di Redazione FdS
“Non credo che esista al mondo nulla di più bello della campagna dove fu Sibari, c’è tutto: il verde ridente dei dintorni di Napoli, la grandiosità dei più maestosi paesaggi alpestri, il sole ed il mare della Grecia”. Così si esprimeva l’archeologo francese François Lenormant decantando la bellezza incontaminata della Piana di Sibari nel suo libro La Grande Grèce, scritto in memoria del viaggio compiuto nel 1879 quando visitò la Calabria partendo da Taranto. L’immagine che del luogo diede Lenormant con le sue parole la ritroviamo evocata nello scatto inviato dal fotografo cosentino Gianni Termine (v. foto in alto). E’ la prima di una serie di immagini che ci mostrano vari volti di quest’area com’è oggi…ancora suggestiva, a dispetto delle tante manipolazioni imposte dall’azione umana.
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Oltre al mare, di cui troviamo altri scenari fra le immagini di Gianni Termine ”sfogliabili” nella photogallery a fondo pagina, vi è anche uno scorcio della foce dell’antico fiume Crati che ancora scorre nella Piana evocando antiche leggende greche, ma anche memorie di distruzione della gloriosa colonia di Sybaris ad opera dell’esercitò crotoniate che, dice la leggenda, fece deviare il corso del fiume sulla città per annientarla. Del resto la storia della Piana coincide, in larga parte, con la storia dell’antica città di Sybaris, ubicata vicino al mare, in una larga e fertile pianura, in mezzo ai due fiumi Crati e Sibari, l’odierno Coscile; una città la cui fondazione risale ad oltre 2.700 anni fa, intorno al 720 a.C. Lo sviluppo di questa colonia fu tale che già nel VI secolo a.C. divenne la più popolosa colonia greca d’Italia. Oggi rimangono poche vestigia e un Museo ricco di testimonianze archeologiche, ma ci sarebbe davvero tanto ancora da scavare: come scrisse il viaggiatore e scrittore inglese Norman Douglas, autore del celebre diario “Old Calabria”, “chi, se potesse, non vorrebbe vivere tanto da vedere che cosa viene alla luce?” Chissà se sapremo mai cosa di questa città nasconde ancora il sottosuolo?
All’opera dell’uomo contemporaneo allude invece lo scatto dedicato ad uno dei pontili dei Laghi di Sibari, un complesso residenziale e portuale, creato su laghi artificiali di bonifica comunicanti con il mare aperto e dotati di una spiaggia lunga 2,5 Km. I Laghi furono realizzati dalla bonifica di una palude costiera per volontà di imprenditori friulani a metà degli anni settanta del XX secolo. In origine tutti i proprietari di ville affacciate sui laghi erano friulani ma, col passare del tempo, sono stati sostituiti in parte da acquirenti del posto e da napoletani.