Reperti trafugati in Calabria e restituiti dalla Danimarca presto in mostra al Museo di Sibari

Alcuni reperti riportati a Francavilla Marittima ed ora esposti nella mostra di Palazzo De Santis

Alcuni reperti riportati a Francavilla Marittima nel 2018 e prossimamente trasferiti al Museo Archeologico Nazionale di Sibari

di Redazione FdS

Nel 2018 una delle località calabresi le cui origini si perdono nelle nebbie del nel mito – quello di Epeo, leggendario costruttore del cavallo di Troia, che ne sarebbe il fondatore – ha visto finalmente rientrare a casa numerose tracce del proprio passato più remoto. Parliamo di Francavilla Marittima, località dell’Alto Jonio cosentino, la cui storia plurimillenaria si dipanò tra Enotri e Greci raggiungendo il culmine negli anni dell’influenza di Sibari, che nelle immediate vicinanze celebrava i fasti della Magna Grecia. Statuette fittili di figure femminili ritenute effigi di Athena o di qualche sacerdotessa, e poi vasi di varie fogge e decorazioni come aryballoi, oinochoe, lekythoi, brocche, pissidi, i resti di un toro in terracotta e diversi altri reperti – provenienti da quella che secondo la leggenda sarebbe stata l’antica Lagaria –  sono stati restituiti dalla Ny Carlsberg Glyptotek di Copenhagen a seguito di un accordo raggiunto nel 2016 tra il museo danese e il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo grazie anche alla collaborazione del Segretariato Generale Musei e della Direzione Generale Musei.

I reperti, trafugati negli anni ’60 del ‘900 e restituiti dopo oltre mezzo secolo, sono stati esposti a Francavilla tra fine 2018 e inizi 2019 nell’ambito della mostra “Francavilla Marittima un patrimonio ricontestualizzato”, resa possibile grazie al supporto del dott. Jan Kindberg Jacobsen, curatore della Ny Carlsberg Glyptotek di Copenaghen e direttore della missione archeologica italo-danese che da tempo sta scavando a Francavilla Marittima, e al Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Roma in collaborazione con la Scuola Internazionale di Archeologia “Lagaria Onlus” presieduta da Pino Altieri. Quei reperti (66 pezzi) dal prossimo 22 gennaio saranno trasferiti a Cassano all’Ionio (Cosenza), presso il Museo Nazionale Archeologico della Sibaritide, dando così luogo alla restituzione del terzo lotto di reperti illegalmente trafugati dal sito Timpone della Motta di Francavilla Marittima, che andranno a sommarsi a quelli già riconsegnati nel 2001 dal Paul Getty Museum di Malibù e dall’Istituto di Archeologia Classica di Berna tramite il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Roma. 

Si è giunti così alla fase conclusiva di un recupero che ha consentito di aggiungere alcune tessere al mosaico di testimonianze lasciate da una città per molti versi ancora misteriosa, un luogo che conserva tracce dell’insediamento enotrio e di quello greco che nell’VIII secolo si fuse col primo, oltre a rivelare segni di contatti con aspetti della civiltà troiana (emblematica la presenza di raffigurazioni fittili dell’Athena Ilias) che stimolano suggestive congetture. La restituzione va inoltre ad arricchire le collezioni del Museo Nazionale Archeologico della Sibaritide attualmente oggetto di attività di riallestimento per l’ampliamento dell’offerta espositiva, la valorizzazione e comunicazione del patrimonio anche attraverso l’uso delle nuove tecnologie multimediali.

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