“Mai più fango”: un appello per Sibari. Lo lancia il Quotidiano della Calabria. FdS lo estende a tutti

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Calabria – Gli scavi della città magno-greca di Sibari invasi dall’acqua e dal fango – Ph. © Gianni Termine – FdS: courtesy dell’Autore

di Enzo Garofalo

Sta riecheggiando per il web, aprendo dibattiti fra gli utenti della Rete, l’iniziativa di Matteo Cosenza dedicata all’antica e celebre città magno-greca di Sibari. Lo scorso 31 dicembre il direttore de Il Quotidiano della Calabria ha lanciato dalle pagine virtuali e cartacee del suo giornale la proposta di un’iniziativa volta a coinvolgere l’opinione pubblica calabrese di fronte al dramma di un’area archeologica che riemersa dopo secoli di oblio a confermare uno dei più grandi miti della cultura occidentale – lo dimostra l’alto numero di viaggiatori giunti in Calabria nei secoli scorsi alla ricerca delle sue tracce –  è oggi lasciata nel più completo abbandono. Dopo i ben noti episodi di alluvione che nei mesi scorsi li hanno ricoperti di acqua e fango, i resti di quella che fu una delle più celebri città del mondo antico, nota per i costumi raffinati che portarono alla coniazione dell’aggettivo sibarita quale sinonimo di persona avvezza al lusso, sono infatti stati lasciati completamente a se stessi.

Come racconta il giornalista nel suo editoriale “si mantengono puliti i filtri delle idrovore per evitare che un nuovo straripamento del fiume Crati, in caso di forti piogge, inondi i resti delle tre città sovrapposte – Sibari, Thurii e Copia – che l’antichità ha regalato ai calabresi e al mondo. Null’altro…”, denunciando così lo stato di abbandono in cui versa Sibari, la quale avrebbe bisogno di ben altri ulteriori interventi. E’ di qualche giorno fa anche la denuncia sulle pagine nazionali del Corriera della Sera da parte di Gian Antonio Stella delle penose condizioni anche del locale Museo Archeologico, con i suoi appena 12 visitatori al giorno (!!) e le bacinelle di plastica sistemate su pavimenti e bacheche a raccogliere l’acqua piovana che filtra dal tetto sbrecciato. La incredibile circostanza – ove ce ne fosse bisogno – è confermata dallo stesso Matteo Cosenza nel suo appello “Mai più fango – Un SMS per Sibari”: “è a rischio pure il museo, che conserva altre impareggiabili testimonianze, dove le bacinelle ricoprono il pavimento e le bacheche per evitare che l’acqua, che scorre dal tetto vulnerato, non li danneggi.” Una vera vergogna nazionale che sembra riportare questo Paese ai tempi (1948)  in cui Palmiro Togliatti usava questa locuzione per definire l’allora terribile degrado dei Sassi di Matera.

Il condivisibile intento di Matteo Cosenza è oggi quello di riuscire ad accendere un riflettore sulla terribile situazione di Sibari e tenta di farlo partendo in primis da una sensibilizzazione dell’opinione pubblica calabrese nei confronti di un luogo in cui affondano le radici stesse della nostra civiltà. L’obiettivo, come egli ha scritto, è quello di  promuovere “un grande evento, che catalizzi la sottoscrizione volontaria mediante il semplice ed efficace strumento degli sms equivalenti, ognuno, ad un modesto contributo. E per l’organizzazione immaginiamo anche il coinvolgimento non solo dei singoli cittadini ma anche delle università calabresi, delle associazioni di produttori e imprenditori, dei sindacati, delle Camere di Commercio, di club e gruppi, di tutto il reticolo della vita associativa che, nonostante tutto, è ricco e vivo in Calabria. Insieme per definire modalità, regole e destinazioni, senza che nessuno metta il proprio cappello sull’iniziativa. E tutto dovrà essere rendicontato fino all’ultimo centesimo prima, durante e dopo.” Di fronte a questa lodevole iniziativa, che sta già riportando in Calabria un ottimo riscontro da parte dei cittadini, noi di FAME DI SUD abbiamo deciso di sostenerne la divulgazione proponendo altresì – se il direttore Cosenza, e quanti collaboreranno all’operazione, vorranno raccogliere l’idea – di estendere la raccolta di fondi all’intero territorio nazionale, perchè Sibari non è solo patrimonio dei calabresi, ma di tutto il mondo. Attendiamo pertanto che nei prossimi giorni siano indicate le modalità per inviare il proprio contributo e per monitorare la cifra complessiva raggiunta, in modo da poterne dare notizia anche ai nostri lettori.

E se certo tale operazione non sarà in grado di risolvere tutti i problemi di Sibari, sarà senza dubbio valsa a lanciare un segnale forte a quelle istituzioni che a distanza di molti mesi dal disastro continuano a manifestare la più sprezzante indifferenza e latitanza. L’attuale condizione di Sibari è infatti il lacerante segnale della débacle di una classe dirigente, locale e nazionale, che ha fatto di tutto per distinguersi per la propria insensibilità, atteggiamento gravissimo in un Paese come l’Italia che avrebbe tutti i mezzi – ma manca la volontà politica – per costruire intorno alla Cultura la sua più importante voce di bilancio. Ma anche se così non fosse, anche se cioè occuparsi di Cultura non garantisse l’apporto di neppure un centesimo, rimarrebbe comunque l’onta di uno Stato che nel disinteresse manifestato verso il proprio patrimonio culturale sta compiendo uno dei più gravi atti di aggressione ai danni dell’identità di un’intero popolo.

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Calabria – L’area degli scavi archeologici di Sibari in un’immagine che precede il disastro alluvionale che l’ha devastata. E’ così che vorremmo tornare a rivederla – Photo by Peter Stewart | CCBY-SA2.0

 

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