di Carlo Picca
Fra le novità arrivate sugli scaffali delle librerie in questo mese di febbraio troviamo il libro d’esordio di Mariano Rizzo – 31 anni, nato a Bari da genitori salentini – che dopo essersi a lungo occupato del “passato” degli esseri umani lavorando come archivista, paleografo e restauratore di libri antichi, ultimamente si sta dedicando al loro “futuro” studiando per diventare manager delle risorse umane. Di questo primo lavoro, pubblicato da Edizioni di Pagina (pp. 192, € 15,00) e frutto di un’intensa passione per la scrittura, s’impone immediatamente il seducente titolo, Storie di tenebre nella Storia di Puglia, anticipatore di atmosfere fosche ed enigmatiche, inconsuete eppure non estranee a una terra come quella pugliese, emblema stesso di solarità mediterranea. Un’ambivalenza ben richiamata anche dalla copertina del libro che riprende una splendida opera dell’artista salentino Piero Schirinzi, dal titolo Sinfonia degli opposti.
Una piacevole chiacchierata con l’Autore ci ha consentito di saperne di più sulla genesi di questo affascinante volume che senza dubbio cattura il lettore con la sua scrittura fortemente ”visiva”, radicata sull’uso sapiente di una lingua ricca di sfumature che non rinuncia a qualche sporadica espressione dialettale, suggestivo omaggio alla matrice locale delle vicende narrate. Scopriamo così che Storie di tenebre nella Storia di Puglia nasce da Legendae, il primo nucleo narrativo che Mariano ha creato anni addietro: “era un testo per un reading semiscenico – spiega – in cui venivano letti due racconti gotici ispirati a ‘leggende vere’, cioè realmente raccontate nelle città pugliesi in cui erano ambientati, però contestualizzate in precisi periodi storici accuratamente ricostruiti”.
Nell’arco di sette anni poi Rizzo ha continuato a scrivere, per cui i racconti sono diventati otto e li ha inseriti in una cornice narrativa complessiva, “come accade nelle Mille e una Notte o, più propriamente, nel Racconto dei Racconti di Giambattista Basile”. Così è nato questo libro, una sorta di fusione alchemica tra una raccolta di racconti garbatamente horror, la narrazione storica con tanto di apparato critico e il romanzo barocco. Ogni racconto è autoconclusivo, ma aggiunge un tassello alla trama di fondo, che alla fine sarà compresa nella sua interezza.
Addentrandoci nel testo, ognuno dei racconti che compone il libro porta con sé un carico di significati, sensazioni e connessioni anche con l’essere e il vissuto dell’artista. “Quello in cui più ho riversato me stesso è Il Piede dell’Angelo, ambientato in una provincia di Foggia rinascimentale, che collega due donne lontane tra loro nel tempo ma accomunate da un destino terribile”. Questo racconto dovrebbe in effetti ritenersi una storia di fantasmi, e forse lo è, ma può anche essere letto in molte altre maniere perché in esso l’autore ha riversato le sue paure, il suo vissuto, le sue passioni e tanto altro: “Quando lo leggo mi sembra di guardarmi allo specchio”, dice.
Nel suo lavoro letterario Rizzo ha diversi autori di riferimento, tutti di grande talento narrativo e amatissimi dagli appassionati dei generi gotico e fantastico, e sono Shirley Jackson, Ray Bradbury, Jan Potocki e Giambattista Basile, perché – sottolinea lo scrittore barese – “hanno saputo creare meravigliose storie di luci e ombre, che possono essere lette come testi gotici o al contempo l’esatto contrario”.
Una menzione c’è anche per Nikos Katzantzakis, “che ha descritto una Grecia onirica e metafisica che mi è servita da modello per dipingere la ‘mia’ Puglia”. E infatti, l’ingrediente principale di tutto il libro è senza dubbio proprio la Puglia, “non quella da cartolina dei Trulli, della Taranta e di Castel del Monte, – svela e precisa l’Autore – ma la Puglia più oscura, fatta di terre aride e solitudine, di sole che riverbera sul mare e di stagioni indecise, popolata da fantasmi veri o presunti e da tante creature che si nascondono nell’ombra”. E’ in questo contesto che si inseriscono tutte le storie create da Rizzo attingendo con cura allo sterminato patrimonio narrativo della sua regione, scegliendo le leggende più suggestive ed impressionanti e rivisitandole per conferire loro un tocco contemporaneo.
Luoghi, periodi e perfino molti personaggi sono reali e ricostruiti il più fedelmente possibile. Nelle pagine finali c’è anche un cospicuo apparato di note nelle quali vari temi vengono sviluppati. “Ho adottato uno stile ampiamente narrativo anche per esse, quindi possono essere lette a loro volta come storie. A conti fatti, questo libro è un gioco di scatole cinesi: storie nelle storie nella Storia!”.
Mariano Rizzo rivolge i contenuti di questo suo libro “a chiunque vorrà leggerlo, tenerlo tra le mani, apprezzarlo, criticarlo, regalarlo, gettarlo via perché l’ha infastidito o stringerlo al petto perché l’ha conquistato”, ma innanzitutto si augura vivamente di raggiungere il cuore di tanta gente, che – grazie alle sue pagine – potrà scoprire o riscoprire una Puglia insolita, vista attraverso una lente inedita e oscura, ma al tempo stesso piena di sentimento, passione e ironia, unici elementi davvero in grado di diradare tutte le ombre.
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