di Redazione FdS
Da giorni la stampa locale e nazionale, con toni che definire da Apocalisse sarebbe eufemistico, va segnalando una inattesa moria di ulivi nel Salento. In provincia di Lecce sarebbero già 8 mila gli ettari colpiti dalla “Xylella fastidiosa”, un batterio definito ‘killer’ che sarebbe all’origine del fenomeno e che si ritiene sia inoculato nel tessuto delle piante da una piccola cicala chiamata Homalodisca vitripennis, lunga non più di mezzo centimetro. Centinaia di migliaia sarebbero dunque le piante da abbattere, a causa di un presunto pericolo di epidemia per tutta la penisola e anche per l’Europa, con l’ulteriore rischio di passaggio ad altre specie vegetali come agrumi e viti. Praticamente l’annuncio di un disastro, non solo per il paesaggio ma soprattutto per l’economia di una regione che ha negli ulivi e nella vite le sue due risorse primarie. Gli esperti chiamati in causa per analizzare il fenomeno e per tentare di trovare un rimedio tempestivo si sono per lo più espressi nella direzione della necessità di un massiccio abbattimento di piante nonché di un utilizzo altrettanto consistente di fitofarmaci per l’approvvigionamento e la somministrazione dei quali si è parlato di una spesa di svariati milioni di euro. Ma ecco che dalla ridda di voci, non di rado in contraddizione fra loro, si è sollevata quella di un gruppo di ambientalisti salentini che fanno capo al Forum Ambiente Salute del Grande Salento, una rete apartitica coordinativa di movimenti, comitati ed associazioni a difesa del territorio e della salute delle persone con sede a Lecce in Via Vico dei Fieschi – Corte Ventura, n. 2. Essi hanno affidato le loro agguerrite considerazioni ad un comunicato stampa / lettera aperta inviato agli organi di comunicazione, denunciando l’esistenza di un grave tentativo di speculazione dietro l’ambigua insistenza con cui – a loro dire – verrebbe promossa la “soluzione finale” al problema degli ulivi salentini. Riportiamo qui di seguito la lunga lettera aperta che ci è pervenuta in redazione.
***
“Basta al mistificatorio terrorismo contro i nostri ulivi! Grave è la sordità con cui taluni stanno cercando di ignorare la verità scientifica denunciata dall’autorevolissima Accademia dei Georgofili di Firenze, per mantenere in piedi e fomentare in Puglia e nel Salento in particolare il clima terroristico cui stiamo assistendo con massima indignazione, che insieme agli olivi minaccia l’intero territorio salentino, la sua economia, i suoi cittadini e la libertà di noi tutti!
Denunciamo pubblicamente il vergognoso clima terroristico che, artatamente, si sta fomentando nella Regione Puglia a danno degli oliveti del basso Salento, nonché dell’intero settore agricolo salentino, come di ogni altra sua più sana economia. Tutto questo, soprattutto, all’indomani dell’intervento ufficiale della autorevolissima Accademia dei Georgofili di Firenze, la quale ben ha spiegato che negli ulivi salentini, oggi sotto analisi, non si riscontra il batterio Xylella nella sua forma genomica fastidiosa e preoccupante dal punto di vista fitosanitario per ulivi, come per altre culture, quali mandorli, vite, agrumi, etc.; non solo, il ceppo batterico osservato nel Salento, come reso noto dagli accademici fiorentini ma anche dai ricercatori dell’Università del Salento, è asintomatico per gli ulivi sui quali è presente (questo anche confermato da articoli scientifici pubblicati ); non solo, tale sottospecie salentina, come evidenziato da alcuni ricercatori dell’Università del Salento, potrebbe persino essere endemica, ovvero qui presente da millenni e assolutamente una presenza innocua. È pertanto vergognoso dover ancora leggere sui giornali e vedere nei TG irresponsabili tecnici locali, nonché disinformati politicanti parlare ancora della presenza di un batterio “killer” che agirebbe nel nostro ecosistema e quindi da sterminare, propagandando una assurda “terapia” da “quarantena” che nei fatti sterminerebbe l’ecosistema stesso!
Questo è quanto scritto dagli accademici dei Georgofili, ma ad oggi ignorato gravemente nel territorio pugliese: “Si dà il caso che le indicazioni molecolari acquisite a Bari forniscano buoni motivi per ritenere che il ceppo salentino di X. fastiidiosa appartenga ad una sottospecie (o genotipo) che non infetta né a vite né gli agrumi, e che esperienze statunitensi (California) indicano come dotato di scarsa patogenicità per l’olivo. Di ciò è stata data notizia al Servizio Fitosanitario Regionale ed al Ministero per le Politiche Agricole Alimentari e Forestali, e se ne è parlato, sembrerebbe invano, nei numerosi incontri con tecnici ed agricoltori che si sono tenuti nelle zone colpite. In conclusione, non vi sono al momento elementi che facciano ritenere X. fastidiosa come l’agente primario del disseccamento rapido dell’olivo.”
Siamo stati tra i primi a chiedere indagini chimiche, fisiche e biologiche atte a comprendere il motivo per cui alcuni olivi e mandorli, nella zona in particolare del gallipolino, stavano manifestando, nelle recenti scorse settimane, una sintomatologia caratterizzata dal disseccamento di alcune cime. E tra i primi a nutrire sospetti sempre più forti, di fronte all’assurda “terapia” imposta come “inevitabile”, da alcuni tecnici e da loro sostenuta persino in una serie di preoccupanti convegni itineranti organizzati sul nostro territorio. E sebbene proprio in questi convegni ben si è potuto comprendere come ad oggi non vi sia da parte dei tecnici locali una corretta spiegazione e una corretta diagnosi di quanto osservato, i medesimi avrebbero, invece, ben chiara la “terapia”. La “Terapia Finale”, come l’hanno già ribattezzata tanti indignati agricoltori e altamente insospettiti cittadini: irrorazione di veleni addirittura con gli aerei sul nostro territorio, un dispiegamento in massa dell’esercito, lanciafiamme volti a distruggere gli strati d’erba e di muschio e tutta la preziosa vegetazione spontanea lungo i ‘sipali’, i margini di campi e tratturi, lungo i canali, come il verde pubblico e privato. Il deserto chimico-industriale sulla la nostra terra, le nostre vite! Tutto questo scenario apocalittico, da Armageddon, con la scusa – oggi ben lo scopriamo con massima indignazione – del tutto infondata e falsa della presenza di un batterio “killer” sconosciuto ieri come oggi al nostro territorio, (si leggano in merito le dichiarazioni dei giorni scorsi (30 ottobre 2013) degli autorevolissimi accademici dei Georgofili, da cui abbiamo ripreso il passo riportato sopra in corsivo). Interventi pazzeschi e biocidi che potrebbero essere imposti, addirittura coercitivamente, in questo regime di profilassi da quarantena, da film di fantascienza, persino con la forza sui cittadini che non volessero abbandonare i territori, o lasciare entrare le squadre di “annientatori” in claustrofobiche tute asettiche e maschere sul volto!
Già nei primi di questi irresponsabili convegni, che stanno immoralmente diffondendo tanto terrore nel Salento e non solo, alcuni agricoltori e cittadini indignati hanno cominciato a riscontrare tutta una serie di preoccupanti contraddizioni e anomalie, oltre a quelle già sopra elencate. Ad esempio, le olive delle aree “contaminate”, a detta dei medesimi tecnici locali, possono essere asportate dalle aree più attenzionate, non però campioni di rami e foglie per le giuste e doverose contro-analisi indipendenti! Come dire che per quanto riguarda le olive verdi, foglie e rametti che le accompagnano nella raccolta, in corso in queste settimane, non vi sarebbe, nel loro asporto – anche in aree lontane ed oggi non colpite – il rischio di estensione della sbandierata “contaminazione”, mentre vi sarebbe se si prendesse una foglia, o un rametto, per portarlo, da cittadini animati da desiderio di verità, in un laboratorio chimico-biologico indipendente!
Si parla di “obbligo” di estirpazione degli alberi colpiti, anche se monumentali e vincolati, senza ancora conoscere le cause del disseccamento di alcune loro foglie, ed ignorando la grande forza rigenerativa di un ulivo vetusto come di ogni altro albero. E ignorando anche che ci si avvia verso i freddi mesi invernali, laddove ogni buon agronomo, o meglio diciamo un agronomo deontologicamente autentico, sa essere il freddo una importantissima cura naturale volta a abbattere e/o ridimensionare innumerevoli parassitosi in un periodo in cui le piante sono a riposo vegetativo.
Ai contadini si vorrebbe imporre l’obbligo di bruciare i rami secchi sul posto, come comprensibile, ma poi – altro obbligo alquanto anomalo – il grosso della legna dovrebbe restare sul campo per mesi a seccare per poi essere asportato quale biomassa! Perché non dunque anch’esso incenerito sul posto?! Ma come è possibile affermare che basta seccare la legna per combattere delle parassitosi che di fatto, lo dichiarano i medesimi tecnici, essi stessi non riescono ancora a comprendere?! Tecnici che hanno poi confermato di non aver del Salento e dei suoi ulivi una conoscenza di anamnesi storica paragonabile a quella, invece, dimostrata, per nostra fortuna, dai ricercatori dell’antica Accademia fiorentina dei Georgofili. Tecnici che hanno completamente dimenticato il principio di precauzione alla base dell’ordinamento comunitario, come anche il principio basilare del pronto soccorso: “primum non nocere”, ovvero innanzitutto non agire se l’intervento attuato senza conoscenza può nuocere, anziché giovare alla vita del paziente.
Si scopre, poi, in questo clima di lacunosa diagnosi, che negli ulivi con alcuni rami disseccati si riscontrano anche insetti xilofagi, quali il rodilegno giallo (Zeuzera pyrina), e muffe-funghi, (funghi tacheomicotici del genere Phaeoacremonium, la cui specie più rappresentata è P. parasiticum); tutto un quadro che fa ben comprendere quanto infondata, ad oggi, sia la presunta causa della sintomatologia osservata sulle piante.
Se da un lato, ancora, per fortuna il Salento e l’Italia tutta, possono contare su un ente di vera scienza agronomica quale l’Accademia fiorentina, dall’altro lato, assistiamo invece ad una, questa sì, vera “contaminazione” del settore agronomico ad ogni suo livello. Una agronomia, forse, non più definibile tale che ha svenduto la sua anima alla speculazione della chimica pesante di sintesi in agricoltura, una agronomia al servizio dell’industria, in annientamento del saggio antico spirito e della salute di coltivatori e di tantissimi cittadini nel Salento, ormai riconosciuto scientificamente terra di morte per tumori prima sconosciuti! Risale a soli pochi mesi or sono il blocco alla frontiera statunitense di numerosi container di olio extravergine dichiarato di alta qualità e prodotto in Puglia e anche nel Salento, ma riscontrato altamente contaminato da pesticidi in quantitativi, giustamente, giudicati intollerabili per gli standard normativi sanitari alimentari americani!
E’ una non-agronomia che vede enti di presunta ricerca ed associazioni di categoria organizzare convegni e siglare persino accordi con le ditte delle centrali termoelettriche a biomasse, cui destinare alberi abbattuti con ogni possibile scusa, come gli oli vegetali da produrre sui terreni, depauperati dalle antiche tipiche colture, e “riconvertirti” alla produzione di biocarburanti, ovviamente, senza più alcun possibile limite per l’uso di nocivi prodotti chimico-industriali. In questo quadro di snaturamento e smarrimento dai sani principi della scienza agronomica, si deve persino registrare, quanto in questi giorni scoperto e messo in evidenza da alcuni virtuosi cittadini salentini, ovvero lo svolgimento in anni recenti di corsi atti a creare figure professionali e preparare strategie per l’imposizione proprio di quei coercitivi regimi di quarantena, (li stessi di cui oggi sentiamo irresponsabilmente parlare a tamburo battente nel Salento), per batteri definiti ad “alto rischio” fitosanitario, sebbene mai si fossero osservati in Italia e in Europa. Guarda caso, proprio quei batteri di cui oggi irresponsabilmente si è affermata, con tanta malsana insistenza, la presenza in Salento, autorevolmente smentita, nelle scorse ore, dall’accademia fiorentina, la quale nella sua ufficiale comunicazione ha espresso tutto il suo sconcerto e disappunto per la “incomprensibile” e “persistente” sordità con cui dei tecnici locali stanno ignorando i dati tranquillizzanti da essa forniti, come anche le buone pratiche agronomiche e i consigli ad abbassare i toni e fare corretta informazione; tutto il contrario di quello che invece sta accadendo e che vede personaggi locali fomentare anche sui mezzi di informazione paure che si traducono nei seguenti titoloni terrorizzanti, che qui riportiamo con copia-incolla dallo stesso comunicato dell’Accademia fiorentina: «il crescente allarmismo degli organi di stampa. Titoli come: “X. fastidiosa killer degli olivi …”, “Olivi in quarantena per il batterio killer”; “Identificato il killer degli olivi” ormai dilagano». Ed è così che alcuni contadini, con olivi anche perfettamente sani, nella loro, spesso abusata e strumentalizzata buona fede, dicono di voler vendere i loro uliveti, e hanno paura di utilizzare la loro legna per il loro focolare domestico! E si sono persino registrati tagli abusivi e non autorizzati di alberi! Tutto ciò è assolutamente pazzesco.
Nel territorio salentino il virtuoso intervento in massa dei cittadini, di innumerevoli associazioni ambientaliste e della LILT, Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, ha contrastato e fermato la nascita di decine e decine di progetti di nuove nocive e inquinanti centrali a biomasse nei recenti anni trascorsi, nonché agito per la chiusura di centrali già esistenti di conclamata pericolosità per la salute pubblica e per l’ambiente; alcune, però, sono state, ahinoi, realizzate in Puglia e nelle regioni vicine, quali la Calabria, ed è qui che nei mesi scorsi son finiti centinaia di alberi di pini mediterranei, e non solo, del nostro Salento, esecrabilmente condannati a morte con mille scuse e falsità falso-agronomiche e falso-forestali, che non trovano ostacoli nella politica regionale che in tal modo rischia di rendersi complice dei ‘furbi’; in quegli orchi insaziabili di legno, mostri della speculazione della falsa Green Economy Industriale, finisce anche il legno di potature di alberi d’ogni specie, come anche d’olivo, al fine di procacciare biomassa facile, potature spesso eccessive che hanno conseguentemente indebolito i nostri olivi; pratiche sconsiderate che aggiunte ad un uso abnorme della chimica di sintesi hanno minato i sistemi immunitari degli alberi d’olivo come l’intero ‘eco-sistema oliveto’.
Su questo sfondo, altamente preoccupante, si pone l’indicazione giunta dai convegni di cui sopra tramite alcuni tecnici locali che hanno sottolineato l’importanza di interventi drastici anche sugli alberi non palesemente presentanti sintomatologie di esteso disseccamento; un fumus cui si somma tutto quanto sopra esposto. Si aggiunga poi anche come oggi diverse estensioni di oliveti, anche vincolate, siano viste da taluni come un ostacolo da eliminare, per diversi progetti da anni pendenti, di speculazione legata alla cementificazione, all’attività estrattiva di cava, all’attività industriale persino nella speculativa Green Economy, nonché alla realizzazione di ridondanti infrastrutture; un quadro in cui si inserisce la immorale attività trasversale di diversi politici che hanno con invisi emendamenti distrutto nei fatti la legge regionale volta alla tutela degli ulivi simbolo della nostra Regione. Erano poi proprio questi i mesi in cui si avviava a cessare l’incentivazione, “integrazione”, elargita dalla Comunità Europea ai possessori di uliveti, motivo per cui già si temevano volgari estirpazioni degli ulivi, integrazione poi soltanto ridimensionata e non cancellata definitivamente.
Gli stessi politicanti che oggi danno man forte agli irresponsabili quadri tecnici, che fomentano questo regime terroristico fitosanitario infondato nei fatti (vedi Accademia dei Georgofili), chiedono alla Regione Puglia, al Governo italiano e alla Comunità Europea milioni e milioni di euro per portare avanti e poter imporre quello scenario disumano, spaventoso e apocalittico sopra esposto. Vi è il serio rischio di una frode comunitaria che può essere portata a termine solo lasciando che in noi tutti si alimenti irresponsabilmente e acriticamente questo clima di infondato terrore.
– chiediamo che si avviino delle analisi da far effettuare da più enti e laboratori indipendenti, non soltanto di natura biologica, ma anche chimico-fisica, sui suoli, acque, e matrici vegetali provenienti dalle aree in cui gli ulivi ed altre specie, come i mandorli, ubicate nei medesimi siti, qualora dovessero presentare la sintomatologia in questione, e da confrontare con le medesime analisi su medesime matrici prelevate nelle altre aree del Salento dove, invece, gli alberi non presentano alcuna anomala sintomatologia di essiccamento fogliare. Il tutto al fine d’individuare le vere cause per una corretta diagnosi della sintomatologia in questione e al fine anche di appurare il peso avuto da pratiche olivicole troppo industrializzate e irrispettose delle leggi di natura, come anche da altre azioni antropiche accidentali, o addirittura dolose.
– chiediamo che ogni albero sia, sempre e comunque, curato con massimo rispetto e secondo le pratiche della agricoltura biologica. Allo stesso modo per l’intero “ecosistema oliveto” chiediamo che siano seguiti i principi virtuosi che abbiamo raccolto all’interno del nostro “Manifesto per l’urgente riconoscimento del vasto ecosistema dell’uliveto quale Agroforesta degli Ulivi di Puglia”
– chiediamo che nessun albero, anche laddove apparentemente disseccato, sia abbattuto data la proverbiale e ben nota forza vegetativa dell’olivo; per gli alberi eventualmente disseccati, solo dopo diversi anni di mancata rivegetazione, si deve procedere, al più, allo smaltimento in loco della biomassa legnosa, biotriturata e compostata; sia adottata, dunque, la stessa filosofia di intervento con la quale si combatte e scoraggia l’attività di bracconaggio dell’avorio che vede la distruzione delle zanne di elefante e dei corni di rinoceronte predati, allo stesso modo per il legno degli ulivi e, in particolare, di quelli monumentali, il loro legno deve essere compostato in loco per tagliare le gambe ad ogni possibile speculazione delle biomasse.
Si fa forte appello a tutti gli enti preposti al fine di attenzionare la paradossale situazione che si sta manifestando in Puglia e, al fine, di correggere gli irresponsabili comportamenti di quanti, invece, dovrebbero e devono agire in tutt’altro verso e che stanno mettendo in ginocchio l’intera economia salentina, nonché minacciando, follemente, l’intero nostro Ecosistema, il Paesaggio, la Salute dei cittadini ed oggi, persino, la loro serenità.”
***
rete d’azione apartitica coordinativa di associazioni, comitati e movimenti locali e non, ambientalisti, culturali e socio-assistenziali
sede c/o Tribunale Diritti del Malato – CittadinanzAttiva c/o Ospedale di Maglie “M.Tamborino” – Via N. Ferramosca, c.a.p. 73024 Maglie (LECCE) – E-mail: coordinamento.civico@libero.it, coordinamentocivico@yahoo.it
Forum Ambiente e Salute del Grande Salento, rete apartitica coordinativa di movimenti, comitati ed associazioni a difesa del territorio e della salute delle persone – Lecce, c.a.p. 73100 , Via Vico dei Fieschi – Corte Ventura, n. 2 – E-mail: forum.salento@yahoo.it, forum.salento@libero.it, Gruppo Facebook / Sito web