No al grande impianto di compostaggio industriale disposto dal comune di Melpignano: insorge il Forum Ambiente e Salute di Lecce e suggerisce soluzioni alternative

foto di Giovanni Enriquez, contrada Luca Giovanni

Puglia – Uno scorcio dell’area dove dovrebbe sorgere l’impianto di compostaggio – Ph. Giovanni Enriquez

di Redazione FdS

Il Forum Ambiente e Salute di Lecce ha reso noto con un comunicato inviato a tutti gli organi di stampa e a tutti gli enti amministrativi, locali e regionali, la propria opposizione al progetto di costruzione di un impianto industriale di compostaggio dei rifiuti umidi organici deciso dal comune di Melpignano (Lecce), impianto che gli ambientalisti non esitano a definire mefitico e pericoloso per l’integrità ecologica della zona in cui dovrebbe sorgere. Riportiamo di seguito nella sua interezza la lunga nota stampa:

“Grande e crescente è la giusta e purtroppo fondata preoccupazione tra i cittadini di Maglie e del circondario, Corigliano d’Otranto, Cutrofiano e Scorrano, per la recente disponibilità data dall’amministrazione di Melpignano ad accogliere un grosso impianto industriale per la compostazione dei rifiuti umidi organici – solitamente producenti percolato – di ben un terzo della Provincia di Lecce.

L’infelicissima idea vorrebbe far ubicare questo impianto in un luogo ben preciso che nei fatti è ben lontano dal centro urbano della città di Melpignano (circa 5 km), e ben più prossimo ai centri abitati di Cutrofiano e Corigliano d’Otranto, e praticamente quasi addossato a quello di Scorrano e Maglie (distanza solo 2 km, e a pochi metri di distanza dai confini amministrativi di Maglie). Una scelta ubicativa dunque anche ben poco etica e rispettosa dei paesi vicini, considerate le distanze. Il tutto in una contrada nei fatti rurale, quella chiamata dei “Chiani”, nei pressi di Masseria Cortidroso e della Pineta de lu Pumu, una preziosa area di pascoli rocciosi carsici connotata anche da antichi monumenti-megalitici, ben nota ai cittadini per la raccolta di erbe e funghi eduli; pascoli che giungono fin verso Masseria Torre-Mozza e quindi la bellissima, e rinomata dal punto di vista turistico e ricettivo, Masseria Appidè a Nord, e attraverso il vallone carsico “de lu Riu”, (masserie Pezzate, Luci, Nacrilli, ecc.), fino a Scorrano, a Sud.

Il sito di ubicazione ipotizzato per questo folle eco-mostro industriale, del tutto anacronistico e fuori luogo in quel contesto, è non lontano dalle storiche masserie Petrore e Francavilla. Contrada Francavilla è inoltre ben nota alla tradizione popolare per la leggenda che vi vorrebbe esser lì nata, in epoca romana, Santa Cesarea. E non lontano dalla bellissima e rinomata Masseria Casina e Villa di Luca Giovanni. Un’ area connotata da importanti pinete e boschi di querce di varie specie (“Oscu de lu Riu”, “Oscu de la Frasciola”, “Oscu de Sant’Elia (o Sant’ Ulia)”, “Oscu de la Signura” (o ‘Ca Giuvanni)), relitti dell’antica Foresta Belvedere e di Cutrofiano; non a caso per quel vasto comprensorio ricco di habitat prioritari tutelati dalla Direttiva Habitat 92/43 CEE, la Regione Puglia ha voluto con il nuovo PPTR (Piano Paesaggistico Territoriale Regionale) la nascita del Parco naturale dei Paduli-Foresta Belvedere, che indica una ben precisa e virtuosa direzione di sviluppo e valorizzazione per quel territorio oggi così assurdamente minacciato!

Lì si incontrano uliveti dove si produce un rinomato olio, famosi frantoi e mulini, nonché importanti attività pastorali. Maglie poi vi vede nel suo feudo la vicina presenza delle Masserie Muntarrune con la antica Chiesetta di San Donato, con la storica e caratteristica carrareccia chiamata “Via dell’Olio”; una zona di alte valenze agricole ma anche naturali, paesaggistiche, storiche, ed archeologiche, dove Maglie ha realizzato anche un parco verde periurbano, il Parco del Rio, da migliorare ancora ma che già indica la ben diversa vocazione dell’area che oggi Melpignano minaccia. L’area minacciata lì in feudo di Maglie è connotata da una residenzialità diffusa nei campi, come nel caso del quartiere bucolico di via Torre Mozza (zona delle strutture ludico-sportive di “Maglie 90”), che si ritroverebbero addossate all’impattante impianto. Una simile idea industriale in quel contesto va cassata subito, senza troppe tergiversazioni. Inoltre si tratta di aree geologicamente carsiche, (come mostrano alcune vicine importanti voragini con inghiottitoi, l’ “Avisu da Turre” e la “Vora Appidè”, in cui confluiscono dei rivi campestri dall’importante flora e fauna); aree pertanto molto critiche per la facilità di contaminazione da parte del percolato delle falde freatiche di acque potabili del sottosuolo; falde molto vulnerabili per la presenza di calcari fessurati molto permeabili.

Sul posto Melpignano ha realizzato un capannone per la differenziazione dei materiali negli anni passati, nulla a che vedere con l’impatto che avrebbe invece l’arrivo giornaliero di decine e decine di grossi mezzi di trasporto carichi di maleodorante rifiuto organico essudante nocivo percolato da trattare sempre sul posto. L’esperienza, balzata agli onori della cronaca, di Ariccia non lontano da Roma, in questi giorni, dove i cittadini son costretti a viver segregati in casa a causa di un impianto prossimo, proprio di compostaggio, costituendo un comitato di difesa “contro i miasmi” e definendo la loro terra una nuova “terra dei fuochi”, la mobilitazione di tanti cittadini, con al seguito schiere di medici, contro i mega impianti di compostaggio (come contro quelli ad essi “imparentati” del biogas), rappresentano precedenti che non possono essere ignorati oggi che un simile impianto mette a serio rischio la vivibilità e la fruibilità di un vasto territorio. Una discarica, non va dimenticato, emette insopportabili odori per i contenuti di materiale organico in putrefazione: CATTIVO ODORE=ARIA NOCIVA per la sopravvivenza! Non si dimentichi mai questa equivalenza quando si parla di impianti per il compostaggio in un sol luogo, con “montagne”, appunto, di rifiuto organico!

Del rifiuto urbano in materiale organico prodotto dalla provincia di Lecce, ben un terzo, pari ad oltre 30 000 tonnellate annue, sulla base di questa folle ipotesi amministrativo-progettuale, li si vorrebbero fare giungere e trattare, alle porte di Maglie e Scorrano. Se si volessero conferire lì solo i rifiuti organici di Melpignano, già ci sarebbe da discutere e valutare attentamente, qui invece si parla dei rifiuti di un terzo della Provincia: una montagna annua di mefitici rifiuti grondanti nocivo percolato! Ogni conferimento lì di rifiuti, anche di un solo sacchetto di immondizia superiore alla produzione di rifiuti del paese di Melpignano, costituirebbe una ipotesi del tutto intollerabile!

Inoltre la città di Maglie ha già conosciuto i mali vissuti dagli abitanti di Ariccia con cui solidarizziamo, prima della chiusura e dell’abbattimento dell’impianto di trattamento dei rifiuti tramite combustione di Copersalento, che tanta mobilitazione popolare ha sollevato in Maglie e nel circondario, e tanti danni, mali e sofferenze ha prodotto per anni; la stessa mobilitazione risollevatasi, fino a pochi giorni fa, contro l’ipotesi di un impianto, oggi scongiurato fortunatamente, per il trattamento dei rifiuti organici, e in quel caso combustione anche dello sporco biogas in loco, progettato sui suoli di Copersalento. Così i cittadini di Maglie già devono impegnarsi per la risoluzione dei problemi connessi ai miasmi provenienti dal mega depuratore consortile di San Sidero, prodotto di mala politica dei decenni passati, da cui hanno imparato a loro spese che ogni idea impattante ai danni del territorio deve essere combattuta sul nascere e cassata subito, unendo le forze, senza cadere nel gioco mistificatorio dei controlli del funzionamento dell’impianto e dei miglioramenti o riduzioni…tutte trovate sedative e di presa in giro della gente!

Fermare questo mega-impianto vuol dire salvare anche la filosofia della buona amministrazione del territorio e delle risorse pubbliche, nonché quella del buon “compostaggio”, che rischia ora di essere prostituito (come è stato per le energie rinnovabili) e trasformato in strumento di devastazione e speculazione industriale, ai nostri danni!

Enormi finanziamenti regionali sono sottesi a questi impianti, e fanno gola –  vien da pensare – per appalti e per alimentare politiche clientelari, tanto che le amministrazioni che, contro gli interessi veri dei cittadini e del loro territorio, stanno tentando di accaparrarsi questi finanziamenti, a volte affermano che c’è necessità di far questi nuovi impianti; lo dicono poiché vi sono comunità che avendo già accolto per anni rifiuti nel loro territorio si stanno opponendo alla riconversione degli impianti presenti nel verso del compostaggio, ben sapendo quali gravi impatti e disagi per i cittadini produrrebbe la creazione di simili maxi-impianti.

I finanziamenti regionali non devono andare nel verso della creazione di nuovi impianti in aree vergini, come è vergine l’area in questione, ma essere utilizzati, al più, per migliorare i mega-impianti per il trattamento della frazione organica dei rifiuti già esistenti, tre nella provincia di Lecce, i cosiddetti biostabilizzatori, esattamente tanti quanti i nuovi impianti di mega-compostaggio, o anche biogas annesso (si tratta di impianti che divengono anche centrali a biomasse; come se già non bastassero i miasmi di putrefazione, si aggiungono in tal caso anche le emissioni di combustione del biogas per produrre speculativi surplus di energia), che si vorrebbero realizzare in sostituzione dei biostabilizzatori nella provincia di Lecce sulla base del nuovo “Piano Rifiuti” regionale.

Spinta anche dalle pressioni di comitati ambientalisti e dalla maggiore eticità e fattibilità del tutto, la Regione Puglia per alcuni di tali biostabilizzatori sta operando per una loro riconversione ingegneristica in impianti di compostaggio. In tal modo non solo si eviterebbe di andare a compromettere nuove aree, ambientalizzando le strutture già esistenti del vecchio ciclo dei rifiuti invirtuoso, portandolo nel verso del “Ciclo Rifiuti Zero”, ma si eviterebbero doppi costi per comuni e doppie tasse per i cittadini, in cui si incorrerebbe mantenendo in piedi i già maleodoranti biostabilizzatori e costruendo ex novo altrove impianti di compostaggio.

Le ditte dei biostabilizzatori – dove già arriva tutto il rifiuto organico provinciale – hanno contratti decennali con i comuni del Salento, che i comuni dovranno ottemperare comunque; se si arriva ad una creazione ex novo di impianti di compostaggio, i comuni dovranno sottoscrivere altri contratti con le nuove ditte del compostaggio per un’ impiantistica complessiva che avrà fame di rifiuti, con capienze pari a circa il doppio, nella peggiore delle ipotesi, del quantitativo di rifiuti umidi urbani provinciali, col conseguente rischio di arrivo di rifiuti da altre aree extra-provinciali, o dell’uso anche degli scarti di agricoltura, o del prodotto di intere colture asservite alla pericolosa e chimico-industriale produzione di biomassa a danno dell’agricoltura salentina, da orientare, invece, virtuosamente nel verso del biologico e dell’agro-alimentare di qualità e tradizione, come celebrato a Maglie nel bel e famoso “Mercatino del Gusto” che si tiene in questi giorni estivi.

Bisogna uscire dal gioco e giogo dell’emergenzialismo con cui si cerca ancora di far passare questi grandi impianti, che una volta realizzati, si sa bene, diventano incontrollabili, grazie anche a periodiche “emergenze rifiuti” pilotabili a tavolino, che sottopongono i cittadini all’estenuante schiavitù dei controlli degli inquinanti e della mobilitazione perenne, rovinando così le loro esistenze, salute e qualità di vita.

Quanto sta avvenendo implica una riflessione sul compostaggio, per impedire che esso sia distorto per varie speculazioni. Quando vi viene detto che per chiudere il ciclo dei rifiuti comunque ci vuole un impianto anche piccolo, energivoro, anche da condominio (per chi non ha un giardino), che va ad energia elettrica o altra fonte sempre di energia, rispondete all’ “interessato” promotore: “ma poi il compost prodotto, non rimane mica nel condominio accumulandosi?! Non deve venire sempre un agricoltore a prenderselo?! E allora perché mi proponi di mettere in un condominio questo impianto, che costa un bel po’, consuma corrente elettrica ed emette odori non belli, quando posso accordarmi economicamente affinché il medesimo contadino non venga a prendersi il compost qui, ma già periodicamente venga a prelevare il rifiuto organico, che poi lui in campagna composterà, triturandolo al suolo come da sempre e secondo natura, diluendo i gas di compostaggio su vaste superfici, come da sempre si fa in agricoltura e natura, senza danni per nessuno, trasformando in profumo di umido ciò che accentrato trasformerei in mefitico ammorbante odore nauseabondo e vomitevole! Perché? Ovvio perché: per creare un inutile anello speculativo industriale in mezzo alla catena del ciclo rifiuti zero! No Grazie!”.

Queste riflessioni rivolgiamo alla politica delle maggioranze e delle opposizioni dei paesi coinvolti, e a tutti i cittadini, anche ovviamente di Melpignano, che vogliamo possa continuare a fregiarsi del titolo di “Comune Virtuoso” – titolo che questa azione recente, poco etica, di candidatura al mega-impianto, battezzato già dai cittadini eloquentemente “mega-bioputrefattore”, fa non poco vacillare – affinché tutti si proceda compatti nel verso della salvaguardia del paesaggio, della sua salubrità e piacevolezza, e a salvezza dello stesso compostaggio etico e a zero impatto, come del “Ciclo dei Rifiuti Zero”, percorso che oggi passa dall’auspicabile ritiro della candidatura irresponsabile data da Melpignano al mega-impianto e dalla messa in auge di politiche virtuose volte a favorire il compostaggio domestico che coinvolge gli agricoltori del territorio!

Così a tutti gli enti responsabili chiamati in causa- la Regione Puglia con i suoi assessorati all’Ambiente e alla Qualità ed Assetto del Territorio, ARPA Puglia (Agenzia Regionale per la Prevenzione e l’ Ambiente), Asl (Aziende Sanitarie Locali), Sindaci e loro amministrazioni di Melpignano, Maglie, Cutrofiano, Corigliano, e Scorrano, Provincia di Lecce e uffici coinvolti, Difensore Civico della Provincia di Lecce, (senatore Giorgio De Giuseppe), Soprintendenza ai Beni Culturali e Paesaggistici –  chiediamo anche alla luce dei recenti preoccupanti dati epidemiologici diffusi dal Dottore oncologo Giuseppe Serravezza dell’Ospedale di Casarano e presidente della LILT (Lega Italiana perla Lotta ai Tumori), e riguardanti proprio Maglie ed il suo circondario, di far ritirare e cassare del tutto ogni ipotesi ubicativa dell’impianto in questione nel territorio in oggetto.

In conclusione ricordiamo le giuste parole pronunciate recentemente del Direttore di Arpa Puglia, il Dottor Giorgio Assennato, che ha pubblicamente affermato, per delle aree salentine già sovraccariche di fonti industriali inquinanti e con quadri epidemiologici allarmanti: “non è tollerabile far accendere in aggiunta neppure un cerino!”, motivo per cui dobbiamo operare nell’area del sud Salento, tra Otranto, Maglie, Galatina e Gallipoli, nel verso dello spegnimento e chiusura di attività industriali insalubri, quali quelle connesse al trattamento accentrato di rifiuti, e non operare nel verso dell’aggiunta di altre attività produttive di nocive emissioni!”

Pineta ''de lu Pumu'', paesaggio Maglie-Melpignano a rischio

Puglia – Pineta ”de lu Pumu”, uno dei paesaggi a rischio fra Maglie e Melpignano

 

 

Rispondi

Il tuo indirizzo e-mail non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono segnalati *

*

Torna su