Il molisano Tintilia fra i migliori vini d’Italia secondo VITAE, la Guida Vini 2015 pubblicata dall’AIS

Il molisano Tintilia fra i migliori vini d’Italia secondo VITAE, la Guida Vini 2015 pubblicata dall’AIS. Vince un’etichetta del 2007 che si aggiudica anche il prestigiso premio Tastevin

di Redazione FdS

Sebbene in Molise, fra le province di Campobasso e Isernia, si coltivino diversi vitigni rossi come il Sangiovese, il Montepulciano, l’Aglianico e il Ciliegiolo e altri a bacca bianca, come il Trebbiano Toscano, la Malvasia Bianca Lunga e il Bombino bianco – oltre a qualche internazionale – la piccola regione del Centro-Sud continua per il momento a farsi notare nel mondo dell’enologia con il vitigno autoctono Tintilia (Tintilia del Molise DOC). E infatti un’etichetta di Tintilia, la Tintilia Del Molise Embratur Riserva 2007 della Cantina Valtappino, ha fatto sì che il Molise entrasse nel gruppo di Regioni che vantano almeno uno fra i 400 migliori vini d’Italia, quelli premiati col simboletto dei “4 tralci” dalla guida “Vitae – La Guida Vini 2015″ dell’Associazione Italiana Sommelier (AIS) presieduta da Antonello Maietta; una guida che recensisce ben 2000 aziende vitivinicole.

Questa stessa etichetta molisana è entrata anche nella rosa dei 25 vini a cui AIS ha attribuito il premio speciale Tastevin, riservato a “vini che hanno contribuito a imprimere una svolta produttiva al territorio d’origine, che rappresentano modelli di riferimento d’indiscusso valore nella rispettiva zona, o che hanno strappato all’oblio e riportato all’attenzione del settore vitigni dimenticati”.

Fino a qualche decennio fa, l’origine e i caratteri morfologici e genetici del vitigno Tintilia erano incerti: inizialmente fu considerato un equivalente generico dei vitigni Bovale Grande e Bovale Sardo, in base ad un accostamento fenotipico. Successivi studi sul DNA e nuove fonti documentarie hanno alla fine consentito di sostenere che il Tintilia è arrivato in Molise nella seconda metà del 700 durante la dominazione spagnola dei Borboni. Il suo nome risalirebbe all’etimo Tinto che in spagnolo significa “rosso”. Certamente questa varietà si è acclimatata molto bene sul territorio grazie alle sue spiccate doti di adattamento – tipiche di un vitigno rustico che sa resistere al freddo, alle malattie ed alle muffe – da diffondersi in breve tempo in tutto il Molise al punto da diventare, entro la fine dell’800, la varietà maggiormente coltivata in tutto il territorio della regione.

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