IL RESTAURATORE DEI DUE CAPOLAVORI GRECI DEL V° SEC. A.C. INTERVISTATO DAL BLOG PIEMONTESE “CITTA’ DI NOVARA”
di Redazione FdS
Tutto era iniziato quattro anni fa con l’avviso con cui il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, uno dei più importanti d’Italia, annunciava la sua imminente chiusura: “Il Museo, per lavori di restauro, è chiuso dal 01/11/2009 fino a termine lavori. I Bronzi di Riace ed altri reperti archeologici sono esposti presso il Palazzo Tommaso Campanella, sede del Consiglio Regionale della Calabria”. Proprio i celebri bronzi, soprattutto nel corso dell’ultimo anno, sono però finiti nel mirino di una serie di polemiche che, complici i ritardi nella riapertura del Museo sottoposto a un completo restyling, hanno animato i media nazionali che li volevano “abbandonati” al destino di un restauro – sia quello del Museo, loro sede naturale, sia quello riguardante le stesse due celebri statue – senza precisi limiti di tempo. Si è parlato della situazione delle due statue come di “una vergogna per l’Italia”, lasciate lì “pietosamente adagiate sul dorso, in una sede temporanea, senza alcuna indicazione per i turisti”, e c’è stato persino chi come i tre consiglieri messinesi di circoscrizione Paolo Barbera, Alessio Mancuso e Andrea Aliotta, insiema all’associazione EcoDem, aveva indetto lo scorso luglio una raccolta firme per trasferire le due opere a Messina, affinchè la città sullo Stretto potesse beneficiarne per la sua economia turistica anzichè lasciarli a Reggio, a Palazzo Campanella, “un luogo non esattamente idoneo a due patrimoni come questi”.
Ma ecco che improvvisamente, un’intervista a Nuccio Schepis – restauratore reggino che insieme a Paola Donati dell’ICR di Roma, ha minuziosamente rimosso la terra di fusione rimasta all’interno delle due statue – rilasciata ad Alessio Marrari, reggino doc di stanza a Novara dove gestisce il seguitissimo blog piemontese “Città di Novara“ , ha acceso una diversa luce su tutta la vicenda. Come avrete modo di ascoltare dalle parole del restauratore, i Bronzi non sono rimasti affatto abbandonati, ma da 4 anni vengono visitati quotidianamente a Palazzo Campanella da migliaia di turisti, italiani e stranieri, oltre ad essere contemporaneamente sottoposti ad un restauro che senza la soluzione del laboratorio-vetrina allestito ‘in situ’, si sarebbe dovuto svolgere fuori Reggio, e cioè a Roma o a Firenze. Insomma quello che emerge dalle parole di Schepis è un’operazione di minuziosa cura nei confronti dei due capolavori della statuaria greca che, una volta terminata, permetterà di ricollocarle nella sede museale originaria. Quest’ultima, nata dalla matita di Marcello Piacentini nel 1932, apparirà completamente rinnovata al suo interno con i quattro piani del palazzo visitabili in senso discendente, seguendo un percorso a ellisse che si articola dall’alto verso il basso attorno ad un’alta corte interna: un vano coperto a vetro e sostenuto da una complessa struttura reticolare di acciaio e carbonio – la cosiddetta tensegrity ispirata all’interior design e adatta ad una vasta superficie di copertura – che farà da piano calpestabile al rooftop, munito di servizi di ristorazione. Tutto in questa struttura centrale è stato pensato per creare un sistema di climatizzazione naturale ad impatto zero che interessa l’intero museo ed è basata sull’ “effetto camino” ottenuto sfruttando la differenza di temperatura che si crea tra il tetto battuto dal sole e l’aria fresca degli scantinati. Intanto la riapertura del Museo ha avuto una recente anteprima con la mostra ᅠ“Arte torna Arte – un patrimonio restituito” , allestita con le 108 opere confiscate al “re dei videopoker”, Gioacchino Campolo, il noto imprenditore reggino condannato a 18 anni di reclusione per associazione mafiosa. A gennaio 2014 è invece prevista una riapertura parziale con il rientro dei Bronzi di Riace e a maggio-giugno tutta la sede dovrebbe finalmente tornare a pieno regime.
LA VIDEO INTERVISTA diffusa su You Tube.