di Redazione FdS
“Più di ventisette anni fa – tanti sono gli anni trascorsi dalla 1a edizione del nostro Palio – pensai che avrei voluto fare qualcosa perché i giovani riscoprissero la storia antica e illustre della nostra cittadina. Avevo la sensazione che per molte persone ogni riferimento – dal cavallo rampante sullo stemma del Comune, alle nostre chiese, ai nostri palazzi, alla stessa struttura urbanistica del centro storico – tutto fosse ormai diventato come muto, rendendo la città uno spazio ancora vivo ma del tutto privo di memoria”. Così Rosario Turco, ex impiegato comunale con la passione per la pittura e la storia, rievoca la nascita di una delle operazioni di cittadinanza attiva più originali del Sud Italia, quella della creazione del Palio del Principe, la giostra cavalleresca che dal 1991 si tiene ogni anno nel mese di giugno a Bisignano (Cosenza), cittadina calabrese di antichissima origine affacciata sulla Valle del Crati. Ed è proprio intorno all’ambizione di riaccendere l’interesse verso le radici della propria città che Rosario è riuscito a catalizzare l’attenzione di una ventina di persone con cui ha dato vita al Centro Studi sulle Tradizioni Popolari “Il Palio”; è l’associazione che ogni anno non solo organizza la giostra cavalleresca fra i rioni storici della cittadina, ma promuove altresì importanti momenti di approfondimento su aspetti poco conosciuti della storia locale e della Calabria indicendo una giornata di studi su un tema, spesso col coinvolgimento di noti studiosi, cui segue anche la pubblicazione degli atti nella serie numerata di volumi “I Quaderni de Il Palio”.
Il tutto marcia soprattutto sull’entusiasmo dei cinque membri della famiglia Turco che sono il motore irrefrenabile di una macchina organizzativa che riesce a coinvolgere ogni anno circa 500 persone tra figuranti, concorrenti, sarte addette ai costumi storici, servizio d’ordine e varie altre figure di supporto quasi tutte volontarie. Accanto a Rosario (direttore artistico), troviamo infatti l’altro pilastro del Palio, cioè la moglie Clara Maiuri (presidente del Centro Studi), maestra elementare, e i tre giovani figli che, fin da ragazzini, condividono con i genitori il gusto per la rievocazione storica: Lucantonio (responsabile commerciale d’azienda), Giuseppe (musicista polistrumentista) e Francesco (studente di medicina). A Rosario, in particolare, si devono le prime ricognizioni d’archivio sulla storia della città che per secoli è stata un tutt’uno con quella dei Sanseverino, potentissima famiglia del Regno di Napoli i cui ultimi discendenti legati a Bisignano (il ramo Costa-Sanseverino) sono da sempre estimatori e sostenitori del Palio. Suo anche lo studio sugli otto rioni storici che compongono l’insolito assetto cittadino a forma di stella, così come sue sono le ricerche iconografiche, l’ideazione delle forme e dei colori degli stemmi rionali, il disegno dei costumi in stile rinascimentale e la fondazione di un gruppo di sbandieratori.
Progressivamente la passione di una famiglia si è così tradotta in un evento in grado di coinvolgere un’intera comunità e le migliaia di persone che ogni anno arrivano a Bisignano per seguire il Palio la penultima e l’ultima domenica di giugno. Senza contare l’interesse suscitato in studiosi o in giovani laureandi del DAMS-Unical che hanno scelto questa manifestazione addirittura come oggetto della loro tesi di laurea. Una realtà che ha l’aura della straordinarietà se si tiene conto che il budget per poter organizzare tutto è stato quasi sempre molto limitato. Eppure il successo non è mai mancato, forse perché – come ci ha detto Rosario Turco – “il segreto della riuscita del Palio è aver reso veri attori protagonisti gli stessi cittadini”.
Cesare Pitto, docente di Antropologia culturale all’Università della Calabria presso il Dipartimento di Scienze dell’Educazione, riferendosi al Palio di Bisignano ha parlato di “invenzione della tradizione”, nel duplice senso di creazione ex novo ma anche di scoperta, nel senso latino del verbo invenire. In altri termini si può dire che attraverso il gioco – e tale è appunto il Palio – Bisignano abbia ri-scoperto la propria storia, ristabilito con essa un contatto, perché – pur non risultando documentata una specifica tradizione di giostra cavalleresca – è guardando alla propria storia che la sua gente ha potuto dar vita a un evento del genere. Tornei cavallereschi sono infatti riconducibili ad avvenimenti della storia cittadina, mentre l’allevamento stesso dei cavalli è radicato da secoli nell’economia locale.
Nel passato furono proprio i Sanseverino – Principi di Bisignano fino ai nostri giorni – a dedicare una particolare cura all’allevamento dei cavalli: rinomate erano le loro chinee, menzionate nel celebre poema seicentesco di Alessandro Tassoni “La secchia rapita”, ossia i cavalli bianchi di cui un esemplare, carico di un cospicuo tributo in oro, fu a lungo inviato dal re di Napoli al papa in segno di vassallaggio. E sempre da Bisignano il Nunzio Apostolico di Napoli faceva arrivare la chinea adibita al trasporto del papa neoeletto nel corteo che da S. Pietro si dirigeva verso S. Giovanni in Laterano, nella presa di possesso della cattedrale di Roma. Nel Principato di Bisignano, come nel resto d’Italia, soprattutto in epoca rinascimentale, il cavallo fu inoltre protagonista di feste, cerimonie, gare, in momenti di esaltazione della figura del Principe, oltre a costituire – come dimostra appunto la tradizione della Chinea – il dono più prestigioso e apprezzato fra i regnanti, e quindi elemento imprescindibile in numerosi rituali del potere.
A tal proposito, ad ispirare gli organizzatori del Palio sono stati due avvenimenti della storia cittadina che, secondo le fonti, furono accompagnati da ricchi festeggiamenti e da un gran tripudio di popolo: il primo risale al 1535, quando Pietro Antonio Sanseverino, emblema del principe rinascimentale liberale, generoso e magnanimo, ricevette a Bisignano l’imperatore Carlo V proveniente dalla Sicilia dove era approdato dopo la celebre e vittoriosa battaglia di Tunisi contro le truppe ottomane. Un anonimo cronista del tempo ricorda la sontuosità, la magnificenza, lo sfarzo e la profusione di doni e festeggiamenti che caratterizzarono quell’incontro con l’imperatore ospite a Bisignano nel Convento domenicano della SS. Annunziata e poi nello splendido castello di caccia che i Sanseverino possedevano a S. Mauro di Corigliano. Una magnificenza rimasta scolpita nella storica frase che Carlo V rivolse al Principe: “Vos es el Rey, o el Prence de Bisignano?”. La tradizione vuole che subito dopo il Principe abbia ospitato Carlo V anche a Napoli, presso il palazzo di famiglia sulla Riviera di Chiaia, e che proprio in quella occasione, in una solenne cerimonia a Castel Nuovo, abbia ricevuto dall’imperatore il Toson d’Oro, massima onorificenza spagnola che lo elevò alla più alta dignità della corte iberica.
L’altro avvenimento risale invece al 1704 ed è la presa di possesso del Principato da parte di Giuseppe Leopoldo Sanseverino, di cui ci ha lasciato memoria il notaio Fabrizio Ruperti. Accolto dai vertici del Seggio dei Nobili e del Seggio degli Onorati che, insieme al popolo, rappresentavano i tre ceti locali, il Principe e la consorte Donna Stefania Pignatelli fecero il loro ingresso solenne a Bisignano osservando tutta una serie di rituali accompagnati da tre giorni consecutivi di festeggiamenti con gran concorso di popolo: un evento che sicuramente rispecchiava usanze consolidate nel tempo e a cui non dovettero essere estranee giostre cavalleresche molto in uso in quei tempi.
Altra fonte di ispirazione per il Palio è stata la suddivisione di Bisignano in 8 rioni che, tra confraternite di laici legate alle chiese locali e Società di Contrada preposte alla sua difesa, mostrano di avere fin dal Medioevo uno stretto legame con specifici mestieri. Troviamo così il rione Piano (colore verde nel Palio) legato alle figure di agricoltori e fabbri; il rione Piazza (colore rosso), di tessitori e speziali; il rione San Simone (colore celeste) un tempo abitato da militari e pastori; il rione Santa Croce (colore arancione), luogo dove hanno sempre operato i vasai, ancora oggi fra le eccellenze di Bisignano; il rione San Pietro (colore viola), dove nacque fra’ Umile da Bisignano, francescano santificato nel 2002; il rione San Zaccaria (colore rosa) di notai e giudici; il rione Giudecca (colore giallo), storico quartiere ebraico di cui si ha notizia fin dal X secolo, legato all’arte della liuteria ancor oggi in auge grazie alla celebre bottega dei De Bonis; il rione Cittadella-Coscinale (colore blu), coincidente con la parte più antica della città e sede di una delle sue principali porte di ingresso.
I VOLTI DEL CORTEO STORICO | GUARDA LA PHOTO GALLERY
Il Palio del Principe prevede due giornate centrali che coincidono con le ultime due domeniche di giugno, oltre a una serie di eventi a latere che vanno dalle conviviali “Feste propiziatorie” dei singoli rioni, al Torneo di Calcio Storico, curato dall’omonimo comitato, al Convegno Storico che approfondisce un determinato tema.
La penultima domenica del mese ha dunque luogo il Corteo Storico, una sfilata in ricchi costumi rinascimentali che rievoca la corte dei Sanseverino e si snoda lungo le vie della città. Il suo inizio è annunciato da un araldo che precede i figuranti, fra i quali compaiono il Principe e la sua consorte e tutto uno stuolo di cortigiani e cavalieri in eleganti abiti d’epoca.
Il corteo si svolge dopo la Messa solenne per il Palio che si celebra nella Chiesa di S. Francesco di Paola (rione Piano) con benedizione dei cavalieri e dei cavalli. Si snoda lungo le vie del centro storico percorrendo in senso orario tutti gli altri rioni ed arriva al Viale Roma dove hanno luogo la rievocazione storica della donazione della Chinea bianca e la Consegna del Drappo del Palio al Comune, seguite dallo spettacolo degli Sbandieratori del Palio.
Il drappo del Palio è un panno di stoffa preziosa su cui è ritratta l’immagine di una chinea bianca e di una spada, che simboleggiano lo status del cavaliere vittorioso il cui nome sarà iscritto nell’Albo d’Oro del Palio custodito presso il Centro Studi.
La domenica successiva ha luogo la Giostra, cioè la competizione cavalleresca per la conquista del Palio che rispecchia modelli diffusi fra Quattro e Cinquecento in varie corti italiane e legati all’immagine pubblica dei principi, soprattutto quelli amanti dei cavalli e del lusso.
La giostra coinvolge i rioni cittadini, ciascuno dei quali elegge un proprio Capitano di Rione che garantisce il rispetto delle regole e durante l’anno è il punto di riferimento per gli organizzatori e gli abitanti del rione.
Ogni rione sceglie il proprio cavaliere al quale è affidata l’ambizione di vittoria nella contesa del Palio e partecipa con un unico inscindibile binomio cavaliere/cavallo (nel 2002, in occasione della santificazione di fra’ Umile da Bisignano il rione Piano, che disponeva del cavaliere più forte, lo ha generosamente ceduto al rione S. Pietro per garantirgli la vittoria).
I cavalieri in lizza per contendersi il Palio (dopo Siena negli anni ‘20, Bisignano è l’unica località ad aver previsto in tempi moderni la partecipazione di una donna) scendono in campo due per volta, dopo regolare sorteggio effettuato da un’apposita giuria che sovrintende a tutta la gara, e percorrono a spron battuto un percorso a “L” che già conoscono per avervi svolto le prove nel corso del mese precedente.
L’obiettivo è infilare con la propria lancia il maggior numero di anelli di varie dimensioni fissati a 8 torri, ai quali è per regolamento assegnato un certo punteggio, con penalità previste in caso di errori o irregolarità. E alla fine del percorso obbligato, i cavalieri devono colpire lo scudo del Saracino, facendolo girare su se stesso.
Le sfide fra i rioni avvengono secondo il criterio della eliminazione diretta a doppio turno e si svolgono alternativamente sul Campo del Sole e sul Campo del Muro allestiti nello stadio cittadino.
Il torneo, che quest’anno ha visto vincitore il rione Piazza con il cavaliere Carmine Bisignano, è naturalmente il momento di maggior eccitazione per il popolo dei Rioni, con tifo e urla irrefrenabili, ma anche un momento di grande coesione collettiva intorno alla storia e alla cultura della propria città.
IL VINCITORE – GUARDA LA PHOTO GALLERY
*Il Centro Studi sulle Tradizioni popolari “Il Palio” è organizzatore anche di un’altra suggestiva e seguitissima iniziativa che ha luogo ad agosto: La Serenata, rievocazione (con annessa competizione) dell’antico rito collettivo della dichiarazione d’amore a suon di musica. Ma questa è un’altra storia che vi racconteremo in una prossima occasione.
Bibliografia:
Francesco Falcone, Rosario Turco (a cura di), Guida al Palio del Principe, Centro Studi e Spettacoli sulle Tradizioni Popolari “Il Palio”, Bisignano, 2001, pp. 22
Luigi Falcone (a cura di), Cultura e spettacolo nel Principato di Bisignano. Vita di Corte dal Quattrocento al Settecento, in Atti del Convegno di Sudi, Bisignano 24 giugno 1997, Quaderni del Palio n. 1, 1998, pp. 72
Cesare Pitto, Loredana Farina, L’invenzione della Tradizione: La Serenata e il Palio di Bisignano, relazione all’8° Congresso annuale dell’ A.I.FE.A. Antropologia Mondiale – Roma 2003, Atti pubblicati nel 2005
Articolo completo e molto curato come sempre…Grazie per aver accolto il mio input a documentare uno degli eventi più particolari e interessanti della Calabria ovvero il Palio del Principe Sanseverino di Bisignano…e per la scelta fatta tra i miei scatti, anche relativi alle precedenti edizioni, che hanno integrato la narrazione sul Palio.