di Redazione FdS
Il 10 giugno 2016, alle ore 21.00, a Bari, presso la Basilica Pontificia di S. Nicola, prima esecuzione assoluta di “Nicola e Deodato” leggenda per soli, coro e orchestra di fiati del compositore Nicola Scardicchio. La composizione sarà eseguita dal Complesso Bandistico Città di Palese e dal Coro della Polifonica Barese ‘Biagio Grimaldi’ diretti dal M° Sabino Manzo. Solisti: Giuseppe Naviglio (baritono), Giuseppe Ranoia (basso). Voce recitante: Armando Merenda. L’evento è stato organizzato dalla Polifonica Barese ‘Biagio Grimaldi’, istituzione musicale cittadina che quest’anno compie 90 anni di attività.
La nuova composizione di Scardicchio si basa sulla leggenda del miracolo con cui San Nicola restituisce ai genitori il fanciullo Deodato rapito dai Saraceni. L’opera è stata concepita con riferimenti alle sacre rappresentazioni medioevali dei miracoli dei santi con l’alternanza di momenti caratteristici, come musiche turchesche e momenti addirittura comici, insieme a momenti di maggiore espressione mistica.
La tradizione agiografica fa risalire il miracolo all’anno 826, quando i Saraceni, che spadroneggiavano nel Mediterraneo, conquistarono anche l’isola di Creta. La sera del cinque dicembre in chiesa si stavano celebrando i vespri in onore di San Nicola e tra i fedeli vi era anche un ragazzo di nome Basilio, figlio di un contadino molto devoto del santo di Myra. Improvvisamente una folta schiera di Saraceni irruppe nel tempio trucidando donne, vecchi e bambini. Le fanciulle e i giovani vennero invece catturati e portati via: fra essi c’era anche Basilio portato in dono all’emiro di Creta, che sosteneva le scorribande e i saccheggi dei Saraceni. Costui, colpito dalla bellezza del giovane, gli affidò il ruolo di coppiere alla sua tavola. Per Basilio iniziò così nuova vita, resa penosa dallo stato di schiavitù e dall’esilio.
Trascorso un anno, nel giorno della festa di S. Nicola, un’improvvisa malinconia colse il giovane che prese a piangere. L’emiro, ormai affezionatosi a lui, cercò di comprendere le ragioni di tale sconforto e Basilio gli confessò la propria preoccupazione per la sofferenza dei genitori dovuta alla sua scomparsa. Effettivamente la ricorrenza della festa del Santo a cui i suoi familiari erano molto devoti riusciva a stento a mascherare il loro dolore per la perdita di un figlio del quale più nulla avevano saputo. Ma la loro fede, riversata nella preghiera, sembrava predisporli all’attesa di un evento miracoloso in quella sacra ricorrenza. A Creta l’emiro cercò di distogliere il ragazzo dai suoi pensieri bui dicendogli molto cinicamente che nessuno avrebbe potuto aiutarlo a ritornare a casa, neppure quel Nicola così venerato dai suoi genitori. Stava per terminare la frase quand’ecco levarsi un vento improvviso che avvolse il giovane facendolo scomparire alla vista del suo carceriere e dei saraceni suoi commensali rimasti attoniti di fronte all’inaspettato prodigio.
Nello stesso istante i cani nel giardino del padre di Basilio cominciarono ad abbaiare andando incontro ad un giovane vestito da saraceno. Accolto con ospitalità in onore di San Nicola, non venne immediatamente riconosciuto, ma una volta in casa un improvviso bagliore di luce ne rivelò la vera identità, fra l’incredulità dei genitori e il disorientamento del ragazzo. Tante furono le domande che gli vennero rivolte ma egli riuscì solo a ricostruire gli ultimi attimi nel palazzo dell’emiro che precedettero il prodigio. Tutti compresero allora l’intervento salvifico del Santo e inneggiarono alla sua gloria. Il miracolo divenne celebre nel mondo occidentale e molti scrittori ne rielaborarono il racconto ribattezzando Deodato il giovane Basilio, e Marmorino l’emiro. La vicenda di Basilio/Deodato, ambientata in un Mediterraneo terrorizzato dai Saraceni, si annovera così fra i pezzi teatrali più antichi apparsi in Europa.