Palazzo Cocozza di Montanara: a Caserta sei secoli di storia e bellezza

Scorcio del giardino di Palazzo Cocozza di Montanara con tempietto classico a pianta circolare – Ph. Vincenzo Di Nuzzo

di Redazione FdS

In un tratto di quella che in epoca romana fu l’area suburbana dell’antica Capua, vocata al culto di Giove Tifatino, si trova il borgo medievale di Piedimonte di Casolla, frazione di Caserta; un aggregato di poche case che formano il più piccolo dei casali appartenenti alla cittadina della celebre Reggia. Pressoché intatta è la struttura medievale del borgo, sorto intorno all’anno mille lungo la direttrice che un tempo, tra macchie di querce, olmi e gelsi, conduceva a Casertavecchia. Qui, accanto ad abitazioni che conservano ancora l’aura nobile del tempo in cui il borgo era meta di poeti, filosofi e letterati ospitati nel ‘500 da Gian Francesco Alois, poeta e gentiluomo di Piedimonte decapitato e bruciato per eresia dall’Inquisizione, sorge il Palazzo Cocozza di Montanara, nuova meta del nostro viaggio tra le dimore storiche del casertano affidate alle cure dell’Associazione GIA.D.A. (Giardini e Dimore dell’Armonia). Il prossimo 14 maggio, a partire dalle ore 10.00, il suo meraviglioso giardino di circa 10.000 metri quadrati, suggestivo connubio di stile formale e informale, sarà aperto per una serie di visite guidate.
 

Veduta aerea di Palazzo Cocozza di Montanara, con scorcio del giardino – Ph. Roberta Ciuccio

L’edificio, oggi di proprietà dei signori Scalzone, risale alla seconda metà del ‘400. La ricerca storica mostra come esso sia passato da fortezza tardo-medievale, a palazzo rinascimentale e, infine, a dimora di campagna e luogo di riposo. Appartenuto in origine alla famiglia casertana dei conti della Ratta che, per ragioni difensive, lo trasformarono in Casa di Guardia, passò in seguito alla famiglia D’Amico, quindi ai Tomasi e, attraverso legami di parentela, venne poi ereditato dai Cocozza, il cui stemma (sul quale campeggiano una zucca – cocozza in vernacolo – e le iniziali FF di fidelis familia) sovrasta l’imponente portale d’ingresso aperto sulla facciata principale che, con le sue cornici in piperno, è databile a non oltre il XVII secolo, limite ultimo di utilizzo di questa pietra nella zona di Casolla e a Caserta. L’antico nome dei Cocozza era de Cucubertis; provenienti dal bresciano, giunsero a Napoli agli inizi del Quattrocento con il conte Piergianni, capitano di lance a cavallo di Ladislao di Durazzo; dal Cinquecento al Settecento si distinsero in ambito militare, civile ed ecclesiastico e furono signori di numerosi feudi sparsi tra i territori di Napoli e Caserta.
 

Stemma della nobile famiglia dei Marchesi Cocozza di Montanara – Ph. Roberta Ciuccio

Molte delle finestre quadrotte che, fino a tutto l’800, punteggiavano la facciata, vennero successivamente rimpiazzate da finestre di gusto neo catalano per volere della Marchesa Cocozza. Un antico torrione semicircolare, con funzione di torre di avvistamento, spicca sul prospetto principale, idealmente retto da un leone stiloforo di reimpiego forse proveniente dal portale di una chiesa romanica. Nell’atrio del palazzo sono dipinti stemmi araldici ancora visibili.
 

Torrione semicircolare su leone stiloforo – Ph. Roberta Ciuccio

Con pianta a U e distribuito su tre livelli, il palazzo presenta una corte centrale sistemata a giardino, secondo lo stile all’italiana. Vi si accede dall’ingresso principale, mentre agli appartamenti, completamente rifatti tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo, si accede tramite una scala settecentesca, dalla balaustra traforata di derivazione sanfeliciana, simile per disegno e copertura e volte a crociera ad altre coeve.
 

Scala settecentesca che porta agli appartamenti del piano nobile – Ph. Roberta Ciuccio

Sulla corte affacciano le tre ali distinte, che caratterizzano l’impianto a U del Palazzo, di cui quella centrale accoglie gli appartamenti di rappresentanza, quella su via Cupa a San Pietro ad Montes è quasi interamente destinata a luoghi di lavoro e l’altra parte, (parzialmente demolita per un incendio del 1860, durante uno scontro con gli invasori Garibaldino-piemontesi) presenta resti di una collèra (edificio adibito all’essicazione di colle animali prodotte da grassi e nervi) forse facente parte del complesso del palazzo con monofore strette e lunghe sulle quali erano collocate delle aste di legno, in orizzontale, per l’essicazione, e pareti esterne in mattoni a vista grezzi, tipiche della struttura-tipo della collèra, a differenza delle pareti intonacate del palazzo.
 

Antica grata e dettaglio scultoreo – Ph. Roberta Ciuccio

Il corpo principale dell’edificio si articola su tre livelli distinti: l’ingresso principale a livello della corte, un piano nobile caratterizzato da una sequenza di ambienti di rappresentanza con doppio affaccio su via Montanara e sul giardino e un ultimo piano, dal quale è possibile ammirare Casertavecchia, Casolla e a distanza Caserta. Gli ambienti del piano nobile mantengono dettagli originali come parti di pavimentazione in cotto misto a maioliche dipinte a mano, un tratto conclusivo di scale realizzate in piperno, alcuni infissi, e cornici di pietre in tufo.
 

Scorcio del giardino all’italiana annesso alla corte del Palazzo – Ph. Roberta Ciuccio

Dal cortile si accede, attraverso uno scenografico portale sempre in piperno, sormontato da una merlatura in tufo grigio, al secondo giardino, in stile “romantico”. Tale spazio verde, articolato in cinque livelli terrazzati, accoglie un notevole patrimonio botanico, caratterizzato da specie mediterranee ed esotiche rappresentate da esemplari plurisecolari, un laghetto e una serie di elementi scultorei (un pozzo, nove fontane, un obelisco, un tempietto ionico a pianta circolare) a rievocazione del mondo classico.
 

Portale di accesso al secondo giardino, in stile “romantico” – Ph. Vincenzo Di Nuzzo

Vi si ritrovano, in particolare, quinte di Laurus nobilis (alloro) e Quercus ilex (leccio), potate secondo i dettami dell’ars topiaria, una collezione di Lavande (angustifolia, vera, dentata, etc.), moltissime specie di Rose, Myrtus e Wisteria (glicini).
 

Scorcio del giardino con rose, palme e varie altre essenze – Ph. Vincenzo di Nuzzo

Sul lato opposto della strada, di fronte al palazzo sorge la cappella privata dei Cocozza, dedicata a San Rocco.
 

Stemma pavimentale del casato nella cappella privata dei Cocozza di Montanara – Ph. Roberta Ciuccio

L’area verde adiacente è sistemata ad aranceto produttivo, ed è punteggiata da Phoenix canariensis (palme delle Canarie). Altre palme (Phoenix roebelenii e Archontophoenix cunninghamiana) sono ospitate in “caisses de Versailles” nell’accogliente serra, utilizzata come Giardino d’Inverno.
 

Part. della serra utilizzata come winter garden – Ph. Vincenzo Di Nuzzo

L’attuale sistemazione paesaggistica è opera recente dell’architetto inglese Peter Curzon, mentre controversa è l’attribuzione dell’impianto originario, oggetto di disamina da parte dei critici e degli storici dei giardini. Sembra tuttavia certo che il giardino sia il risultato della metamorfosi in chiave paesaggistica di un’area un tempo coltivata a orti e a canapa; cambiamento avvenuto agli inizi del 900, quando la Marchesa Luisa Cocozza scelse di trasformare il luogo in una pregevole sede di villeggiatura imprimendogli il gusto eclettico dell’epoca.
 

Vasca settecentesca, elemento classico nel giardino all’italiana – Ph. Vincenzo Di Nuzzo

Nella rivisitazione contemporanea di Curzon un ruolo di primo piano hanno le numerose Rose ‘Ronsard’ scenograficamente disposte accanto ad Agapanthus azzurri, aranci con bordure di Abelia, Anemone japonica e Leonotis leonurus, lecci, Phoenix Canariensis, cedri, pini, melograni e siepi fiorite, che insieme danno forma a un affascinante giardino romantico.
 

Scorcio del giardino, scrigno di biodiversità – Ph. Vincenzo Di Nuzzo

Un elemento caratterizzante il giardino di Palazzo Cocozza di Montanara e la abbondante presenza di acqua che, convogliata un tempo dall’Acquedotto Carolino, si raccoglieva in una grande vasca di tufo da cui si diramava poi in numerose fontane, ancor oggi esistenti.
 

Uno dei numerosi viali del giardino – Ph. Vincenzo Di Nuzzo

Nel 1970, Pier Paolo Pasolini utilizzò il palazzo e il giardino per girarvi la novella di “Riccardo e Caterina” del suo Decameron, ravvisando nel luogo quella luminosa e sensuale aura che ben si addiceva alle vicende dei due giovani amanti Caterina di Valbona e Ricciardo Manardi narrate da Giovanni Boccaccio.

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VIDEO – PALAZZO COCOZZA DI MONTANARA
 

Palazzo Cocozza di Montanara, Piedimonte di Casolla (Caserta)
Via Parrocchia
Orario visite guidate 14 maggio:
mattina 10:00 e 11.30
pomeriggio: 16:30 e 18:00
Ticket euro 10 (dai 18 anni in su)
Prenotazione al 333.4040198
Info: associazionegiada@yahoo.it

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