di Redazione FdS
A Pompei l’ardore mai spento del vulcano compete con quello degli amori lascivi di Giove e la città vesuviana torna a parlarci con uno dei linguaggi ad essa più congeniali, quello della sensualità e dell’erotismo. Del resto ciò si addice a una città consacrata a Venere. Lo fa attraverso un mito che per gli antichi fu allegoria della potenza generatrice e dell’incontro-scontro fra i sessi: il mito di Leda e il Cigno, nella cui narrazione il re degli dei, trasformatosi nel bianco volatile, si accoppia con Leda, moglie di Tindaro re di Sparta, anch’egli unitosi con la donna nella stessa notte. Dal doppio amplesso, nasceranno, fuoriuscendo da uova, i gemelli Castore e Polluce (i Dioscuri), Elena – futura moglie di Menelao re di Sparta e causa della guerra di Troia – e Clitennestra, poi sposa (e assassina) di Agamennone, re di Argo e fratello di Menelao. Un mito che ha affascinato artisti d’ogni tempo, da Michelangelo, a Leonardo, a Tintoretto, a Cézanne, e che potenziato dal fascino di colori brillanti scampati al trascorrere dei millenni, torna ora a sedurci attraverso un affresco riaffiorato dai nuovi scavi in corso nella Regio V di Pompei. Il luogo del ritrovamento è un cubiculum (camera da letto) della stessa domus in Via del Vesuvio nella quale, durante la scorsa estate, è stato individuato l’affresco di un Priapo simile a quello, celebre, della vicina Casa dei Vettii.
Pompei si arricchisce così di un’altra splendida immagine femminile, che va ad unirsi a quelle di una matrona raffigurata in un tondo e di Venere con Adone ed Eros (nelle due foto seguenti), rinvenuti nella Casa del Giardino, i cui ambienti sono stati anch’essi recentemente esplorati.
Il Direttore del Parco Archeologico di Pompei, Massimo Osanna, ha definito l’affresco con Leda un’opera di altissima qualità esecutiva, scoperta “durante i lavori di riprofilatura dei fronti di scavo”, una delle operazioni finanziate coi fondi europei dal grande Progetto Pompei, i cui lavori sono in corso nella Regio V dell’antica città vesuviana. I caratteri e la fattura di questo ritratto di Leda – ha spiegato Osanna – “lo rendono unico e eccezionale, perché diverso da tutti gli altri fino ad oggi ritrovati in altre case”.
A Pompei la vicenda di Giove e Leda ha infatti sempre goduto di una certa popolarità, dato che la si ritrova attestata in varie domus, con iconografie mutevoli ma nelle quali di solito la donna è stante e non colta nell’atto del congiungimento carnale col dio, dominante invece nell’affresco appena ritrovato. Numerosi sono gli esempi di residenze pompeiane in cui ricorre questo soggetto mitologico: dalla Casa del Citarista, a quelle della Venere in conchiglia, della Regina Margherita, di Meleagro, dei Capitelli Colorati o di Arianna, della Caccia Antica, di Fabio Rufo, della Fontana d’Amore, di L. Rapinasius Optatus e degli Amorini Dorati. Ritroviamo lo stesso mito anche in affreschi staccati da Ercolano e da Villa Arianna a Stabia, oggi al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, e, a conferma della popolarità del soggetto, persino su uno specchio d’argento del tesoro di Boscoreale oggi al Louvre.
La unicità di quest’ultima Leda – ha aggiunto Osanna – risiede “nella particolare sensualità della sua iconografia, che sembra guardare al modello scultoreo di Timoteo, artista greco del IV secolo a.C.” Ad attirare immediatamente l’attenzione dell’osservatore, a parte l’esplicita scena di copula, sono infatti lo sguardo allusivo e la posa licenziosa della donna. Così come non sfugge il fatto che l’affresco, realizzato per un ambiente intimo come una camera da letto, sembra connesso col Priapo dipinto nelle fauces della casa, in una sorta di ideale tributo del proprietario ai temi della fertilità e dell’abbondanza. E a proposito del dominus, “è da supporre – ha detto Osanna – si sia trattato di un ricco commerciante, forse un ex liberto ansioso di elevare il suo status sociale anche con il riferimento a miti della cultura più alta”. Purtroppo, ha spiegato l’archeologo, non sarà dato sapere di più su questa casa poiché ragioni di sicurezza vietano di riportare alla luce gli altri ambienti ancora sepolti. Non a caso, per mettere in salvo e proteggere gli splendidi affreschi finora rinvenuti – conclude Osanna – “si valuterà con i tecnici e con la direzione generale archeologia l’ipotesi di rimuoverli e di spostarli in un luogo dove potranno essere salvaguardati ed esposti al pubblico” [Di seguito la video intervista a Massimo Osanna, Direttore del Parco Archeologico di Pompei].
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