Napoli, una finestra sul Golfo. Immagini di Laura Noviello

L'isola di Capri vista da Napoli - Ph. © Laura Noviello

L’isola di Capri vista da Napoli – Ph. © Laura Noviello | Photo gallery a fondo pagina

“Napoli…ai miei occhi è, senza nessun paragone, la città più bella dell’universo”
Stendhal, 1826

“…Qui la luce è tutta un’altra cosa. Ecco, qualcuno dovrebbe riuscire a fotografare la luce di Napoli. Unica al mondo”: queste le parole con cui lo scrittore francese Daniel Pennac lo scorso anno commentò il suo terzo viaggio a Napoli, città che lo ha già stregato e che, dice, gli ricorda Marsiglia, luogo che ama molto. In realtà sono tanti coloro che nei secoli hanno cercato di catturare la luce di questa città, così come le suggestioni del suo paesaggio, delle sue architetture: fra le città italiane forse solo Roma è stata altrettanto dipinta, fotografata, filmata e variamente rappresentata.

Di Napoli, come luogo di una simile esplorazione figurativa, sarebbe dunque possibile tracciare una vera e propria storia visiva, in cui tanta parte occupano le visioni della città legate alla cultura del viaggio. Non a caso, essendo – come qualcuno l’ha definita – il capolinea meridionale della calata dei viaggiatori nordici attraverso l’Europa, Napoli è stata uno dei soggetti privilegiati del vedutismo di ogni tempo, dal Golfo di Napoli dell’olandese Pieter Brueghel, del 1556, fino alle gouaches ottocentesche o alle più tarde immagini fotografiche dell’italo-tedesco Giorgio Sommer.

Ciascun autore ha cercato, a suo modo, di interpretarne le atmosfere o la luce, non di rado condizionato da quelle delle proprie terre di provenienza – imprinting che solo una lunga permanenza a Napoli riusciva a dissolvere – ma in pochi sono stati davvero capaci di coglierne l’impareggiabile aura, quel dominio di un ineffabile azzurro che, sosteneva il celebre autore di canzoni napoletane Libero Bovio, a Napoli colora di sè anche la malinconia. Un’aura speciale che – annota nel suo diario il grande scrittore britannico Charles Dickens – soggioga il visitatore, soprattutto al mattino quando “alle prime luci, la prospettiva improvvisamente diventa più vasta, come per miracolo” rivelando “in un punto lontano, attraverso il mare, laggiù” le meravigliose isole del Golfo e “il Vesuvio che sputa fuoco”.

Oggi per fortuna il vulcano giace silente ma le isole-sirene continuano a irretire lo sguardo da lontano, come mostrano le immagini inviateci da Laura Noviello, studentessa di Archeologia, scattate alle 9.30 dal mattino da un balcone dell’Università Federico II° di Napoli. Per un attimo ci si sente come calati nelle atmosfere di un acquerello del 1826, A Balcony Room Overlooking the Gulf of Naples, dell’artista Carl Wilhelm Götzloff o del quasi coevo olio su tela A View of Naples through a Window di Franz Ludwig Catel, ma la realtà supera in potenza qualsiasi rappresentazione pittorica. In esse il profilo etereo di sfinge senza testa dell’isola di Capri si staglia nella luce fredda di dicembre, resa vibrante da un raggio di sole, e s’alterna alla sagoma severa ed enigmatica del leggendario Castel dell’Ovo, vedetta marina sull’isolotto tufaceo di Megaride, simboli entrambi di un fascino immortale sopravvissuto a qualsiasi alterazione.
(Kasia Burney Gargiulo)

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Napoli, una finestra sul Golfo. Immagini di Laura Noviello

Università Federico II, Napoli ore 9.30 - Ph. © Laura Noviello

Napoli, una finestra sul Golfo. Immagini di Laura Noviello

Capri - Ph. © Laura Noviello

Napoli, una finestra sul Golfo. Immagini di Laura Noviello

Castel dell'Ovo, Napoli - Ph. © Laura Noviello

Napoli, una finestra sul Golfo. Immagini di Laura Noviello

Castel dell'Ovo - Ph. © Laura Noviello

 
“Il golfo di Napoli stringe tra le sue braccia sinuose la storia e la leggenda di duemila anni. Pochi luoghi sulla terra risvegliano un interesse altrettanto appassionato. Non uno lo supera in bellezza. Persino in quest’epoca prosaica esso continua a essere una fonte copiosa di romanticismo. Anno dopo anno, e secolo dopo secolo, da ogni luogo della terra gli adoratori di Napoli sono venuti al suo golfo”
John Lawson Stoddard, 1901

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