Mancini e Gemito: a Pescara una mostra mette a confronto due giganti dell’arte

Da sin.: Antonio Mancini, Autoritratto, olio su tela, sec. XX, primo quarto; Vincenzo Gemito, Autoritratto, carboncino su carta, 1914

di Redazione FdS

Dallo scorso 14 ottobre è in corso a Pescara, presso il Museo dell’Ottocento –  Fondazione Di Persio – Pallotta, la mostra Antonio Mancini/Vincenzo Gemito dedicata a due giganti dell’arte italiana a cavallo tra Ottocento e Novecento legati da una rapporto di amicizia oltre che da un destino per molti versi analogo. La mostra, curata da Fernando Mazzocca, rimane aperta fino all’11 marzo 2024. L’idea dell’esposizione nasce a partire dal nucleo di diciassette dipinti di Mancini della collezione permanente del Museo dell’Ottocento e si è arricchita di opere importanti, spesso inedite o poco viste, provenienti da prestigiose istituzioni pubbliche e raccolte private.
 

Da sx.: olio su tela di Antonio Mancini e disegno a carboncino su carta di Vincenzo Gemito

“Questa mostra – dichiara il curatore Mazzocca – intende indagare uno dei sodalizi più singolari della storia dell’arte, le vicende parallele di un grande pittore, Antonio Mancini, e di uno scultore altrettanto grande Vincenzo Gemito. Coetanei  – nati entrambi nel 1852 – scompariranno ormai celebri, ed entrati nella leggenda, si può dire insieme, l’uno dopo l’altro nel 1929 e nel 1930. La loro reputazione, nonostante le innumerevoli vicissitudini di un’esistenza difficile, è legata alle loro straordinarie doti dovute ad una genialità innata quanto agli abissi della follia che ne ha certamente segnato la vita, ma che ha contribuito alla loro originalità creativa e ne ha alimentato il mito, quello di ascendenza romantica che annullava i confini tra genio e pazzia.
 

Antonio Mancini

Il percorso espositivo esplora attraverso le diverse tecniche i temi, i soggetti e i contesti dei due protagonisti dai primi anni alla maturità passando per i soggiorni parigini. Un racconto visivo costituito da rimandi e confronti, reso possibile dalla presenza di 140 opere allestite lungo le sale del Museo dell’Ottocento di Pescara. È soprattutto la città di Napoli, teatro della formazione dei due artisti, a cementare la loro relazione, emergendo come radice culturale, fonte d’ispirazioni e spazio della costituzione dei linguaggi e delle identità. Grazie a una serie di mostre e pubblicazioni le opere di Mancini e di Gemito sono in una fase di riscoperta internazionale.
 

Vincenzo Gemito

ANTONIO MANCINI

Nato a Roma nel 1852 si trasferisce con la famiglia a Napoli. Qui incontra Vincenzo Gemito con cui condivide gli anni della formazione artistica tra gli insegnamenti di Stanislao Lista e quelli di Domenico Morelli. Tra il 1875 e il 1878 si reca a più riprese a Parigi, raggiunto poi da Gemito. Rientrato a Napoli nel 1881 è internato per problemi psichiatrici. Dimesso nel 1882, riparte per Roma dove trascorre il resto della sua vita. La seconda metà degli anni Ottanta coincide con una svolta nella tecnica pittorica di Mancini, che comincia a impiegare la “graticola”. Grazie all’intermediazione di John Singer Sargent diventa ritrattista dell’alta borghesia e dell’aristocrazia londinese. Nel 1911 firma un contratto di esclusiva col ricco imprenditore francese Fernand du Chêne de Vère, il cui rapporto corrisponde a una delle fasi più prolifiche del suo percorso artistico. È la XII Biennale di Venezia (1920) che sancirà il successo critico e commerciale del pittore imponendo la sua personalità al centro del dibattito e del mercato. Muore a Roma il 28 dicembre 1930.
 

Antonio Mancini

VINCENZO GEMITO

Nato a Napoli nel 1852, viene adottato allo Stabilimento dell’Annunziata il 30 luglio dello stesso anno. Dopo il periodo di formazione presso grandi maestri come Lista e Morelli, negli anni Settanta realizza alcune delle sue più celebri terrecotte, frequenta il complesso di Sant’Andrea delle Dame e conosce la francese Mathilde Duffaud, sua prima moglie. Nel 1877 invia al Salon di Parigi il bronzo del Pescatore, esposto anche all’Esposizione Universale. In seguito alla prematura scomparsa della Duffaud nel 1881, Gemito si risposa con la modella Anna Cutolo. Nel 1883, grazie agli investimenti del barone belga Oscar de Mesnil, apre a Napoli la fonderia Gemito. Pochi anni dopo ha inizio una fase difficile della sua vita che sfocerà in un semi-isolamento fino al 1909. Nei primi anni del Novecento l’artista si  esprime soprattutto attraverso il disegno realizzando opere che contribuiscono ad accrescere la sua fama. Nel 1909 è presente all’VIII Biennale Internazionale d’Arte di Venezia. Muore a Napoli il 1 marzo 1929.
 

Vincenzo Gemito

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Museo dell’Ottocento, Pescara
Viale Gabriele D’Annunzio, 128
Orario: dal Martedì alla Domenica: 10:00 – 13:00; 16:00 – 19:30
Biglietti: intero, euro 13,00; under 26, euro 10,00; over 65, euro 9,00; bambini (6-14 anni), euro 4,00; famiglia (2 adulti + 2 bambini) euro 30,00
Info: 085 73 023
334 7033738
info@museodellottocento.eu

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