Nell’area dell’Acropoli dell’antica polis sono tornate alla luce una struttura destinata ai sacrifici e alcune offerte votive riferibili alla fase più antica della presenza greca. Riemersi anche alcuni preziosi manufatti votivi di epoca successiva
di Redazione FdS
Nel corso della tredicesima campagna di scavo della missione dell’Università Statale di Milano e della New York University svoltasi fra il 7 giugno e il 4 luglio a Selinunte, un team composto da più di 50 fra studenti e archeologi provenienti da otto diversi Paesi, ha individuato una struttura riferibile ad un’area sacra e offerte votive animali, oltre a manufatti preziosi in oro, argento e avorio. Lo scenario della scoperta è quello del comune siciliano di Castelvetrano, in provincia di Trapani, nell’area di quella che fu la rigogliosa città di Selinunte, subcolonia greca di Megara Hyblea, sorta nel VII sec. a.C. sulla costa sudoccidentale dell’isola ma destinata ad avere vita breve a causa dei Cartaginesi che la distrussero prima nel 409 e poi nel 250 a.C.
Diretto da Clemente Marconi, docente di Archeologia classica presso il Dipartimento di Beni Culturali e Ambientali dell’Università degli Studi di Milano, il team interdisciplinare di esperti è pervenuto a questa nuova scoperta archeologica concentrando la propria attenzione sulle due trincee aperte lo scorso anno lungo il lato sud del Tempio R e tra il lato ovest del Tempio R e il lato sud del Tempio C, ottenendo risultati riferibili alle fasi più antiche della presenza greca nell’area del grande santuario urbano e alle attività associate alla costruzione del Tempio R e del Tempio C.
E’ stata riportata alla luce innanzitutto la fronte ovest di un edificio di culto, una struttura rettilinea con fondazione in schegge di calcare e l’elevato in mattoni crudi la cui fronte est era stata localizzata già nel 2010. L’edificio aveva una lunghezza di 4.5 m, ed era posizionato subito a est del più recente Tempio R, con lo stesso orientamento est-ovest. Databile nell’ultimo quarto del VII secolo a.C., la struttura è stata rasata con cura in occasione della costruzione del Tempio R nel primo quarto del VI secolo a.C. La funzione sacrale di tale struttura, considerata il luogo di culto più antico della città, è stata ricavata sulla base della collocazione e dai materiali ad essa associati, tra i più antichi di matrice greca fin qui identificati a Selinunte. In particolare, notevole è stato il rinvenimento, nello strato di preparazione dell’area circostante, della deposizione votiva di un palco di cervo rosso (Cervus Elaphus) appartenuto ad un animale adulto e perfettamente conservato.
Si riferisce invece alla costruzione e all’uso del Tempio R – primo tempio monumentale della città, sorto nel primo quarto del VI secolo a.C. – la scoperta di due buche di palo utili al sollevamento dei blocchi della cella dell’edificio, e un altare cavo per libagioni perfettamente conservato, posizionato presso l’angolo sud-est del Tempio R. Da questo stesso contesto proviene anche la deposizione votiva di due corna di un toro (Bos Taurus) adulto di grandi dimensioni, una scoperta importante perchè si tratta della prima evidenza archeologica del sacrificio di tori nel grande santuario urbano di Selinunte. Nel tempio R è stata trovata anche la parte interna di un plettro di lira in osso che risale al VI o VII secolo avanti Cristo, e poiché negli anni scorsi stato rinvenuto anche un aulos, ciò potrebbe indicare che all’interno del tempio si faceva musica, ma non è escluso che si tratti di strumenti votivi.
Scavi presso il tempio C hanno invece consentito di rinvenire le fondazioni di questo edificio, rivelando come la visibile pendenza di questo settore dell’acropoli sia stata realizzata artificialmente in occasione della costruzione di questo tempio monumentale. I livelli riferibili alla realizzazione del Tempio C sono perfettamente conservati e sono una fonte preziosa per scoprire l’evoluzione del processo di costruzione della città, inclusa la realizzazione delle fondazioni e del crepidoma. Inoltre, è stato riportato alla luce un deposito votivo eccezionale, associato al cantiere, comprendente materiali in oro, argento e avorio. Tra gli oggetti ritrovati anche un falchetto egittizzante in faience di cui in Sicilia sono documentati solo altri due esemplari.
Gli scavi, codiretti da Rosalia Pumo, della New York university, riprenderanno il prossimo anno. Si sospetta – ha spiegato l’archeologa – tra i templi R e C ci possano essere altre due strutture anteriori al tempio R e gli indizi sembrano suggerirne la consacrazione a divinità femminili, una delle quali potrebbe forse essere Artemide.
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