di Enzo Garofalo
Trasferta cittadina per l’Orchestra e il Coro del Teatro Petruzzelli di Bari che lo scorso 26 settembre è stata protagonista, nella Basilica Pontificia di S. Nicola, di uno degli appuntamenti di punta della rassegna Notti Sacre organizzata dalla Diocesi Bari-Bitonto. Un concerto memorabile per qualità dell’esecuzione e della direzione, a dispetto dell’eccentrica formulazione del programma, peraltro composto da tre capolavori, e di un’acustica che da sempre lascia a desiderare penalizzando l’ascolto soprattutto per il pubblico seduto nei posti più arretrati. Ciò non ha impedito di constatare il livello qualitativo raggiunto da questa orchestra che ne fa ormai una delle migliori realtà musicali del panorama nazionale.
In una Basilica gremita come non mai, la serata è iniziata con l’Ouverture dell’opera La clemenza di Tito, l’ultimo lavoro teatrale di Mozart composto su libretto di Caterino Mazzolà – a sua volta basato su un dramma di Pietro Metastasio – e rappresentato per la prima volta al Teatro degli Stati di Praga in occasione dei festeggiamenti per l’incoronazione di Leopoldo II a re di Boemia. L’Ouverture è un trionfo di melodie e di frasi maestose a cui l’Orchestra del Teatro Petruzzelli ha dato corpo in un’esecuzione di smagliante bellezza. A cesellare ogni frase, con umile rispetto della partitura sul leggio, l’eccellente direzione del maestro Michele Nitti che ha restituito al pubblico con rinnovata freschezza la celebre pagina mozartiana. Freschezza che direttore e orchestra sono tornati a profondere a piene mani anche nell’interpretazione della Missa in honorem Sanctissimae Trinitatis in Do maggiore Kv 167, un lavoro di limpidezza apollinea screziata di malinconica solennità, prodigiosamente scritto da Mozart all’età di 17 anni. Sei movimenti nei quali accanto all’Orchestra – stavolta in compagine più ridotta – ha brillato al meglio, per precisione e forza espressiva, il Coro del Teatro Petruzzelli, preparato dall’ottimo M° Franco Sebastiani.
Salto epocale e passaggio di atmosfere con la Sinfonia n.1 in Re magg. op: 25 “Classica” di Sergej Prokof’ev. Il musicista russo, allora 26enne, la compose nel 1917 nello stile di Haydn, la cui tecnica gli era diventata particolarmente familiare in seguito agli studi compiuti nella classe di Cerepnin. In questo lavoro trovò quindi manifestazione il desiderio di comporre – lo dichiara lo stesso Prokof’ev nella sua autobiografia – “una sinfonia in stile classico”, disegno realizzato senza elaborare temi di Haydn ma cercando piuttosto di crearne di propri nello spirito del compositore austriaco. Anche in questo caso, direttore e orchestra hanno “navigato” sereni – e con magnifico esito espressivo – fra pagine prive di contrasti drammatici, depositarie di una scrittura brillante e ricca di humour nella quale – come in pochi altri casi – si realizza il felicissimo incontro fra un linguaggio e un pensiero decisamente moderni e una tradizione percepita dall’autore con sincera intensità. Prevedibile, a fine serata, la risposta del pubblico il cui caldo entusiasmo è riecheggiato fragoroso tra le millenarie colonne della Basilica.