Il Fondo Piccinni, istituito e curato dai suoi discendenti, custodisce manoscritti ed edizioni antiche del compositore oltre a diversi cimeli legati alla sua vita e alla sua famiglia
di Redazione FdS
Mentre la città di Bari è da anni alla ricerca del modo migliore per celebrare il compositore settecentesco Niccolò Piccinni, ovvero il suo figlio più illustre al quale sono intitolati il Conservatorio e il Teatro Comunale, apprendiamo dell’esistenza a Castelnuovo del Garda (Verona), di un Fondo intitolato al grande musicista e curato dai discendenti che dal 1961 si occupa ufficialmente di custodirne l’eredità musicale e i cimeli allo scopo di promuoverne la conoscenza nel nostro Paese e nel mondo: un lavoro tanto più apprezzabile perché non facile da farsi in Italia, Paese notoriamente dalla memoria corta. È infatti davvero un’ironia della sorte che un musicista del calibro di Piccini debba ancora attendere di essere più ampiamente divulgato presso il grande pubblico se si pensa che la fama de “La Checchina ossia la buona figliola”, sua opera buffa in tre atti su libretto di Carlo Goldoni, fu tale da giungere nell’America e nella Cina del XVIII secolo e da influenzare persino la moda del tempo, o se si considera quanto egli fosse ritenuto in tutta Europa un maestro indiscusso della celebre Scuola Napoletana, per secoli faro di arte musicale per i compositori del vecchio continente.
Tanto per avere un’idea del successo riscosso dalla sua opera più nota, che debuttò nel 1760 al Teatro delle Dame di Roma e di cui nel 2017 il musicologo calabrese Francesco Paolo Russo ha pubblicato l’edizione critica, è interessante ricordare quanto scrisse nel 1878 il biografo Gustave Le Brisoys Desnoiresterres: “Non si cantava, non si gorgheggiava in Roma che La Cecchina; fu cercata a furia dai grandi e piccoli teatri, capitò perfino in mezzo ai Burattini, che suonavano La Buona Figliola e attiravano a folla la buona società; tutto si chiamava “La Cecchina”, gli alberghi, le ville, i vestiti, e nel giorno di S. Pietro per qualche lasso di tempo i fuochi pirotecnici invariabilmente rappresentavano le scene della Cecchina accompagnate dalla musica che ne modulava la sinfonia (…). Nel 1778 i Gesuiti cacciati dalla Cina erano ritornati in Italia, e il padre Amoretti, di ritorno a Genova, pubblicò che taluni Gesuiti avevano portato a Pechino, fra le tante produzioni artistiche europee, la partitura della Cecchina che avevano fatto eseguire dinanzi all’imperatore della Cina, il quale si era così deliziosamente commosso da istituire una compagnia di musicanti incaricati soltanto di suonare la musica di questo spartito e che infine aveva fatto fabbricare da abili operai del paese una specie di teatro, facendovi sopra le mura dipingere tutte le scene della Cecchina, onde potesse in una volta vederla e sentirla”.
Che dire…roba da far impallidire una rockstar dei nostri giorni. A parte il fenomeno Cecchina, in realtà di Piccinni fu molto nota ai suoi contemporanei tutta la vasta produzione operistica che a Parigi – città dove visse nella seconda metà del ‘700, insegnò presso l’Académie Royale de Musique e morì nel 1800 – generò un vera e propria fazione di fan in acerrima contrapposizione a quelli del tedesco Christoph Willibald Gluck. Nella capitale francese gli fu inoltre affidata la direzione del Théâtre-Italien e poco dopo il suo arrivo fu introdotto alla corte di Luigi XVI per volere della regina Maria Antonietta che, oltre ad affidargli l’incarico di maestro privato di canto e di clavicembalo, a Versailles lo presentò all’imperatore Giuseppe II d’Asburgo-Lorena e lo iniziò alla massoneria nella celebre Loggia delle Nove Sorelle che annoverava tra i suoi membri figure come Benjamin Franklin, Thomas Jefferson e Voltaire, il grande filosofo illuminista per il cui elogio funebre Piccinni diresse le musiche nel 1779.
L’EREDITA’ DI UN GRANDE ARTISTA
Cosa resta oggi di tanta fama e ammirazione? Resta senza dubbio l’interesse degli addetti ai lavori – musicologi e musicisti – che curano edizioni critiche di partiture, produzioni discografiche e prime esecuzioni moderne (tra gli esperti pugliesi più attivi si possono citare il musicologo Dinko Fabris, il pianista Adriano Cirillo, che è anche Direttore Musicale del Fondo Piccinnni, la direttrice d’orchestra Grazia Bonasia e, sempre in Puglia, ha più volte portato in scena opere teatrali di Piccinni il noto Festival della Valle d’Itria di Martina Franca, mentre nel 2000 un Convegno Internazionale di Studi tenutosi a Bari ha prodotto un focus sulla figura e l’opera del grande compositore; infine da tre edizioni la Delegazione FAI di Bari, in collaborazione con il Museo Civico, organizza a gennaio il “Compleanno di Piccinni”, con tour guidati nei luoghi picciniani, esecuzioni di brani e installazioni), così come non mancano casi di saggistica come i due volumi di Alessio Anelli ”La musica massonica di Piccinni. L’immaginario muratorio del ‘700 nelle sue opere francesi” e “La Parigi segreta di Piccinni” pubblicati nel 2013-14 dall’editore Milella di Lecce, ma a mancare ancora è un festival musicale adeguatamente strutturato che si rivolga a esperti e grande pubblico come una fucina in grado di favorire lo studio e la riscoperta di opere inedite, un corretto inquadramento del carattere multiforme della sua produzione (che oltre alle più note opere buffe comprendeva numerose opere serie e diverse composizioni di musica sacra), senza escludere la creazione di un vivaio di giovani intepreti al fine di far accostare alla sua musica e al suo teatro le nuove generazioni di cantanti, strumentisti, scenografi, costumisti e registi.
Che tutto ciò non sia impossibile, che cioè esista un effettivo interesse del pubblico internazionale verso la musica italiana di quel periodo lo dimostrano i ”sold out” fatti registrare dai concerti di musiche della grande Scuola Napoletana promossi da Riccardo Muti nel cuore dell’Europa, dal Festival di Salisburgo all’Opèra Garnier di Parigi. Sarebbe infine opportuno rimettere in sesto la casa natale del musicista affacciata sulla storica Piazza Mercantile; casa che, se si esclude un breve periodo di utilizzo per scopi culturali, giace chiusa in attesa di un nuovo recupero che magari potrebbe riprendere l’idea di farne un centro di ricerca e un museo lanciata un secolo fa dallo scultore barese Gaetano Stella, proprietario dell’immobile poi donato al Comune.
DALL’ITALIA A PARIGI E RITORNO, PASSANDO PER IL BELGIO
Facendo ora un salto dalla Puglia al nord Italia, scopriamo – come si accennava all’inizio – l’esistenza di un Fondo Piccinni che custodisce musiche e cimeli del compositore giunti fino ad oggi attraverso i suoi discendenti, l’ultimo dei quali, Maximilien Seren-Piccinni – nato a Verona nel 1988, regista di prosa e di opere liriche, già pupillo di Zeffirelli e assistente di Monicelli – ne è il presidente. Alla base del Fondo – che oggi promuove la figura e la musica di Piccinni – c’è la storia di una famiglia cosmopolita che traendo origine dall’illustre capostipite, ha il suo ascendente diretto più remoto in Louis Alexandre Piccinni (1779-1850), compositore come suo nonno Niccolò e come lo zio Luigi (attivo alla corte di Svezia). Nel ‘900 invece, figura di rilievo ai fini della custodia delle memorie familiari è stata quella di Vittorio Piccinni, Conte di Taviano (1924-1996), nato in Belgio da Augusto Luigi Piccinni e dalla contessa Maria Luisa Caracciolo di Melissano. Appassionato di letteratura, musica lirica, pittura e giardini, era legatissimo a una dimora estiva, Villa Belvedere, che il padre aveva acquistato ad Alessano (Lecce).
A Vittorio si deve il salvataggio, durante l’ultimo conflitto mondiale, dei cimeli e delle opere d’arte dei Piccinni, che ottenne di poter nascondere nelle sale sotterranee del palazzo municipale di Mons, in Belgio, nel timore che i nazisti le trafugassero. Le sale furono murate e alla fine della guerra Vittorio, che era stato membro dell’esercito regio italiano, tornò nella casa di famiglia in Belgio per catalogare e archiviare tutto il materiale sopravvissuto con l’aiuto dei sette figli ed in particolare di Maria Luigia, nata a Bari ma anche cittadina belga, che alla morte del padre avrebbe ereditato la gestione del Fondo. Poiché l’occultamento, a causa dell’umidità delle sale, aveva arrecato non pochi danni ai materiali, Vittorio ottenne dall’amministrazione comunale un luogo dove poter radunare la collezione e porla sotto stretto controllo conservativo. Grazie all’impegno di Maria Luigia Piccinni, si evitò che quell’eredità storica venisse smembrata o venduta e così nel 1961 venne istituito il Fondo Niccolò Piccinni, con sede in Italia (parte dei materiali è però custodita ancora nel municipio di Mons), con lo scopo di salvaguardare e tramandare la memoria del compositore, i suoi oggetti, numerose sue opere originali e altre memorie dei discendenti. A fine anni novanta Maria Luigia ha promosso la creazione di un archivio digitale e dotato gli spazi fisici del Fondo di un sistema di depurazione dell’aria interna con un dispositivo idoneo a mantenere costanti umidità e temperatura. Dal 2018 il testimone è passato al nipote Maximilien Seren-Piccinni (nella foto sopra a dx), presidente del Fondo di cui Maria Luigia ha conservato la presidenza onoraria. Figlio di Antoinette Piccinni, danzatrice classica, e di Ruggero Seren, produttore cinematografico, Maximilien riunisce in sè le tradizioni di due grandi famiglie, quella dei Piccinni e quella dei bretoni Seren di Kerfily, una tra le più antiche famiglie di Francia approdata in Italia dopo le confische subite durante la Rivoluzione Francese.Quanto al contenuto del Fondo Piccinni, esso è costituito in gran parte da partiture e spartiti, libretti d’opera, documenti, oggetti vari legati alla vita di Niccolò Piccinni, monete, medaglie, incisioni, biografie, lettere e autografi del compositore e del nipote Louis Alexandre, ma comprende anche statue, bronzi, orologi e preziosi dipinti eseguiti da artisti italiani e francesi tra il XVI e XIX secolo, tra cui un San Paolo di Tebe di scuola caravaggesca napoletana rimasto al capezzale di Niccolò Piccinni fino alla sua morte. Non mancano diversi libri in prima edizione tra cui spiccano le edizioni originali delle opere letterarie di Gabriele D’Annunzio. Col tempo si sono aggiunte donazioni di privati tra cui preziose edizioni a stampa delle opere del musicista, in partitura, ma soprattutto in riduzione per canto e pianoforte, volumi biografici, registrazioni discografiche e libretti di opere piccinniane eseguite nel Novecento.
ATTIVITA’ CULTURALI DEL FONDO PICCINNI
Nel nome dell’illustre avo e ispirandosi al mecenatismo musicale messo in campo da Vittorio Piccinni in Belgio, Francia, Italia e Spagna, il Fondo – oggi Ente del Terzo Settore – fin dall’inizio ha organizzato in proprio e in collaborazione con altre istituzioni pubbliche e private, in Italia e all’estero, manifestazioni musicali, incontri con il pubblico, incontri didattici e mostre al fine di sostenere la cultura musicale, raccogliendo fondi ed elargendo dal 1976 ad oggi oltre 50 borse di studio destinate a giovani musicisti meno fortunati. Questa attività di sostegno ai ragazzi che non hanno la possibilità di approcciarsi economicamente al mondo della musica, seguendoli nel loro percorso formativo, è oggi confluita nel più strutturato progetto triennale “Piccinni per i Geni di domani 2022-204“ al quale si può contribuire attraverso un sistema di donazioni online.
Il lancio ufficiale di questo progetto internazionale di charity avrà luogo il prossimo 15 maggio 2022 nel corso del Piccinny Day che si terrà nella seicentesca Villa Moroni (ingresso da Via Papa Giovanni XXIII, 6), a Stezzano (Bergamo). La giornata, patrocinata dalla Regione Lombardia e dalla Provincia di Bergamo, si articolerà in due appuntamenti: si comincia alle 10.00 del mattino (ingresso libero) con il convegno internazionale “Piccinni. L’innovatore” (relatori Adriano Cirillo, Salvatore Dell’Atti, Fabio Larovere, Pierfranco Moliterni, Ingrid Schraffl), rivolto a tutti coloro che volessero conoscere o approfondire la figura e l’opera di questo genio musicale del ‘700.
Dalle 18.30 è previsto invece l’ingresso (su prenotazione) per il Piccinni Charity Gala, la cena di gala con concerto picciniano; nel corso della serata si terrà anche la cerimonia di consegna del 40° Premio Piccinni e delle borse di studio ai ragazzi vincitori del Concorso Lirico “Piccinni per i Geni di Domani” svoltosi al Conservatorio Gaetano Donizetti di Bergamo (2 borse sono elargite dal Fondo Piccinni e 1 dal Rotary Club Bergamo Hospital 1 GXXIII). Ispirata all’ideale fil rouge che unisce l’Opera con il Cinema, la serata vedrà la partecipazione straordinaria dell’attrice Sandra Milo, icona felliniana celebre nel mondo; il direttore d’orchestra Alberto Veronesi interverrà in veste di ambasciatore picciniano, mentre il soprano Carmela Remigio, soprano pescarese di fama internazionale, ritirerà il 40° Premio Piccinni; al pianoforte il M° Sem Cerritelli (tutte le info sui due eventi). Chairman del gala, Ranuccio Bastoni, giornalista e autore radio-televisivo. Per l’occasione un interessante elemento di innovazione tecnologica interagirà con le atmosfere d’epoca legate alla figura di Piccinni: si tratta della app Aria The AR Platform (scaricabile gratuitamente dalla rete) grazie alla quale sarà possibile vivere una esperienza immersiva nel mondo della cultura musicale rivoluzionaria di Niccolò Piccinni per l’intero triennio di eventi.
IL PREMIO PICCINNI
Legata alla storia del Fondo è quella del Premio Piccinni, un riconoscimento che la famiglia assegna da 40 edizioni ad artisti italiani e internazionali che si sono distinti nel repertorio operistico e classico. Istituito nel 1967 in Belgio, per volontà dei discendenti di Louis Alexandre Piccinni, nipote di Niccolò, e col patrocinio dell’amministrazione comunale di Mons, viene conferito dal Fondo Piccinni individuando il vincitore tra cinque candidature selezionate da una giuria onoraria costituita dalla Famiglia Piccinni e dai membri del Fondo. Conferito da sempre in splendide ville e teatri, consisteva inizialmente in un comune attestato su carta filigranata. Oggi il premio è la riproduzione in argento di una medaglia commemorativa in bronzo del 1823 disegnata da Armand Auguste Caqué e raffigurante l’effigie del compositore Niccolò Piccinni con il suo nome in latino. Tra le maggiori pesonalità insignite si annoverano alcuni tra i più grandi protagonisti del teatro lirico e della musica in generale: tra gli altri, il compositore Sylvano Bussotti, il tenore Carlo Bergonzi, il tenore Franco Corelli, il soprano francese Mady Mesplé, il baritono tedesco Dietrich Fischer-Dieskau, il regista Franco Zeffirelli, il soprano turco Leyla Gencer, il soprano australiano Joan Sutherland, il basso bulgaro Nicolaj Ghiaurov, il mezzosoprano tedesco Christa Ludwig, il direttore d’orchestra francese Georges Prêtre, il tenore svedese Nicolai Gedda.
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