di Redazione FdS
In piena Locride, nell’entroterra della Costa dei Gelsomini, 25 km a sud-ovest di Locri e a 8 km da Bianco, c’è Casignana, un piccolo centro della Calabria jonica in provincia di Reggio Calabria, area che nei tempi antichi è stata portatrice di alti valori di cultura e civiltà che oggi si punta a riscoprire per provare a costruire un futuro all’insegna della cultura e della bellezza, potenziali fonti di economia sostenibile.
Da qualche anno Casignana è balzata agli onori della cronaca grazie alla presenza di una Villa Romana, un complesso residenziale e termale del I sec. d.C. ricchissimo di mosaici, di cui conosciamo in gran parte le vicende grazie alle notizie restituite dagli scavi archeologici che – soprattutto nel decennio ’80/’90 – hanno portato alla luce questa meraviglia del periodo imperiale. L’area archeologica si trova a Contrada Palazzi; si tratta di un sito esteso per circa 10 ettari sui due versanti della SS.106, il cui nucleo centrale e monumentale, a cui si riferiscono i ruderi oggi visibili, è rappresentato appunto da una grande villa extraurbana che, con i suoi ambienti termali e residenziali, costituisce uno dei complessi più importanti di epoca romana dell’Italia Meridionale, oltre a conservare il più vasto nucleo di mosaici finora ritrovato in Calabria. Ve ne sono di splendidi a motivi geometrici di carattere decorativo ma anche figurati, a tema per lo più mitologico, collocati negli ambienti della Sala delle Nereidi, della Sala di Bacco, della Sala con il volto di donna e della Sala delle Quattro Stagioni; fra le opere in situ, un mosaico che ha una lunghezza di oltre 25 metri del quale fa parte un “tondo” raffigurante Bacco, Marsia e una biga tirata da due tigri [l’articolo prosegue dopo la photogallery].
Negli ultimi anni grazie a finanziamenti pubblici, regionali ed europei, è stato predisposto il restauro di questo mosaico, insieme a quello di altri 5 ambienti fra cui quello più grande della villa di oltre 80 mq ed è proseguita la campagna di scavi. Sono state inoltre realizzate opere infrastrutturali di vario genere, quali un edificio per le attività didattiche, uffici nell’edificio moderno che sorge in prossimità della villa, impianti per lo smaltimento delle acque e impianti di videosorveglianza. Ma l’intervento più imponente, indispensabile per la conservazione e la fruizione della villa, è stata la copertura definitiva dell’intero nucleo di ambienti a monte della S.S. 106. Grazie alla copertura è stato possibile realizzare una serie di percorsi sopraelevati che si snodano all’interno degli ambienti termali, consentendo l’apprezzamento dei mosaici e dei pavimenti a intarsi marmorei.
Per consentire una miglior salvaguardia di questi pregiati ornamenti è stata installata una stazione per il monitoraggio delle condizione microclimatiche e sono stati effettuati tutti gli interventi di restauro necessari alla conservazione delle parti dell’edificio rimaste fuori della copertura. E’ stato inoltre completato lo scavo archeologico del nucleo centrale del complesso, che ha portato alla luce, tra l’altro, nuove stanze con pavimenti a mosaico, ancora non visibili perché in attesa di restauro, e una grande vasca ad ornamento del giardino. Si sono poi estese le indagini geo-archeologiche nelle aree acquisite al patrimonio pubblico, che hanno dato interessanti risultati, confermando l’estensione dell’area archeologica ben oltre il nucleo centrale già conosciuto. Per consentire una migliore fruizione del monumento si è costruito un sottopassaggio che mette in relazione il nucleo a monte della S.S. 106 con il complesso a mare. Si ha così una visione unitaria la villa, separata arbitrariamente in due parti dal passaggio della strada statale jonica, che ne ha spezzato l’unità. Da qualche anno il sito archeologico ospita la messa in scena di rappresentazioni di teatro antico.
L’ORIGINE E LA SCOPERTA
La villa di Casignana fu abitata dal I al IV secolo d.C., epoca, quest’ultima, a cui risale un’importante ristrutturazione. Succesivamente abbandonata nel V, presenta però tracce di frequentazione fino al VII secolo. Circa la proprietà della villa si ritiene possa essere appartenuta ad un console romano o forse a un ricco proprietario terriero, una sorta di Trimalcione calabrese. Al IV secolo corrisponde la fase di massimo sviluppo dell’edificio che raggiunse allora un’estensione di 5000 mq. La villa fu riportata alla luce quasi casualmente nel 1963, durante i lavori per la messa in opera dell’acquedotto del Lovito. Purtroppo parte delle strutture e de pavimenti a mosaico, in quella occasione, andarono distrutti. A parte i primi circoscritti interventi, solo all’inizio degli anni Ottanta la Soprintendenza per i Beni archeologici della Calabria avviò i primi scavi, poi ripresi nel 1999 grazie a finanziamenti della Regione e comunque non facili da condurre a causa della posizione della villa praticamente tagliata in due dalla Ss. 106. Acquisizione di terreni circostanti, indagini geo-archeologiche, scavi e restauri hanno costituito poi le tappe obbligate per garantire la possibilità di nuove scoperte, oltre che la valorizzazione e la fruizione della Villa. La residenza, oltre ad una lussuosa parte abitativa, comprendeva anche due vasti impianti termali, fra i cui resti sono venuti alla luce numerosi e preziosi mosaici pavimentali. Fiore all’occhiello dell’area musiva è, nella zona delle terme orientali, la cosiddetta “Sala delle Nereidi” in cui si conserva un ampio mosaico pavimentale, a grandi tessere verdi e bianche, raffigurante un “thiasos” marino con quattro nereidi rispettivamente sedute sulla groppa di un leone, un toro, un cavallo, una tigre, tutti muniti di pinne secondo un’iconografia tipica dei mostri marini. Di grande rilievo anche la “Sala di Bacco” dotata di un mosaico che raffigura il dio in stato di ebbrezza sorretto da un satiro. E’ interessante rilevare la presenza del tema iconografico del vino, quanto mai significativa in una terra in cui si produce un’eccellenza enologica come il celebre vino Greco di Bianco, di antichissima origine. Sul versante marino della villa si trova un complesso residenziale con alcune sale decorate con mosaici pregiati, come la “Sala delle quattro stagioni” e la “Sala absidata”, il più grande ambiente finora venuto alla luce.
Con la caduta dell’impero romano d’occidente e le invasioni barbariche, la villa fu gradualmente abbandonata, ma diverse sepolture tra i ruderi della villa, e residui di ceramica oltre a tracce di focolari accesi sui pavimenti a mosaico, ci parlano di una continuità abitativa almeno fino al VII secolo d.C. Con la sua riscoperta in epoca moderna è iniziata una storia nuova, ricca di grandi potenzialità in termini di fruibilità e di nuove scoperte, ma occorre un impegno costante affinché questo che è senza dubbio uno dei centri di maggiore interesse archeologico di tutta la regione Calabria riesca ad imporsi all’interesse nazionale e internazionale come senza dubbio merita.*
PER VISITARLA: La villa di Casignana è aperta al pubblico tutto l’anno ed è visitabile dalle 8,30 alle 12,30: da Lunedi a Venerdi.
Per eventuali visite nei giorni di sabato e domenica oppure in orari pomeridiani, basta prenotare al n. 0964/1910888 la mattina (da lunedi a venerdi). Nei mesi estivi ( luglio, agosto e settembre) è aperta anche di pomeriggio. Ingresso: 3 euro.
* Uno speciale ringraziamento da FDS va all’ing. Antonio Crinò, appassionato divulgatore dei ‘tesori’ della Villa di Casignana, per aver messo a disposizione le immagini qui pubblicate.