di Redazione FdS
Arriva da Chicago, pubblicata sull’ultimo numero del bollettino della Chicago Herpetological Society, la notizia del primo caso al mondo di autocannibalismo riscontrato in una vipera (a sin. l’immagine del rettile, tratta dal Bollettino). L’evento è stato rilevato nel 2014 a circa sei Km a Sud-Est di Gallipoli (Lecce), nota località marittima del Salento, ma solo ora è stato divulgato. Protagonista un esemplare femmina di Vipera aspis ritrovato in un ambiente retrodunale fra il mare ed una foresta di pini marittimi. Una presenza faunistica non certo inattesa in quella zona, essendo già stata avvistata in almeno altre tre località della provincia di Lecce. L’animale era in ottime condizioni di salute al momento del ritrovamento; è stato quindi temporaneamente rimosso dal suo habitat perchè, avvistato da alcune persone, si trovava esposto al forte rischio di essere ucciso.
La scelta di porla in salvo per poi reimmetterla in libertà la settimana successiva sembra sia costata carissima alla povera vipera. Collocata in un terrario standard (70-85% di umidità), presso il Centro provinciale di ricovero per la fauna Selvatica di Lecce, dopo cinque giorni di cattività, la vipera è stata trovata morta, dopo aver ingerito più di un quarto del proprio corpo. A quel punto non è rimasto altro da fare che trattarla con una soluzione a base di etanolo in modo da garantirne la conservazione e affidarla al Museo di Storia Naturale del Salento che ha sede a Calimera (Lecce), dove è stata presa in consegna dall’erpetologo Piero Carlino. Secondo il prof. Olivier S. G. Pauwels del Département des Vertébrés Récents, presso l’Institut Royal des Sciences naturelles de Belgique di Bruxelles, sembra che questo raro comportamento possa essere causato dal forte stress generato dallo stato di cattività, circostanza che può aver riguardato proprio il caso pugliese.
Come hanno scritto gli esperti nel bollettino di erpetologia, questo caso è il primo di autocannibalismo riscontrato in una Vipera aspis. Un tale comportamento suicida, chiamato anche autofagia – evidenziano gli esperti – è stato a volte osservato in serpenti, ma è raramente correttamente documentato.
Particolare curioso: l’attitudine assunta dal rettile nell’atto di autofagìa, ricorda il simbolo antichissimo dell’Uroboro o Ouroboros, presente nella cultura Occidentale come in quella Orientale, che rappresenta un serpente che si morde la coda, formando un cerchio senza inizio né fine. Apparentemente immobile, ma in eterno movimento, simboleggia l’energia universale che si consuma e si rinnova di continuo, la natura ciclica delle cose, quindi l’Unità primordiale e la Totalità del Tutto, l’Infinito e l’Eternità, il Tempo ciclico e l’Eterno ritorno, l’Immortalità e la Perfezione.
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