Matera è una città dove ci piacerebbe tornare d’inverno. Quando ci siamo stati era un caldo torrido da levare il fiato, la temperatura di giorno arrivava a 42°/43° e il sole sembrava volerci cuocere sul calcare biancastro in cui è stata scavato il centro storico. Nonostante ciò non abbiamo potuto fare a meno di amare fin dai primi minuti questa affascinante città: non solo perché è definita da alcuni una delle città più antiche abitate al mondo (vi sono stati ritrovati reperti che attestano la presenza dell’uomo fin dal Paleolitico) ma anche perché la disposizione della case arroccate le une sulle altre, il contrasto tra il cielo azzurro e il bianco della roccia, e la grazia di ogni particolare architettonico creano un connubio che ci ha fatto capire immediatamente che Matera è un piccolo capolavoro, che non attrae tanti turisti quanti ne meriterebbe. Forse per la difficoltà di raggiungerla o forse perché in Italia ci sono luoghi con nomi più altisonanti, fatto sta che quando l’abbiamo esplorata abbiamo trovato pochi visitatori: non che ci sia dispiaciuto essere lontano dalla calca dei turisti, anzi sicuramente questo ce l’ha fatta apprezzare ancora di più.
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La mattina, mentre facevamo colazione sul terrazzo lungo e stretto del nostro B&B, ammiravamo estasiati il panorama della Parco della Murgia che inizia al di là del burrone scavato dal fiume Gravina. Guardavamo le grotte sul versante opposto e i falchi grillai che volteggiavano sulla gravina in cerca di prede. Ogni tanto qualcuno smetteva di volteggiare e partiva in picchiata a procurarsi la colazione. Per noi procurarci il primo pasto della giornata era assai più facile!
Il primo giorno l’abbiamo dedicato a camminare per i sassi, perlustrando ogni stradina, ogni angolo e ogni anfratto. Volevamo goderci tutti i punti di vista e tutti i particolari, bastava spostarsi di qualche passo per vedere un nuovo scorcio diverso dal precedente ma altrettanto ammaliante. Salivamo e scendevamo da scalinate più o meno ampie come invasati.
Siamo entrati nelle grotte abbandonate che ancora non sono state restaurate: alcune erano poco più di anfratti altri erano ambienti ampi e spaziosi destinati chissà a quali attività; abbiamo visitato il duomo, una casa-grotta che illustrava come era un’abitazione tipica nei sassi e il Palombaro Lungo, la suggestiva cisterna sotto la Matera antica.
Proviamo a immaginarci i Sassi sudici, rumorosi e affollati come li vide la sorella di Carlo Levi, quando vi arrivò di prima mattina. Proviamo ad immaginare com’era vivere in quelle case anguste e divise con gli animali e come avvenne lo sfratto negli anni ’50 quando per legge gli abitanti ne furono allontanati: troppo malsane per continuare a viverci. Matera trae il suo fascino da questa sua storia così recente ma così distante e comunque sempre presente.
Quello che ci ha colpito maggiormente di questa città è la sua naturalezza: non è uno di quei centri storici tirati a lucido ad uso e consumo dei turisti, è una città che ancora oggi, nonostante i numerosi hotel, è curata e tenuta dai suoi abitanti, vissuta e vivibile.
Il secondo giorno siamo andati a visitare il Parco della Murgia Materana e delle Chiese Rupestri: siamo entrati in ogni pertugio sia per curiosità che per ripararci dal sole. Poi siamo saliti in macchina per andare verso La Cava dei Dinosauri, in Puglia.
La sera torniamo a passeggiare per i Sassi e ci fermiamo a prendere un gelato sublime alla gelateria artigianale i Vizi degli Angeli, scopriamo così anche un nuovo motivo per tornare, anche se ci piacerebbe vederla con la neve e in quel caso la gelateria sarebbe chiusa!
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