo, l’area archeologica rispetta gli orari ordinari chiudendo alle 19:30
Il biglietto comprende ingresso al museo, alla mostra e all’area archeologica: € 9,50; ridotto € 4,25. Gratuito per chi ha meno di 18 anni.
L’ingresso alla mostra è incluso nell’abbonamento PaestumMia
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