di Redazione FdS
Un angolo della Terra dei Fuochi rivela al mondo il suo inestimabile tesoro d’arte attestando – ammesso che ce ne fosse bisogno – la ricchezza culturale di un territorio stuprato fra l’indifferenza dell’istituzioni. Parliamo del tesoro della diocesi di Acerra (Napoli). Dopo 16 anni di lavoro il direttore del museo diocesano Gennaro Niola ha realizzato l’inventario delle opere d’arte conservate nelle 29 parrocchie del comprensorio diocesano che comprende oltre ad Acerra, anche Casalnuovo (la frazione di Licignano), ed i Comuni casertani di Cervino, Santa Maria a Vico, San Felice a Cancello ed Arienzo.
Sono circa 4000 dipinti, statue e oggetti religiosi di pregio schedati in un archivio informatico che avrà anche lo scopo di prevenire i furti. Tra le opere di maggiore pregio figurano un calice del 1700 attribuito all’argentiere napoletano Antonio Avitabile, ma anche tele del ‘500 di Teodoro D’Errico e di Giacinto Diano. Tra i quadri catalogati spicca L’ultima Cena dipinta da Carlo Rosa, pittore pugliese allievo di Massimo Stanzione rubata dalla chiesa delCorpus Domini (oggi sede del Museo Diocesano) nel 1992. La tela è stata recuperata dai carabinieri nel 2006 e sarà in esposizione al Quirinale a Roma nell’ambito della mostra “La memoria ritrovata” visitabile fino al 16 marzo. “Costituiremo un unico polo culturale in cui confluiranno il museo, biblioteca ed archivio diocesano perché la bellezza è una forma di riscatto di queste terre martoriate” ha spiegato monsignor Antonio Di Donna. Dal Comune intanto giunge la proposta di una gestione unificata con il costituendo Museo Archeologico cittadino la cui inaugurazione dovrebbe essere imminente.