Orfeo e le Sirene: il capolavoro della Magna Grecia presto sarà al Museo di Taranto

di Redazione FdS

Nel 2015 vi raccontammo la storia di questo straordinario gruppo scultoreo, del suo trafugamento avvenuto negli anni ’70 nel territorio di Taranto, del suo espatrio illegale negli Stati Uniti dove per 46 anni è rimasto esposto nelle sale del Getty Museum, a Los Angeles. Orfeo e le Sirene (statue in terracotta, originariamente policrome, a grandezza naturale del IV secolo a.C.) sono un pezzo di storia e di arte della Magna Grecia strappato al suo contesto di origine e pertanto sottratto a una possibilità di studio più completa da parte degli archeologi. Quindici anni fa l’inizio di un braccio di ferro tra lo Stato Italiano e il Museo, poi un lungo silenzio istituzionale e, finalmente, pochi giorni fa il rientro in patria grazie anche alla collaborazione delle autorità giudiziarie americane. Questa mattina si è tenuta la presentazione ufficiale a Roma presso il Museo dell’Arte Salvata, dove i presenti hanno potuto ammirare la potenza espressiva del gruppo scultoreo: Orfeo, il mitico cantore trace, che i greci ponevano fra i capostipiti della loro tradizione poetica e musicale, sembra quasi animato dal soffio vitale del respiro sulle labbra dischiuse fino a mostrare i denti, mentre seduto imbraccia la sua apollinea lira (attributo purtroppo perduto) al cospetto di due sirene (Molpe ed Aglaophonos) sedotte dalla musica del divino cantore; due creature inquietanti che – narra il mito – dopo l’inziale incanto, indispettite e umiliate per essere state vinte da Orfeo, si gettano dagli scogli in mare con i loro strumenti.

Orfeo, oltre che poeta-cantore è anche l’iniziato ai sacri misteri, capace di incantare gli animali con la sua musica, di compiere il viaggio dell’anima lungo gli oscuri sentieri della morte e di far ritorno nel mondo dei vivi. Anche le sirene, uccelli rapaci col volto di donna, sono creature legate al mondo dei morti, non a caso le troviamo stazionare alle porte dell’Ade col compito di consolare le anime dei defunti grazie al loro dolce canto e di accompagnarle nell’Aldilà, oppure sugli scogli pronte ad attirare con il loro canto irresistibile i marinai verso la morte. Ecco perché si ritiene che questo gruppo statuario sia riconducibile a un ambito funerario (probabilmente una tomba monumentale); anzi, è possibile, secondo alcuni, che l’uomo raffigurato nelle vesti di Orfeo non sia altro che un comune mortale, magari lo stesso titolare della tomba presumibilmente adornata dal gruppo statuario: potrebbe essere stato un poeta o comunque qualcuno vicino alla misteriosa corrente religiosa dell’Orfismo, sorta in Grecia intorno al VI sec. a.C. ma particolarmente diffusa nell’Italia meridionale. Certo il gruppo di Orfeo e le Sirene costituisce pressoché un unicum nel campo della coroplastica greca finora nota, in quanto mancano raffronti immediati, e questo ha sollevato in qualcuno dei dubbi sulla autenticità delle tre statue; ma indagini sui materiali già svolte negli Stati Uniti hanno finora smentito l’ipotesi di un falso. Del resto, come evidenziato da alcuni studiosi, i confronti con gruppi monumentali in terracotta rinvenuti nell’Italia centrale e meridionale e le raffigurazioni disponibili sui reperti ceramici di produzione apula, che documentano la presenza di statue decorative in terracotta sulle tombe monumentali di Taranto, ne avvallerebbero provenienza e autenticità. Ad ogni modo, il rientro in Italia offrirà certamente occasione per ulteriori studi e approfondimenti.

Il gruppo stazionerà in mostra al Museo dell’Arte Salvata di Roma per un certo periodo per poi approdare al Museo Archeologico Nazionale di Taranto (MArTA) dove avrà la sua prestigiosa sede definitiva. Torna così nel territorio dal quale è stato strappato, entrando nel patrimonio del museo che ospita numerosi altri capolavori della civiltà magno-greca che nella città jonica ebbe uno dei suoi più importanti epicentri.

Il rimpatrio dell’opera è stato possibile grazie alla complessa attività investigativa condotta in Italia e all’estero dall’arma dei Carabinieri della Sezione Archeologia del Reparto Operativo – Comando per la Tutela del Patrimonio Culturale, coordinata dalla Procura della Repubblica di Taranto, in collaborazione con le autorità americane.

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Video e immagine (di Emanuele Antonio Minerva e Agnese Sbaffi) © Ufficio Stampa e Comunicazione MiC
 

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