di Redazione FdS
Eravamo rimasti alle dichiarazioni del vicepresidente della provincia di Reggio Calabria Giovanni Verduci dello scorso 4 febbraio con cui si annuciava per l’indomani una riunione tecnico-operativa per approntare in tempi rapidissimi gli interventi a salvaguardia del parco archeologico di Kaulonia, antica città magno-greca in territorio di Monasterace (Reggio Calabria) che da dicembre sta subendo danni irreparabili a causa dell’azione del mare contro il terrreno su cui gravita l’area di scavo ricca di reperti preziosi come gli splendidi mosaici con delfini e draghi marini scoperti di recente dall’archeologo Francesco Cuteri. Le dichiarazioni di Verduci conseguivano allo stanziamento d’urgenza da parte del Mibact, allora retto da Massimo Bray, della somma di 300 mila euro, a cui erano andati ad aggiungersi quello di 60 mila da parte della Provincia e quello di 25 mila da parte della Soprintendenza archeologica.
Dopo questo annuncio, nulla di immediatamente operativo è accaduto, a parte il recente cambio della guardia ai vertici politici del Mibact. Si può immaginare quanto questo abbia gettato nello sconforto quanti hanno a cuore il destino del parco archeologico di Kaulonia, al punto che domenica scorsa 23 febbraio è stato indetto un sit-in nell’area degli scavi proprio per protestare contro questo inspiegabile e pericoloso stallo. Come c’era da aspettarsi quest’ennesima chiamata “alle armi” non ha avuto il necessario riscontro perchè alla lunga i cittadini tendono a scoraggiarsi e a rassegnarsi di fronte alla mancanza di risposte da parte delle istituzioni, il che non fa che rendere ancora più cupo il destino di questo prezioso bene culturale al quale stanno dedicando anni del loro lavoro di ricerca studiosi di varie parti del mondo. Il rischio infatti che nuove mareggiate procurino altri danni al sito rimane altissimo in assenza di opere di messa in sicurezza.
Nonostante lo scarso afflusso di sostenitori, al sit-in di domenica scorsa non sono mancati alcuni striscioni sarcastici del tipo “Restaurate il mosaico della burocrazia” proprio per protestare contro lungaggini che già hanno prodotto dei danni quando si annunciò da Roma l’intervento della Protezione Civile, poi mai avvenuto, e si lasciò che il mare divorasse la costa buttando giù sulla battigia parte di un quartiere dell’antica città. Ora gli abitanti di Monasterace – i cui sentimenti sono interpretati soprattutto dall’associazione ‘Monasterace nel cuore’ che da anni si batte per la tutela dell’area archeologica – chiedono che i fondi disponibili siano utilizzati immediatamente nell’attesa che venga pubblicato il bando regionale per la protezione delle coste, tenuto conto che il mare non fa concessioni sui tempi della sua azione distruttrice.
Gianpiero Taverniti, patron dell’associazione, denuncia a gran voce l’atteggiamento di istituzioni “zavorrate dalla burocrazia e dall’indifferenza.” E incalza: “ci dicano chiaramente se stanno aspettando che il tempio finisca sulla spiaggia, almeno ci rassegniamo!” I manifestanti hanno chiesto anche le dimissioni di Silvana Iannelli, direttrice del Museo Archeologico di Monasterace: “Se ci saranno nuove mareggiate e nuovi danni – chiarisce Taverniti – ne dovrà rispondere chi poteva fare qualcosa per la salvaguardia e non lo ha fatto!”
In conclusione non si hanno al momento notizie del progetto affidato ai tecnici alla Provincia e circolano voci che potrebbe volerci il mese di giugno per l’avvio dei lavori. Un quadro disperante a cui fa da contraltare l’azione imprevedibile del mare, come aveva ben valutato l’ex Ministro Bray che aveva espressamente richiesto a tutti gli attori di questa vicenda di intervenire subito per la messa in sicurezza dell’area senza aspettare gli esiti del piano regionale sulla protezione delle coste. Che Poseidone salvi Kaulonia!