di Enzo Garofalo
E’ difficile dimenticare lo stillicidio di crolli, causati dal mare in burrasca, che fra l’inverno e la primavera scorsi hanno duramente colpito a Monasterace Marina (Reggio Calabria) l’area archeologica di Kaulonia, l’antica città magno-greca le cui origini si perdono nelle brume della leggenda; una città che al tempo stesso ci ha raccontato negli anni – col linguaggio dell’archeologia e della storia – un passato di civiltà e di brillante creatività artistica lungo le sponde di quel mare in cui a partire dall’VIII sec. a.C. si è specchiato l’astro delle colonie greche dell’Italia meridionale. Parimenti è difficile accettare, a quasi un anno di distanza dal disastro, le colpevoli omissioni di quanti sarebbero dovuti intervenire per tempo a difendere l’area e non lo hanno fatto, persi com’erano fra le sabbie mobili dell’indifferenza, dei tagli alle spese per il nostro sciagurato patrimonio culturale, delle pastoie burocratiche che come un’oscura tabe tendono a trasformare (spesso riuscendoci) in un aborto qualsivoglia progetto concepito sul suolo nazionale oppure – nel migliore dei casi – ne prolungano fino allo sfinimento i tempi di attesa.
Parte della scorsa primavera e l’intera estate sono passate senza che accadesse nulla di visibilmente operativo sulla costa di Monasterace, fra notizie più o meno ufficiose che si sono rincorse in merito ad ”imminenti” interventi. Di tale incertezza abbiamo pensato di chiedere le ragioni a Maria Teresa Iannelli, archeologa e funzionaria della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria, responsabile della tutela e delle ricerche archeologiche nelle subcolonie locresi di Kaulonia (odierna Monasterace Marina), Hipponion (Vibo Valentia), Medma (Rosarno), Mèthauros (Gioia Tauro), e nei rispettivi territori, nonché autrice di saggi e curatrice di mostre. A lei abbiamo però innanzitutto chiesto di tracciare un primo bilancio dei danni subiti da questo luogo millenario che ha ancora tantissimo da ‘raccontare’, come dimostrano le recenti scoperte compiute dall’archeologo Francesco Cuteri, veterano degli scavi a Kaulonia.
Dott.ssa Iannelli, volendo tracciare un bilancio dei danni causati all’area archeologica di Kaulonia dalle mareggiate e dagli spontanei cedimenti del terreno, può dirci cosa in concreto è andato fino ad oggi perduto?
Diciamo che la furia del mare ha cancellato letteralmente un tratto della duna costiera prospiciente i resti del tempio dorico dell’antica Kaulonia. E’ evidente che oltre al danno “materiale” consistente nel crollo di alcune strutture antiche relative al grande altare, a parti del muro di temenos (recinzione dell’edificio sacro), ad una porzione della postierla (piccola porta) rinvenuta nella cinta muraria nel corso degli anni settanta del secolo scorso (scavo Tomasello), il cui scavo di recente era stato ripreso dalla Scuola Normale Superiore e dall’Università di Pisa (prof. C. Parra e C. Ampolo), è stato provocato un danno ben più grave alla storia, alla memoria, alla cultura della cittadina di Monasterace in particolare e più in generale al popolo calabrese e allo Stato italiano. Basti ricordare che il tempio dorico dell’antica Kaulonia, deve considerarsi il monumento più rappresentativo della polis; era stato rinvenuto da Paolo Orsi nel 1913/1914 ed oggetto di ulteriori indagini a partire dalla fine degli anni novanta e fino ad oggi; una nuova campagna di scavo da parte delle Università sopra citate sta per partire il giorno 18 settembre prossimo.
Può descriverci qual è la situazione attuale del parco archeologico di Kaulonia e dirci se ci sono rischi concreti per gli splendidi mosaici con draghi e delfini ritrovati nel 2012?
Il parco dell’antica Caulonia si estende per circa sette ettari, a suo tempo espropriati in parte dalla Soprintendenza e in parte dal Comune di Monasterace, lungo la SS 106 Jonica. Si tratta di una vasta area sistemata a parco mediante due finanziamenti comunitari: è stata realizzata gran parte della recinzione nella zona a valle della SS 106 e nel tempo sono stati eseguiti i restauri di alcune strutture relative alle abitazioni antiche ed in particolare all’edificio termale; un intervento di restauro preliminare è stato eseguito anche sui due mosaici rinvenuti sia nella cosiddetta “Casa del Drago” che nell’edificio termale. Il parco è munito di pannelli didattici che sono ormai obsoleti sia nelle strutture portanti che nei testi scientifici. E’ in corso di realizzazione una passerella per superare la strada ferrata che divide nettamente in due settori il parco, rendendo difficile la fruizione complessiva della città antica, mentre l’attraversamento della SS 106 è stato risolto mediante la realizzazione di due sottopassi ubicati uno a nord nelle immediate vicinanze del Museo, l’altro più a sud, ai piedi della collina del Faro di Punta Stilo.
Quanto ad eventuali rischi per i mosaici, va detto che le mareggiate dell’inverno scorso hanno eroso molto più in profondità il settore della duna immediatamente a sud rispetto alla zona in cui è ubicato il mosaico cosiddetto “dei draghi e dei delfini” che attiene all’edificio termale. In pratica il moto ondoso ha “scavato” molto di più la parte della duna prospiciente il tempio e un po’ di meno il settore relativo all’edificio termale che si trova in corrispondenza della Casamatta, che pure è stata violentemente scalzata ed in parte è franata. Al momento esiste ancora un certo “diaframma” di terreno tra il margine della duna e l’edificio termale.
Può dirci cosa di concreto è stato fatto per mettere in sicurezza il sito di Kaulonia dopo la costruzione della piccola ed insufficiente barriera frangiflutti finanziata dalla Provincia di Reggio Calabria?
In un primo tempo tutta l’attenzione si era concentrata sulla problematica della difesa della costa, che però, esula dalla competenza della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria, in quanto essa ha il compito primario della tutela e salvaguardia dei resti archeologici, in questo caso, dell’antica Kaulonia e non quello della difesa della costa. Successivamente, dopo l’intervento della Provincia di Reggio Calabria, la Soprintendenza ha commissionato ad un gruppo di tecnici, alcuni studi (quello penetrometrico della duna e meteo marino) propedeutici alla redazione di un progetto di salvaguardia della duna costiera.
In particolare, col primo studio, coordinato dal prof. Randazzo del Dipartimento di Fisica e Scienze della Terra dell’Università di Messina, è stata effettuata la caratterizzazione geomorfologica-geotecnica del deposito alluvionale che era finalizzata alla sua stabilizzazione al piede e alla sua difesa dall’erosione marina; il secondo, effettuato dal prof. Barbaro della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Reggio Calabria è relativo all’analisi delle correnti che investono la zona a Nord di Punta Stilo.
Si tratta di indagini piuttosto complesse che si basano su anche su analisi meccaniche (indagini sismiche di vario tipo e analisi granulometriche tessiturali ecc.) che in ogni caso, sono indispensabili per affrontare con serietà la problematica di cui si discute. Sempre la Soprintendenza ha messo in sicurezza, trasportandoli al Museo e in parte depositandoli nei pressi del tempio dorico, parecchi blocchi crollati sulla spiaggia, ha scavato ben dodici pozzi antichi che erano stati messi in evidenza dalla furia delle onde e con successive ricognizioni, ha raccolto il materiale archeologico in frana lungo i fianchi della duna, provvedendone al restauro e alla catalogazione.
Di recente è circolata notizia di possibili interventi entro la fine di settembre? Pensa che il sito riuscirà a reggere questa prolungata attesa…? E’ sotto gli occhi di tutti come quotidianamente compaiano sui social network immagini di nuovi sgretolamenti…Come si sta muovendo la Soprintendenza calabrese per sollecitare tali interventi?
A seguito degli studi sopra citati – sempre con i fondi messi a disposizione dal Ministero dei Beni delle Attività Culturali e del Turismo – la Soprintendenza ha incaricato uno studio di ingegneri di Catania, Cascone engineering, di progettare un’opera di salvaguardia della duna costiera che sarà consegnato a giorni; detto progetto dovrà essere sottoposto all’approvazione degli Enti preposti (Provincia di Reggio Calabria, Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici delle Provincie di Reggio Calabria e di Vibo Valentia, Comune di Monasterace, Genio Civile e Genio Civile opere marittime) e quindi appaltato, si ritiene entro la fine del mese di Settembre.
La realizzazione del progetto in questione sarà possibile grazie ad un primo finanziamento di € 300.000,00 messi a disposizione dal MBACT, col quale si provvederà alla protezione del settore dunario davanti al tempio dorico, mentre con i successivi 700.000 euro, anche questi già stanziati, si completerà tale opera su tutti i 250 metri del fronte a mare relativo al Parco Archeologico, si rimonterà gran parte dei blocchi divelti dal mare, si realizzeranno le tettoie di protezione dei mosaici, oltre a migliorare la fruibilità generale del Parco stesso. E’ necessario precisare che la Soprintendenza, al suo interno non ha tecnici che possono progettare e realizzare l’opera di difesa necessaria alla salvaguardia della duna e pertanto ha dovuto rivolgersi ad esterni.