I colori ambrati del crepuscolo pervadono un cielo nuvoloso ad avvolgere di fascino arcano i momenti finali di quello straordinario rito millenario che è il Maggio di Accettura (Matera): li vediamo nello scatto del nostro lettore lucano Biagio Labbate; mentre dei versi, semplici e genuini, del poeta locale Giuseppe Dinota, risalenti al 1938, esprimono un amore incondizionato per il proprio borgo natio. A mandarceli è l’accetturese Antonietta Canuso da anni residente lontano dal suo paese.
IL MIO PAESE
Non per dire che il mio paese è bello
chè ad ogni uccello il suo nido è bello,
ma ringrazio Dio e la natura
che mi diè i natali in Accettura.
Ha Montepiano che le fa da sprona
le Manche e Gallipoli che le fan da corona,
argentea scorre la Salandrella,
ove si specchia per sembrar più bella.
Accettura non è ricca di brillanti,
ma è ricca di colli verdeggianti;
vi dico che industria non ve n’ha
ma a me mi sembra bella in verità.
Se vuoi saper lettor dov’è fondata
cercala nel cuor della Basilicata:
è in una valle amena pittoresca
di rimpetto al Corvo gigantesca.
Giuseppe Dinota (1938)