Serata di sogni realizzati, nuovi progetti e degustazioni. Protagonisti a Cosenza la Calabria e il ‘Vecchio Magazzino Doganale’, giovane azienda che produce l’amaro ‘rurale’ Jefferson, appena eletto a Londra miglior liquore del mondo
di Enzo Garofalo
Un evento promosso da un’azienda per raccontare se stessa avrebbe potuto facilmente avere il gusto artificioso di un’autocelebrazione. Invece la serata organizzata a Cosenza lo scorso 21 maggio da Ivano Trombino, patron del Vecchio Magazzino Doganale, giovane azienda di Montalto Uffugo produttrice di liquori ‘rurali’, si è rivelata una felice occasione per sottolineare, con passione e autenticità, il valore delle risorse e delle identità territoriali, quali preziose basi su cui costruire nuove prospettive di sviluppo economico e sociale per una regione a forte vocazione turistica, culturale ed enogastronomica come la Calabria. A ribadirlo con forza, nella sala conferenze della splendida Villa Rendano, oltre allo stesso Trombino, anche Lenin Montesanto, fiduciario della “Condotta Slow Food Pollino, Sibaritide, Arberia”, da tempo fortemente attiva nel promuovere “una sinergia dal basso per il ritorno alla terra, alla tutela della biodiversità e della sovranità alimentare”. Consonanti anche i brevi interventi dell’Assessore alle Attività Produttive del Comune di Cosenza, Francesca Loredana Pastore, e della Direttrice del Museo Multimediale di Villa Rendano “Consentia Itinera”, Anna Cipparrone, ospiti al tavolo moderato con competenza e charme dalla giornalista Adele Filice.
Se a dare speciale occasione alla serata è stata la recente assegnazione del World Liqueur Awards 2018 all’amaro Jefferson quale miglior liquore del mondo, il discorso si è di fatto allargato ai tanti prodotti che la terra di Calabria è in grado di offrire, a cominciare da quelli che rientrano nella composizione di questo straordinario liquore, la cui ‘ruralità’ è sinonimo di autenticità della lavorazione e del gusto non disgiunti da una raffinatezza che incontra il favore di un pubblico internazionale esigente. Troviamo quindi il bergamotto di Roccella Jonica, il rosmarino di Montalto Uffugo, l’origano della Palombara (Paola), le arance dolci e amare di Bisignano, il limone IGP di Rocca Imperiale e varie altre botaniche del territorio, a comporre la magica alchimia di un liquore ideale da assaporare a non meno di 4°C (per non inibire lo sprigionarsi degli aromi) oppure on the rocks con l’aggiunta di qualche ago di rosmarino fresco.
La serata ha quindi puntato i riflettori su un’altra gemma del territorio calabrese – dell’area alto jonica per la precisione -, il già citato limone IGP di Rocca Imperiale (Cosenza), località di recente annoverata fra i borghi più belli d’Italia. Un agrume – straordinario per equilibrio fra buccia, polpa e succo – ritenuto mutazione spontanea del diffuso limone Femminello Comune. Presente già nel XVII secolo nei giardini delle famiglie più abbienti del luogo, la crescita di questo profumatissimo frutto, totalmente privo di semi, è favorita dalle condizioni pedoclimatiche che vedono inverni mitigati dalla prossimità del mare ed escursioni termiche fra giorno e notte che favoriscono la buona colorazione della buccia ed esaltano il profumo dei suoi oli essenziali. A illustrare questa meraviglia c’erano il produttore Daniele Calzuola e Vincenzo Marino, presidente del Consorzio di Tutela del Limone di Rocca Imperiale IGP istituito nel 2001, il quale ha sottolineato l’importanza di prendersi cura di un prodotto di altissima qualità per preservarne l’habitat di coltivazione e tutelare i piccoli produttori.
A Villa Rendano il limone di Rocca Imperiale ha campeggiato per tutta la serata grazie alle composizioni di frutti e foglie che Ivano Trombino ha fatto disseminare in tutte le sale del piano nobile, essendo l’agrume fra i principali componenti non solo del Jefferson ma anche del Gil, il gin prodotto con le bacche di ginepro scovato per caso a Rocca Imperiale non lontano dai limoneti. Fra gli altri componenti di questo distillato provengono dalla Calabria anche le arance dolci e amare di Bisignano, la lavanda di Cozzo Carbonaro (Lattarico) e, per la rara versione torbata dello stesso gin, il carbone da legno di castagno e la torba del Lago Cecita, entrambi della Sila.
Terroir di alto livello anche per gli altri due prodotti di punta: gli amari Roger e Frack, che a vari componenti del Jefferson uniscono botaniche come la genziana della Sila, la quassia, il coriandolo, la carlina, il rabarbaro e, nel Frack, anche uva moscatello di Saracena. Ha quindi fatto il suo debutto a Villa Rendano la nuova bottiglia Madame Milù, “liquore da bere al bisogno”, un sensuale connubio di sentori dolci e balsamici rilasciati da menta, pigna e camomilla della Sila, con aggiunta di erba spaccapietra (Ceterach officinarium), varietà di piccola felce che imprime una nota amaricante.
Fra le note live di musica classica, jazz e swing, le degustazioni sono andate avanti per tutta la serata, nelle sale e sulle magnifiche terrazze di Villa Rendano, ma sempre a dosaggi calibratissimi, accompagnate da finger sandwich e finger sweets curati dallo Scarpelli Café di Cosenza, coi dolci nebulizzati a richiesta con tintura madre di Jefferson o essenza di bergamotto. Il tutto curato dal baffuto staff old style del Vecchio Magazzino Doganale, pronto a fronteggiare ogni curiosità dei degustatori. Intanto, tutt’intorno, la città in notturna s’offriva suggestiva allo sguardo, dominata dal Colle Pancrazio col castello normanno-svevo illuminato.
L’occasione ha offerto infine la possibilità di immergersi nella storia di Cosenza, grazie al Museo Multimediale “Consentia Itinera” che ha sede al secondo piano di Villa Rendano e propone un tour virtuale high-tech di 45 minuti dagli albori mitici della città al presente in crescente evoluzione, passando per la leggendaria vicenda di Alarico e del suo tesoro. Particolarmente affascinante la tappa tardo ottocentesca che vede protagonista, in un ologramma a grandezza naturale, il pianista e compositore Alfonso Rendano, amico di Liszt e inventore del pedale tonale del pianoforte, nonché padrone di casa del bellissimo edificio in stile toscano rinascimentale che ci ha ospitati sulle pendici del Colle Triglio, a poca distanza dalla Pinacoteca Nazionale di Palazzo Arnone e dal ‘pompeiano’ Palazzo Salfi davanti al quale campeggiano le enigmatiche sculture di Maurizio Orrico e Mimmo Paladino. Momento clou del tour la visione dall’alto della città contemporanea con visori la cui tecnologia VR consente uno sguardo mozzafiato a volo d’uccello e a 360° (v. gli orari di apertura del Museo).
Raggiunto il successo internazionale, ora per Ivano Trombino l’avventura continua con l’impianto di un orto botanico di 18 mila metri quadri in agro di Montalto Uffugo (Cosenza), dove potrà coltivare molte delle botaniche utili a comporre le sue future alchimie. Simbolico viatico, per questa e per altre sfide future, il Piatto dell’Accademia delle Tradizioni Enogastronomiche di Calabria, consegnato al giovane produttore dal Presidente Giorgio Durante nel corso di questa serata da ricordare.
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