di Redazione FdS
Il relitto di Anticitera, identificato agli inizi del Novecento al largo di una minuscola isola greca oggi nota col nome di Cerigotto – situata a sud del Peloponneso, tra l’isola di Cerigo e Creta – è ben noto agli amanti dell’archeologia e anche a quelli del mistero. Il perchè è presto detto: oltre ad aver restituito diversi pregevoli reperti archeologici, riservò una incredibile sorpresa: il 17 maggio 1902, l’ex ministro Greco della Cultura, Spyridon Stais, esaminando i manufatti che, prelevati dalla nave romana del I° sec. a.C., erano stati portati al Museo archeologico nazionale di Atene, si accorse che numerosi pezzi di bronzo corrosi a forma di ruote dentate recavano incise misteriose iscrizioni.
L’insieme fu detto Macchina di Anticitera (nella foto a sinistra, di Marsyas | CCBY2.5) che, considerata inizialmente una delle prime forme di orologio meccanizzato o un astrolabio, dopo un lungo studio si è rivelato essere il più antico calcolatore meccanico mai conosciuto, databile al II sec. a.C.; un sofisticato planetario mosso da ruote dentate, che permetteva di calcolare il sorgere del sole, le fasi lunari, i movimenti dei pianeti allora conosciuti, i giorni della settimana e le cadenze dei giochi olimpici.
Parte del prezioso carico, consistente in oggetti di varie epoche, come statue di bronzo e di marmo, gioielli, anfore, mobili e cristalli vari, fu a suo tempo recuperato: fra gli altri reperti, furono riportati in superficie un ‘discobolo’, un ‘efebo’ in bronzo (nella foto seguente, di B. Foley – fonte wikipedia) e una magnifica testa di filosofo (nella foto di apertura), tutti di fattura greca e risalenti al 340 a.C. Il recupero creò non poche difficoltà data la profondità del relitto (55 metri ) e ci furono anche alcuni eventi tragici come la morte di un sommozzatore e la paralisi di altri due date le inadeguate strumentazioni dell’epoca.
Seguirono altre ricerche nel dopoguerra e negli anni ’70 con la partecipazione anche del celebre esploratore e oceanografo francese Jacques Cousteau, che recuperò alcune monete coniate tra il 76 e il 67 a.C. In tempi recenti si è tornati a parlare del relitto di Anticitera nel 2012, allorquando alcuni archeologi fra cui Brendan Foley, della Woods Hole Oceanographic Institution degli Stati Uniti e Theotokis Theodoulou, dell’Agenzia greca per le Ricerche archeologiche sottomarine, sono tornati nella zona dell’antico naufragio avvalendosi della tecnologia ‘Rebreather’ che permette di raggiungere una maggiore profondità (70 metri) e di operare fino ad un massimo di tre ore; tempo sufficiente per esaminare tratti di fondo marino molto più ampi che in passato, alla ricerca di possibili altri reperti trascinati via dalle correnti marine.
L’ultima campagna d’indagine si è svolta fra il 15 settembre e il 7 ottobre scorsi: sempre capeggiati da Foley, i sub si sono immersi utilizzando telecamere montate a bordo di un veicolo sottomarino a propulsione autonoma (AUV), apparecchiature che hanno permesso di ricostruire una mappa tridimensionale del sito (a sinistra, nella foto della Woods Hole Oceanographic Institution). Ne è emerso il profilo di una nave di grandi dimensioni che doveva raggiungere i cinquanta metri di lunghezza, stazza a favore della quale depongono anche l’ancora ampia distesa di resti, le dimensioni delle àncore e del fasciame dello scafo. Fra gli altri nuovi reperti localizzati, emerge per dimensioni una lancia di bronzo di circa due metri di lunghezza che – secondo Foley – date le dimensioni e il peso, non dovette svolgere alcuna funzione pratica, appartenendo piuttosto a una qualche scultura di guerriero o della dea Atena. E’ probabile che tale supposto guerriero possa essere legato ai quattro cavalli di marmo (forse trainanti un carro) ripescati nel 1901. Tra i frammenti della nave sono inoltre state notate varie àncore in bronzo, lunghe oltre un metro, e un anello in bronzo del sartiame con frammenti di legno ancora attaccati.
Gli studiosi sono convinti che di questa nave tanto resti ancora da scoprire e che molta parte del suo carico sia ancora conservato nei sedimenti del fondo, e ciò soprattutto nell’ipotesi – sostenuta da Foley – secondo la quale ci troviamo di fronte al “più grande naufragio dell’antichità mai scoperto prima. Il Titanic del mondo antico”. Fra le varie supposizioni formulate intorno al viaggio di questa antica nave, la più accreditata sembra essere quella che la vuole affidataria di un carico prezioso che dall’Asia Minore era diretto a Roma, forse per una parata trionfale di Cesare. Geograficamente Anticitera si trova infatti sulla rotta che in tal caso la nave avrebbe dovuto percorrere, tragitto però intralciato da una qualche violenta tempesta che la mandò a schiantarsi sugli scogli dell’isola.
Ad ogni modo l’esplorazione non è ancora terminata ed è molto probabile che il 2015 – data della prossima missione finalizzata al recupero della parte restante del relitto – riservi nuove sorprese.