L’urlo di Pompei. Continua lo stillicidio di crolli: colpita la celebre Casa del Centenario, chiusa da trent’anni

Maschera tragica da un affresco di Pompei

Maschera tragica da un affresco di Pompei, I sec. d.C.

di Kasia Burney Gargiulo

“La cosa più saggia del mondo è gridare prima del danno. Gridare dopo che il danno è avvenuto non serve a nulla, specie se il danno è una ferita mortale.” Così affermava agli inizi del XX secolo il celebre scrittore inglese Gilbert Keith Chesterton, rilevando l’inutilità di invettive, anatemi, esecrazioni volte a stigmatizzare un danno che poteva essere evitato a priori. E invece è proprio di questa forma infeconda di polemica che ormai si nutre la discussione su Pompei, il più importante sito archeologico del mondo (è Patrimonio dell’Umanità UNESCO), ma anche il peggio custodito. La sua, più che di esaltanti comunicazioni di nuove scoperte – e Dio solo sa quanto ci sarebbe ancora da scoprire in quella magica città – o di nuovi studi, è diventata la storia di una ‘guerra’ – da più parti invocata, ma da nessuno combattuta seriamente-, quella contro le intemperie e l’incuria che la stanno facendo sgretolare un po’ alla volta.

Appena lo scorso 4 febbraio, il personale di custodia del sito archeologico frequentato ogni anno da milioni di persone ha preso atto dello smottamento di una parte del terreno del giardino della Domus di Severus (regio VIII, insula 2, civico 30) lungo il costone roccioso meridionale. Con il terreno è venuta giù anche una piccola porzione del muro di contenimento del giardino. Ironia della sorte l’area colpita dallo smottamento, favorito dalle forti piogge dei giorni precedenti, è inserita nel programma di messa in sicurezza della Regio VIII previsto dal Grande Progetto Pompei e su di essa sono già stati spesi circa 90 mila euro di interventi.

La Soprintendenza, dal canto suo, ha gettato acqua sul fuoco della polemica, informando con una nota che le varie aree degli scavi sono “oggetto di particolare attenzione da parte della Soprintendenza che nello specifico sta avviando una convenzione con i vigili del fuoco proprio per intervenire su aree impervie e a rischio come questa”. Nel luogo colpito, già precluso al pubblico, sono intervenuti i tecnici della Soprintendenza per verificare il danno e programmare interventi di recupero. Primo crollo del 2015, quello della Domus di Severus va ad aggiungersi ai più di 30 riecheggiati sulla stampa negli ultimi 5 anni (chissà di quanti altri non sapremo mai nulla!) per fortuna non gravi come quello della Schola Armatorum, collassata nel dicembre 2010.

Affresco erotico dalla Casa del Centenario, Pompei (Na)

Affresco erotico dalla Casa del Centenario, Pompei (Na) – Ph. Wolfgang Rieger | Public domain

Un nuovo crollo non si è però fatto attendere, dopo non molte ore dal primo: complici ancora una volta le piogge, ecco giungere notizia fresca fresca di un cedimento avvenuto in una delle ville più belle dell’intera Pompei, la Casa del Centenario (Regio IX, Insula 8, Civico 6), vergognosamente chiusa da quasi trent’anni, sebbene sia sede di alcuni degli affreschi più belli dell’antica città vesuviana: un pezzo di stucco in rosso è venuto giù dalla parete di un muro nei pressi del cancello d’ingresso. Ad accorgersene, nel pomeriggio di mercoledì scorso, è stato ancora una volta uno dei custodi, categoria di addettiormai preposta alla conta dei danni più che a dar retta alle curiosità dei visitatori o a vigilare sulle loro eventuali intemperanze.

Affresco con Vesuvio e Bacco, Casa del centenario, Pompei (Na)

Affresco con Vesuvio e Bacco, Casa del centenario, Pompei (Na) – Ph. Wolfgang Rieger | Public domain

La Casa del Centenario fu così denominata perchè scoperta nel 1879, cioè ad un secolo esatto dall’inizio degli scavi avviati dai Borboni di Napoli. L’edificio, del II° sec. a.C., appartenne senza dubbio ad un facoltoso pompeiano considerata l’ampiezza della villa e la ricchezza delle decorazioni interne fra cui notissimi sono gli affreschi a tema erotico, oltre alla bellissima immagine del Vesuvio rappresentato con un profilo orografico molto diverso da quello attuale determinato dalle ultime eruzioni (la più recente è del 1944), fittamente ricoperto di vegetazione fra cui si riconoscono filari di vitigni lungo le prime pendici; in primo piano una allegoria del dio Bacco in forma di grappolo d’uva e un grande serpente, l’agatodemone genius loci, che striscia verso un altare cilindrico. Tutto questo giace per ora nella più totale inaccessibilità, mentre nel frattempo il cosiddetto Grande Progetto Pompei ha sempre più l’aria di una Grande Utopia Medievale.

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