Pompei. Il docu-film del British Museum sbanca il botteghino in Italia ed apre importanti orizzonti di riflessione
di Redazione FdS
E’ uno dei grandi eventi culturali internazionali di questo autunno-inverno. Parliamo del docu-film Pompei prodotto dal British Museum a coronamento della grande mostra Life and death in Pompeii and Herculaneum che fra il 28 marzo e il 29 settembre scorsi ha stregato Londra con i reperti delle due città campane distrutte dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. Per due giorni il film – già da tempo proiettato nelle sale inglesi – ha sbancato il botteghino nelle oltre 100 sale cinematografiche italiane in cui è stato trasmesso nei giorni 25 e 26 novembre, nell’ambito di un progetto internazionale di proiezione che prosegue fino a dicembre anche in altri paesi del mondo.Dato il grande successo di pubblico, la sala ApolloSpazioCinema di Milano, metterà nuovamente in programmazione il film sabato 30 novembre alle ore 13, 15, 16.50 e domenica 1 dicembre ore 13. Anche a Roma, al Barberini, l’eccezionale incasso di 10 mila euro ha indotto l’esercente a proseguire dal 28 novembre con Pompei in programmazione ordinaria.
Due sono le riflessioni che vengono immediatamente suggerite da questo enorme successo. La prima riguarda la capacità degli inglesi di costruire un evento straordinario intorno a beni culturali con i quali noi convivamo abitualmente ma che stentiamo a valorizzare come meritano. La seconda è che il successo del film in Italia, in concorrenza con campioni di incassi per l’occasione messi in minoranza, dimostra la sete di cultura diffusa fra la gente oltre che la possibilità di catturare il grande pubblico con un’iniziativa culturale se a questa si unisce la capacità di affascinare. Non si tratta di usare chissà quali stratagemmi, ma semplicemente di sviscerare il potenziale espressivo che si cela dietro ogni fatto di rilievo che ha caratterizzato la storia dell’uomo. L’Italia da questo punto di vista ha il vantaggio di essere stata per secoli il centro del mondo nel campo della cultura e delle arti e di conservare il più vasto patrimonio storico-artistico del pianeta, per cui è uno scrigno sconfinato di storie da raccontare, per ricomporre all’infinito il grande puzzle dell’identità nostra e di quanti si sono relazionati con noi condividendo importanti conquiste di civiltà.
“Due città ordinarie e un evento straordinario”: è questo lo slogan che ha accompagnato il lancio del film Pompei, nel quale l’uso dell’aggettivo “ordinario” allude proprio a quella dimensione quotidiana, di vita comune di un popolo sorpreso dalla peggiore delle catastrofi naturali, ossia da quell’evento straordinario che ha permesso di “congelare” nel tempo un momento così drammatico e, al tempo stesso, di tramandare ai posteri uno spaccato di quella vita quotidiana in cui tutti noi – nonostante i secoli trascorsi e i mutamenti intervenuti – possiamo in certa misura riconoscerci. E’ la dimensione umana di Pompei ed Ercolano, più che il suo patrimonio artistico, il piccolo-grande segreto del loro successo senza fine. E questo gli inglesi lo hanno capito nel momento in cui hanno deciso di impostare la mostra ed il film intorno ai due concetti chiave di “vita” e “morte”, Life and death in Pompeii and Herculaneum, appunto. Un racconto sulla nostra vita, la nostra umanità, la nostra fragilità.
Cantore di questo racconto uno dei più prestigiosi musei del mondo, il British Museum di Londra, che ha voluto concentare la propria attenzione sulle case e le vite degli abitanti delle due città viste com’erano quasi 2.000 anni fa, al momento della devastante eruzione del Vesuvio. Presentato dal direttore del British Museum Neil MacGregor, l’incantevole spettacolo proposto ha portato il pubblico a vivere al cinema un evento unico con ricostruzioni in costume, oggetti quotidiani, musiche, poesie e testimonianze dell’epoca pervenuteci attraverso le fonti letterarie. Si vedono le strade animarsi, il vocìo del mercato, la ressa del foro, il relax nelle terme e nelle taverne, i commerci, gli amori casti e quelli mercenari, insomma la quotidianità di un’umanità variegata, inconsapevole della grande tragedia che stava per abbattersi. E poi ovviamente c’è il momento dell’immane catastrofe, rievocato attraverso immagini mozzafiato realizzate con le più avanzate tecniche cinematografiche. Ma sopra ogni cosa c’è il fatto che il successo già raccolto dal film, e quello ancora da raccogliere in tutto il mondo, è la testimonianza di quanto queste due piccole città del Sud siano davvero ‘vissute’ come un patrimonio di tutti.